Blake Works V – Teatro alla Scala, Milano
William Forsythe riporta alla Scala l’incessante sperimentazione della danza contemporanea che sembra sempre più a suo agio sul palco meneghino.
Sabato 13 maggio OperaLibera ha assistito a Blake Works V, l’ultimo capitolo di un progetto iniziato da Forsythe nel 2016 con il corpo di ballo dell’Opéra di Parigi. Ogni capitolo dei Blake Works prevede modifiche sostanziali in base all’esito del lavoro che il coreografo conduce personalmente con i ballerini, valorizzandone attitudini e carattere. Forsythe, invitato da Manuel Legris alla Scala, ha scelto personalmente ciascun interprete lungo i due mesi di lavoro con il corpo di ballo del Teatro. Frutto di questo processo creativo è Prologue, il pezzo che apre la serata, prima rappresentazione assoluta, creato apposta per i ballerini scaligeri e danzato sulle note del brano del compositore inglese James Blake, Lindisfarne I. Prologue presenta alcuni dei temi portanti di Blake Works V: la danza come esercizio metodico, risultato della ripetizione costante di passi e sequenze. Prologue è infatti composto da una sequenza di passi che viene ripetuta più volte seguendo la variazione di ritmo del brano musicale; ai danzatori è richiesto non solo di adeguarsi a questa variazione, ma anche, condizione estrema, di danzare sul silenzio. Forsythe vuole così spiegare al pubblico come si costruisce una coreografia, quali logiche sottendono alla creazione di un balletto. Il linguaggio coreografico introdotto è quello che caratterizza tutto lo spettacolo: passi rigorosamente classici si alternano a movimenti in cui il l’asse corporeo del danzatore è continuamente spezzato, le braccia hanno una iper-gestualità che esplora lo spazio, il ritmo è sostenutissimo.
Il secondo pezzo, the Barre Project, ballato su cinque brani di Blake, rievoca il periodo di reclusione dei danzatori durante la pandemia, nel quale la sbarra, o qualunque altro sostegno, era l’unica compagna per coltivare il rapporto con la disciplina tra le mura domestiche. Strumento di studio per eccellenza del ballerino, nell’interpretazione di Forsythe diventa un simbolo, più evocata che realmente utilizzata, illuminata in maniera quasi sacrale, punto di partenza che resta sullo sfondo (forse eccessivamente arretrata rispetto alla ribalta) per assoli, passi a due o a tre. Il balletto, creato da Forsythe in casa e messo in scena per la prima volta su Zoom, è qui interpretato da otto danzatori che si alternano partendo dalla sbarra e muovendosi poi liberamente sul palco a ritmo vorticoso, sfruttando le diagonali in uno spazio multidirezionale. Passi accademici evolvono in passi del tutto anticlassici eseguiti sulle mezze punte, più adeguate a un pezzo nato in casa. Il balletto è introdotto da una video proiezione di mani che si muovono su una sbarra, come i passi, in continua ripetizione. L’inserto, che coerentemente fa parte della ricerca artistica di Forsythe che nella sua carriera ha esplorato diverse arti visive, integrandole tra esse, risulta però eccessivamente lungo e ripetitivo.
Chiude la serata Blake Works I danzato su sette brani dall’album The Colour in Anything di Blake. E’ indubbiamente il pezzo più coreografico, quello con il maggior numero di interpreti. I ballerini alternano alcuni, pochi, momenti di sincronia a intrecci asincroni che però denunciano, nel loro ripetersi, il tema conduttore delle coreografia. I movimenti sono rapidi, con continui contrappunti e l’inserimento dell’eccezionale nella regola, della distensione nella tensione drammatica.
Nell’insieme si può definire Blake Works V uno spettacolo che pur esaltando le doti di ciascun danzatore, costruisce una coreografia orizzontale, senza gerarchie e ruoli di genere predefiniti, che esalta la coesione del corpo di ballo nel rispetto delle diverse espressività. E il corpo di ballo del Teatro ancora una volta dà prova di tutta la sua versatilità dimostrando la tesi di Forsythe che solo partendo da un vocabolario classico e da una solida preparazione accademica, si può giungere a un risultato del tutto anticlassico, ma valido per qualità tecnica ed estetica. Il coreografo afferma che anche per questo ha trovato in James Blake il perfetto compositore, anch’egli di solidissima preparazione classica, ma dagli esiti del tutto innovativi in brani di musica elettronica a tratti melodica e malinconica, benché non sempre apprezzabile.
Senza particolare inventiva i costumi, semplici ed essenziali, fatto salvo l’inserimento di un danzatore che in Blake Works I balla in abiti informali, a contrasto con il resto della compagnia (l’eccezione alla regola); del resto, per una danza che vuole essere solo immagine di se stessa non poteva esserci soluzione più adeguata.
Il pubblico della Scala ha apprezzato, a tratti entusiasta, nonostante la creazione di Forsythe non sia di semplice approccio.
FOTO: BRESCIA AMISANO TEATRO ALLA SCALA