Pagliacci – Teatro Regio, Parma
La stagione d’opera del Teatro Regio di Parma si chiude con una felice ripresa de I pagliacci di Ruggero Leoncavallo, nella storica messinscena firmata da Franco Zeffirelli.
“Fate largo! Solenne, altero e discreto,/ecco venire il migliore di tutti, l’agile clown./[…]/Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco/la canaglia puzzolente e /santa dei Giambi/applaude al sinistro istrione che l’odia.”
Abbiamo pensato proprio a questa poesia di Paul Verlaine del 1884, rivedendo il meraviglioso allestimento firmato per la regia da Franco Zeffirelli (qui ripresa da Stefano Trespidi) e nato nel 1992 per il Teatro dell’Opera di Roma. Siamo in una periferia urbana, malfamata, dove si aggirano prostitute e poliziotti corrotti, sullo sfondo una grade casa di ringhiera popolata ed animata, in strada le persone, vere, sfaccettate, con le loro piccole storie. Uno spettacolo grandioso , con tanto di saltimbanchi che abbandona la retorica stanca e neo ottocentesca di un certo Zeffirelli per dare vita ad un grande racconto corale e popolare. La scena, spettacolare, si dispiega in profondità lasciando intravedere anche gli interni delle tante case di ringhiera, con i televisori accesi e la loro tipica luce. Un microcosmo maniacalmente curato dove ogni personaggio è assolutamente credibile. Meravigliosi anche i costumi di Raimonda Gaetani, che, per i circensi, si ispirano alla tradizione del circo americano. Perfette anche le luci di Andrea Borelli. Uno spettacolo che sa ancora genuinamente stupire, pur nella sua aderenza al libretto, perché sa creare lo stupore tipico del più grande teatro.
Altrettanto felice il versante musicale dello spettacolo.
Il cast è capitanato da Gregory Kunde che impressiona, ancora una volta per la longevità di una vocalità salda e sicura. Il naturale impoverimento timbrico, dovuto ad inevitabili ragioni anagrafiche, è poca cosa se paragonato alla proiezione e al volume di una linea che sale con impressionante facilità nel registro superiore, sempre squillante e generoso. Ci troviamo di fronte ad un grande artista, cui appartiene un innato senso del teatro, che con il suo modo di accentare, composto e misurato, sa emozionare e conquistare il pubblico. Emblematico è, dunque, quando al termine di una travolgente, quanto emotivamente straziata, esecuzione della celeberrima “vesti la giubba”, la sala si scatena in un boato di applausi che, all’apparire di Kunde in proscenio, si fanno ancora più intensi stringendo idealmente l’artista in una grande, quanto calorosa manifestazione d’affetto. Da ogni ordine di posto si levano, a onor del vero, anche insistenti richieste di bis cui il tenore americano preferisce non dare seguito a differenza di quanto avvenuto alla prima.
Vladimir Stoyanov, al suo debutto nel ruolo di Tonio, convince pienamente sotto ogni aspetto. In possesso di una vocalità fluida ed omogenea, affronta con una certa disinvoltura la scrittura di Leoncavallo brillando, in particolare, nel “prologo”. Efficace e giustamente insinuante il fraseggio, cui si combina una recitazione curata e di sicuro effetto.
Valeria Sepe dona al personaggio di Nedda la freschezza di una vocalità ben timbrata e dal colore schiettamente lirico. La luminosità e la pienezza del registro superiore, in uno con la generale morbidezza della linea, consentono al soprano di padroneggiare con facilità la scrittura della parte. Assolutamente centrata è, poi, l’interpretazione del personaggio grazie ad un fraseggio pertinente e sempre partecipe. Notevole, inoltre, la presenza scenica, aggraziata e fascinosa, spigliata e disinvolta in ogni movimento.
Bravissimo è Alessandro Luongo che con un canto sfumato e chiaroscurato riesce a dare corpo al personaggio di Silvio. Ottima la resa del personaggio che si fa apprezzare per la raffinatezza del fraseggio e l’eleganza nel porgere le frasi.
Promosso a pieni voti il Beppe/Arlecchino di Matteo Mezzaro, la cui vocalità brunita e pastosa, si mostra a proprio agio nella scrittura dell’autore. Notevole, in particolare, la serenata di Arlecchino di secondo atto, sbalzata con sicurezza e morbidezza. Scenicamente il personaggio è tratteggiato con simpatia e totale immedesimazione, risultando a tratti irresistibile durante la commedia.
Dal podio, il Maestro Andrea Battistoni imprime al capolavoro di Leoncavallo una lettura dove prevalgono ritmi scattanti e briosi, in linea, soprattutto, con la concitazione dei momenti corali. In altre pagine, poi, si avvertono tutta l’enfasi e la tensione insiti nella vicenda. Una direzione coinvolgente ed avvolgente, in grado di catturare lo spettatore e trascinarlo nel cuore di questo dramma a tinte forti. Pregevole il lavoro con la compagine orchestrale dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, in grado di creare, con ottima compattezza, sonorità sfumate ed intrise di straziato lirismo, che ben si addicono allo stile verista di questa composizione.
Il Coro del Teatro Regio di Parma, guidato dall’inossidabile Maestro Martino Faggiani, offre una prova encomiabile per inappuntabile precisione, straordinarie compattezza e brillantezza, conferendo ad ogni intervento il giusto spessore drammaturgico. Da sottolineare, inoltre, l’eccezionale bravura scenica di ciascun componente nel compiere i più diversi e disparati movimenti richiesti dal progetto registico.
Un plauso anche ai bravi cantori del Coro di Voci Bianche del Teatro Regio di Parma preparato con solida professionalità dal Maestro Massimo Fiocchi Malaspina.
Successo incandescente al termine con acclamazioni per tutti gli interpreti e direttore.
Spenti i riflettori sulla Stagione Lirica, ora l’attenzione è tutta rivolta verso il Festival Verdi che, come ogni anno, comincia già ad agitare le anime inquiete dei più fidi melomani.
PAGLIACCI
Dramma in un prologo e due atti
Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo
Nedda Valeria Sepe
Canio Gregory Kunde
Tonio Vladimir Stoyanov
Silvio Alessandro Luongo
Peppe Matteo Mezzaro
Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Andrea Battistoni
Maestro del coro Martino Faggiani
Coro di voci bianche del Teatro regio di Parma
diretto da Massimo Fiocchi Malaspina
Regia Franco Zeffirelli ripresa da Stefano Trespidi
Scene Franco Zeffirelli riprese da Carlo Centolavigna
Costumi Raimonda Gaetani
Luci Andrea Borelli
Foto: Roberto Ricci