Don Pasquale
Dopo due incursioni nel repertorio francese e russo, rispettivamente con Romeo et Juliette e La dama di picche, il Massimo Barese torna nel solco della tradizione italiana con uno dei massimi capolavori dell’Opera buffa, sebbene venato di leggera malinconia, il Don Pasquale di Gaetano Donizetti, la cui prima assoluta andò in scena al Theatre-Italien di Parigi il 3 gennaio del 1843, su libretto di Giovanni Ruffini. In occasione della prima l’ultimo gioiello donizettiano vede il teatro Petruzzelli quasi gremito in ogni suo ordine di posti. L’allestimento scenico proviene dall’arena di Verona, per la regia di Antonio Albanese, le scene di Leila Fteita e i costumi di Carola Fenocchio. Il regista vede come leitmotiv una vigna sullo sfondo come ambientazione naturale per Don Pasquale, pensato come viticoltore, la prima scena infatti si apre in una cantina. La direzione del maestro Renato Palumbo si conferma rigorosa e rispettosa delle ragioni della musica, discreta e di sostegno ai cantanti che paiono essere per l’intera serata in perfetto dialogo con lui e di cui valorizza la musicalità. Il gesto è sicuro, al netto di qualche lieve rallentando, la sua bacchetta e pienamente rispondente al volere del compositore bergamasco, fatta salva la scelta, difficilmente comprensibile, di eliminare gli acuti al termine dei duetti e delle strette dei concertati, pezzi d’assieme che, come nel caso del bellissimo finale secondo, hanno inevitabilmente per questo perduto parte dell’intrinseca brillantezza, d’obbligo in opere buffe e destinate a raccogliere la cospiqua eredità rossiniana.
A vestire i panni di Don Pasquale un meraviglioso Carlo Lepore, il quale, da par suo, afferma il suo valore fin dalla prima nota. La sua voce è sontuosa, morbida, avvolgente, sicura, rotonda, omogenea e teatrale, l’interprete, di comprovata esperienza nelle opere rossiniane, ben si disimpegna negli ardui sillabati del concertato di fine secondo atto e relativo duetto di terzo atto con Malatesta. Il suo è un Don Pasquale nobile per fraseggio e intenzioni, mai scomposto, la linea di canto è impeccabile, gli attacchi perfetti e l’interprete è di prima qualità, pur indulgendo ad un’aggiunta del parlato che tuttavia non dispiace, perché perfettamente consona alla circostanza e ai versi: “promettendovi, per giunta un bell’assegnamento, e alla mia morte-il più tardi possibile-quanto possiedo?”. Al suo fianco un eccellente Giorgio Caoduro, baritono dalla voce importantissima e rara per bellezza e preziosità, già ascoltato a Bari nel settembre 2019 come Figaro nel Barbiere rossiniano. Il giovane artista conferma le sue innate qualità di baritono cantabile, dall’irresistibile legato e nobile fraseggio, dotato di un mezzo brunito e brillante, caratteristica che gli consente di dominare senza difficoltà lo stile belcantista. Giorgio Caoduro impersona un Malatesta divertito, per cui burlarsi di Don Pasquale è solo motivo di ilarità, sentimento che non sembra voler cedere il passo all’umana compassione nemmeno quando, nel terzo atto, il Dottore pronuncia: “Com’è pallido e dimesso, non sembra più lo stesso, me ne fa male il core”.
Note non del tutto positive per Levy Sekgapane, Ernesto e Veronica Granatiero, Norina, due voci quelle di tenore e soprano senza le quali il Don Pasquale perde, a torto, parte del suo indubbio fascino. A parte alcuni problemi di dizione riscontrati nel canto del tenore, il timbro non gli giova e il suo Ernesto è privo di particolari intenzioni e colori, eccetto il languido duetto di terzo atto con Norina “Tornami a dir che m’ami”. Veronica Granatiero, inizialmente prevista per il secondo cast e chiamata a sostituire la collega titolare, non sembra essere dotata di una voce particolarmente sonora, il suo canto è privo di quello scintillio e improvviso guizzo di cui il suo personaggio è caratterizzato. Inoltre, la scelta di non eseguire le puntatore al termine della cavatina, così come nei duetti e pezzi d’assieme ha, probabilmente, penalizzato la sua resa generale. Una menzione speciale va a David Cervera, un notaro dalla voce importante, destinato probabilmente a ben altri lidi. Lodevole il sempre ottimo coro della Fondazione Petruzzelli, guidato dal maestro Fabrizio Cassi. Un buon successo di pubblico accompagna gli artisti al termine della serata.
Il Don Pasquale sarà in scena al Petruzzelli fino al 24 novembre e sulla nostra pagina facebook è disponibile una breve intervista con Giorgio Caoduro.
DON PASQUALE
di Gaetano Donizetti
Opera buffa in tre atti, su libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti, tratto dal dramma giocoso di Angelo Anelli “Ser Marcantonio”, del 1810
INTERPRETATO DA
Don Pasquale
Carlo Lepore
Malatesta
Giorgio Caoduro
Ernesto
Levy Sekgapane
Norina
Veronica Granatiero
Un notaro
David Cervera
direttore Renato Palumbo
regia Antonio Albanese
scene Leila Fteita
costumi Carola Fenocchio
da un’idea di Elisabetta Gabbioneta
disegno luci Paolo Mazzon
maestro del coro Fabrizio Cassi
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO PETRUZZELLI