Béatrice et Bénédict
Il teatro Carlo Felice di Genova apre la sua stagione operistica con una prima assoluta per l’Italia: Béatrice et Bénédict di Hector Berlioz.
“Dame gentili non più sospiri;/tutti gli amanti sono incostanti;/un piede in terra un altro in mare,/non sospirate, fateli andare./E in ogni guisa fra giochi e risa/mutate l’intimo vostro rovello/in un ironico bel ritornello.”
Così canta Baldassarre, uno dei protagonisti di “Much Ado About Nothing” tragicommedia della fine del Cinquento di William Shakespeare. Una grande riflessione sull’amore e sulle sue mille sfumature, un capolavoro che ha ispirato Berlioz per la sua Béatrice et Bénédict opéra comique in due atti andata in scena per la prima volta nel 1862. Il compositore francese, autore anche del libretto, rende più snella la vicenda originale per concentrarsi sul gioco dei sentimenti e sul diverso modo di vivere l’amore delle due coppie protagoniste della vicenda. Claudio ed Hero rappresentano un amore puro ed idealizzato, Beatrice e Benedetto quello più terreno, disilluso e, se vogliamo, litigioso. Alla fine comunque la morale resta il trionfo del sentimento perché, come sosteneva Oscar Wilde, ”Lo spreco della vita si trova nell’amore che non si è saputo dare… nel potere che non si è saputo utilizzare, nell’egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità”.
Una prima italiana dicevamo, una riuscitissima scelta del Carlo Felice che propone al suo pubblico una rara perla di Berlioz mai rappresentata nel nostro paese. Un allestimento coprodotto con l’Opéra de Lyon, dove era andato in scena, in epoca pandemica, a porte chiuse. Il regista Damiano Michieletto e lo scenografo Paolo Fantin ci portano all’inizio dell’opera in un bianchissimo e splendente studio di registrazione, ricco di microfoni e sistemi audio, qui, progressivamente, giungono i protagonisti della vicenda, in parte da intendere come doppiatori al lavoro e in parte come i personaggi stessi. Tutto pare poco intellegibile fino a quando la vicenda dell’opera si fonde con una sorta di visione: lentamente cominciano a fare capolino elementi del giardino edenico, piante, uno scimpanzé (il bravo Amedeo Podda) e infine Adamo ed Eva (gli statuari Alessandro Percuoco e Miryam Tomè). Il paradiso terrestre prende letteralmente il sopravvento nel secondo atto che si apre con il meraviglioso duetto notturno fra Héro e Ursule cantato nella quiete lunare della foresta biblica. Adamo e Eva, che vivono il loro amore puro e primordiale, subiscono però un improvviso rovescio della sorte e vi consigliamo di non proseguire nella lettura della recensione se non volete rovinarvi la sorpresa. Per chi invece lo vuole scoprire, diremo che il pavimento su cui agiscono i cantanti si rovescia letteralmente, si alza e travolge tutto, dalla scena edenica ci ritroviamo in una gabbia di una prigione e i progenitori dell’umanità vengono obbligati a vestirsi e vivere un amore imbrigliato nelle regole sociali. Un colpo di teatro geniale, una trovata che lascia il segno e ricorda il vero senso del fare teatro: stupire e giocare con la realtà e la sua rappresentazione. La regia è supportata dalle luci, bellissime di Alessandro Carletti, dai costumi per lo più contemporanei di Agostino Cavalca e da alcuni curiosi momenti coreografici pensati da Chiara Vecchi.
Ottimo anche il versante musicale dello spettacolo, a partire dalla splendida direzione del Maestro Donato Renzetti che qui offre una prova veramente encomiabile. Una lettura che avvince per la sua policromia sonora e per la delicatezza con cui riesce a dipingere l’atmosfera quasi surreale che fa da sfondo alle schermaglie amorose dei protagonisti. Renzetti, con la sua comprovata esperienza direttoriale maturata attraverso repertori spesso eterogenei tra loro, mostra una buona familiarità con lo stile di Berlioz, ne coglie le sfumature e ne valorizza i contrasti. Non da ultimo garantisce un perfetto equilibrio tra buca e palcoscenico, fattore di fondamentale importanza per una partitura di non semplice esecuzione. L’Orchestra del Teatro Carlo Felice segue alla perfezione il gesto del Maestro offrendo dinamiche e contrasti sonori che brillano per omogeneità e compattezza.
Ben amalgamato il cast vocale cui va il plauso, prima di tutto, per l’ottima performance scenica stante la naturalezza e spontaneità nelle movenze di ognuno.
Una menzione particolare, tra l’altro, per l’ottima dizione sfoggiata da tutti gli interpreti durante i numerosi dialoghi recitati, valorizzati dalla notevole qualità della pronuncia francese.
Cecilia Molinari dona al personaggio di Béatrice un timbro screziato dal bel colore brunito e una vocalità pastosa particolarmente rigogliosa, soprattutto nei centri. La linea si espande sicura e vibrante risultando sempre musicale e naturalmente espressiva; la cura dell’accento fa sì che si avverta la netta distinzione tra il cinismo iniziale del personaggio e il suo successivo abbandono al sentimento amoroso. L’accorata e trascinate esecuzione dell’aria di secondo atto, grazie, tra l’altro, all’ incisività del fraseggio, resta uno dei momenti musicali più riusciti della serata.
Julien Behr, Bénédict, si fa apprezzare per il colore vocale solare e schiettamente lirico. Il mezzo non è potentissimo, ma sempre raffinato nel porgere la frase musicale così come efficace del pari è il fraseggio, ben ponderato e variegato. Pregevole l’accostamento con il timbro della Molinari con cui si amalgama piacevolmente. Notevole, inoltre, la presenza scenica, molto partecipe e disinvolta.
Benedetta Torre interpreta Héro con vocalità luminosa, ben rifinita e controllata tanto nel canto spiegato quanto in quello di coloratura, come nello spumeggiante rondò che segue l’aria di primo atto. Scenicamente conquista il pubblico grazie ad una presenza aggraziata e delicata, valorizzata, tra l’altro, dal bel abito da sposa indossato per tre quarti dello spettacolo. Uno dei momenti musicalmente più suggestivi di quest’opera rimane il duetto tra Héro e Ursule di fine primo atto (qui spostato, in accordo con il progetto registico, ad inizio secondo atto). Questa pagina viene qui valorizzata grazie alla morbidezza e musicalità della linea vocale della Torre, che ben si fonde con l’impasto brunito e corposo di Eve-Maud Hubeaux, dotata di un mezzo di sicuro interesse, tra l’altro, per la facilità nell’espansione della frase. Ad avvalorare ulteriormente questo momento musicale, che da duetto si trasforma naturalmente in un terzetto, ritroviamo, poi, anche la suadente vocalità della Molinari, il cui successivo ingresso rende ancora più suggestiva la fusione timbrica e melodica con la Torre e la Hubeaux.
Presenza di lusso è quella di Nicola Ulivieri, la cui vocalità di puro velluto impreziosisce il personaggio di Don Pedro, reso con autorevolezza vocale e la giusta imperiosità scenica.
Ivan Thirion veste i panni di Somarone, scenicamente bravissimo come improvvisato direttore della compagine corale. Non altrettanto efficace, tuttavia, la resa vocale del personaggio dove si rileva qualche incertezza sulla linea.
Convincente è, del pari, Yoann Dubruque nel ruolo di Claudio.
Ben riuscito, infine, il Léonato di Gérald Robert-Tissot.
Di buon livello la prova del Coro del Teatro Carlo Felice, diretto dal Maestro Claudio Marino Moretti, i cui numerosi interventi risultano sempre brillanti ed incisivi.
Lo spettacolo viene salutato, al termine, con entusiasmo da parte di un pubblico visibilmente soddisfatto. Spiace, purtroppo, constatare la presenza di parecchi vuoti in sala, ma speriamo che questo splendido allestimento possa attirare nelle prossime recite tutti i melomani genovesi e non solo. Si replica fino al sei novembre e se il buongiorno si vede dal mattino, la qualità di questa proposta culturale lascia ben sperare per il proseguimento della stagione d’opera del sommo teatro ligure!
BÉATRICE ET BÉNÉDICT
Opéra-comique in due atti
Libretto e musica di Hector Berlioz,
da Molto rumore per nulla di William Shakespeare
Don Pedro Nicola Ulivieri
Claudio Yoann Dubruque
Bénédict Julien Behr
Léonato Gérald Robert-Tissot
Héro Benedetta Torre
Béatrice Cecilia Molinari
Ursule Eve-Maud Hubeaux
Somarone Ivan Thirion
Mimi: Amedeo Podda (scimpanzé), Alessandro Percuoco (Adamo),
Miryam Tomè (Eva), Simone Campisi, Fabrizio Carli,
Luca De Rinaldo, Humberto Jimenez Rios
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Direttore Donato Renzetti
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Agostino Cavalca
Coreografia Chiara Vecchi
Luci Alessandro Carletti
FOTO: Teatro Carlo Felice Genova