Il Barbiere di Siviglia
Se scappi, ti sposo? Diversamente dal film che ha rinverdito i fasti della coppia Roberts-Gere, per “Il barbiere di Siviglia” andato in scena allo Sferisterio di Macerata, l’interrogativo è d’obbligo. Per l’edizione 2022 del Festival, si è puntato anche sull’opera di Gioachino Rossini e non c’è niente di meglio di una piazza marchigiana (anche se parecchio distante da Pesaro) per apprezzare al meglio la musica di questo compositore. La regia, innovativa e con spunti interessanti, ha rivoluzionato il finale del capolavoro rossiniano, optando per una fuga di Rosina che nessuno si sarebbe mai aspettato. Da qui, la domanda più che lecita: il Conte d’Almaviva sposerà la ragazza anche dopo che è scappata?
Questa recensione si riferisce alla recita di domenica 14 agosto 2022. La produzione maceratese è stata dedicata alla memoria di Graham Vick, presidente di giuria del bando 2020 per regia, scene e costumi rivolto ad artisti Under 35. Il Barbiere in questione risultò vincitore e a distanza di due anni è stato finalmente possibile mettere in scena una pazza e variopinta versione dell’opera del musicista marchigiano. Il regista Daniele Menghini ha tentato di rivisitare il Barbiere in modo diverso dal solito, andando oltre la forza inevitabilmente comica di questo lavoro.
Di Siviglia non era presente neanche l’ombra, si è preferito far muovere i personaggi in uno studio televisivo dei giorni nostri, un set all’insegna di un programma trash dopo l’altro. Ecco allora che Figaro indossava un giaccone da motociclista con tanto di casco e si vantava della sua capacità di far innamorare le coppie grazie al suo “F*cktotum”. Basilio ha invece interpretato l’aria della calunnia come una vera e propria rockstar, vestito di nero e con tanto di gonna, oltre alla chitarra imbracciata con disinvoltura. Bartolo era invece un produttore televisivo in grado di manipolare chiunque, per non parlare di Almaviva che del conte non aveva proprio l’aspetto, più che altro quello di un politico con tanto di security al seguito.
E che dire della Rosina capricciosa, volubile e con l’immancabile smartphone in mano, il tutto all’insegna del kitsch? Accattivante è stata la scelta di riprendere con videocamere i protagonisti, in modo da apprezzarne meglio le doti attoriali, meno quella di inserire troppi elementi nello stesso istante, come ad esempio lo spot tv che distraeva il pubblico dall’azione principale. Evitabile, invece, è stato il finale alternativo: Menghini non ha voluto dare spazio al classico “felici e contenti”, mostrando una Rosina improvvisamente infastidita dalle dichiarazioni d’amore del Conte e pronta a fuggire dallo Sferisterio prima di essere ripresa dall’ennesima videocamera all’esterno mentre il misterioso personaggio mascherato che in precedenza aveva accompagnato ogni azione la fa salire in macchina.
Gli spettatori marchigiani hanno accolto questa produzione con grande entusiasmo, anzi con un tifo non molto diverso da quello di uno stadio calcistico. Il versante vocale ha effettivamente meritato questo tripudio. Ruzil Gatin ha interpretato in maniera perfetta un ruolo difficile come quello del Conte d’Almaviva, dimostrando di possedere un’emissione agile e sibillina, sempre fresca e piacevole: convincente è stata anche la sua recitazione. Serena Malfi (Rosina) si è messa in mostra per le sfumature più scure della sua voce, affrontando in punta di piedi Una voce poco fa e ottenendo un risultato più che discreto.
Roberto De Candia ha confermato di essere un professionista a tutto tondo: il suo Bartolo si è fatto apprezzare per la morbidezza e l’emissione piacevolmente musicale, senza mai tirarsi indietro nemmeno nei momenti più impervi della sua parte. Alessandro Luongo è stato invece un Figaro esuberante al punto giusto, oltre che a suo agio nonostante le continue peripezie a cui la regia lo ha obbligato, una “faticaccia” che non ha pregiudicato la brillantezza della voce. Cupo, ma comunque efficace, poi, si è rivelato Andrea Concetti, un Basilio capace di coinvolgere anche il direttore d’orchestra a cui ha chiesto spudoratamente del denaro per allontanarsi.
A completare il cast ci hanno pensato la Berta di Fiammetta Tofoni, dotata di mezzi importanti e che non si è fatta intimorire da Il vecchiotto cerca moglie, il Fiorello di William Corrò, preciso e ben messo a fuoco, e il corretto Ambrogio di Mauro Milone. Alessandro Bonato non si è lasciato trascinare dalla sua baldanza giovanile nel dirigere l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, dilatando a puntino alcuni momenti per consentire una migliore fruizione dell’opera. Puntuale, infine, è stato il coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”, diretto a dovere da Martino Faggiani. In estrema sintesi, si può parlare di un risultato finale pregevole con le inevitabili pecche di una regia che, nonostante le buone intenzioni, ha un po’ esagerato col numero di gag.
Macerata Opera Festival 2022
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Melodramma buffo in 2 atti
Musica di Gioachino Rossini
Libretto di Cesare Sterbini
Regia Daniele Menghini
Scene Davide Signorini
Costumi Nika Campisi
Luci Simone De Angelis
Video Stefano Teodori
Assistente ai movimenti scenici Livia Bartolucci
Direttore Alessandro Bonato (Orchestra Filarmonica Marchigiana)
Direttore del Coro Martino Faggiani (Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”)
PERSONAGGI E INTERPRETI
Il Conte d’Almaviva Ruzil Gatin
Bartolo Roberto De Candia
Rosina Serena Malfi
Figaro Alessandro Luongo
Basilio Andrea Concetti
Berta Fiammetta Tofoni
Fiorello William Corrò
Ambrogio Mauro Milone
Nuovo allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio
Foto di Luna Simoncini