Adriana Lecouvreur
Il cartellone d’opera 2021/2022 del Teatro Municipale di Piacenza prosegue con Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea.
Il mito assoluto di Adriana Lecouvreur, delle Dive, delle celebrità di cui si sono cibate le riviste, i rotocalchi, un mito trasversale che se in qualche modo era già in nuce negli anni della vita della attrice, la prima rivista di moda nasce infatti a Milano nel 1786, diventa centrale negli anni cinquanta del Novecento. Proprio a questo tempo hanno pensato il regista Italo Nunziata e lo scenografo Emanuele Sinisi che, per la Andriana Lecouvreur di Francesco Cilea, creano un mondo totalmente in bianco e nero. Una scena costruita di linee geometriche, grandi foto d’epoca e pochi altri elementi che rimandano alla estetica anni cinquanta. Si evoca il mondo dei rotocalchi del tempo: sul palco gli unici elementi di colore sono il rosso del sipario che fa da fondale e i costumi, decisamente ben riusciti, a firma del sempre eccezionale Artemio Cabassi, un riconosciuto maestro. Seguono il rigore geometrico della scena, le luci ben studiate di Fiammetta Baldisserri. Un apparato visivo elegante e funzionale che accompagna l’azione scenica senza sovrastarla. Forse l’unico elemento non particolarmente consonante sono le corografia a cura di Danilo Rubeca parse un po’ povere e non totalmente convincenti.
Note decisamente positive dal versante musicale dello spettacolo.
Nel ruolo della protagonista il soprano Maria Teresa Leva che debutta, in occasione di questa produzione, il ruolo di Adriana Lecouvreur. Il soprano possiede un mezzo vocale prezioso, squisitamente lirico, ricco di armonici e caratterizzato da grande musicalità. La linea melodica si espande con facilità verso il registro acuto che suona compatto e vibrante; particolarmente suggestiva è, poi, la capacità di sfumare l’intensità vocale realizzato mezze voci e filati ben appoggiati e melodiosi.
Sotto il profilo interpretativo questa Adriana è il ritratto di una ragazza giovane, innamorata, fragile ma anche determinata nel difendere la propria dignità. Ecco allora che le pagine più intimiste, su tutte “Poveri fiori” e l’intero quarto atto, assumono una tinta dolente di intimo raccoglimento, mentre i passaggi che richiedono maggiore drammaticità, come ad esempio, il monologo di Fedra di terzo atto, vengo risolti con una declamazione composta ma che sa essere anche incisiva. Un debutto di tutto rispetto, quello della Leva, che se sviluppato ulteriormente nel corso della carriera potrà portare ad una ulteriore maturazione di questa già convincente Adriana.
Una improvvisa indisposizione costringe il tenore Luciano Ganci a rinunciare alla recita prevista, viene dunque ingaggiato il tenore Samuele Simonicini, letteralmente “catapultato” sul palco a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo. Simoncini, che ovviamente non può conoscere le movenze volute dalla regia, canta la parte con l’ausilio di un leggio posto in proscenio e interagisce al minimo con gli altri artisti sul palco. Stante le premesse di cui sopra, non riteniamo opportuno giudicare una prestazione che di fatto non ha potuto beneficiare dei tempi di preparazione e studio che hanno visto impegnati gli altri componenti del cast nei giorni precedenti. Riconosciamo senza dubbio l’intraprendenza del tenore e la sua generosità nell’affrontare “a freddo” una parte così ingrata, quale quella di Maurizio, e nell’aver di fatto salvato la recita. Il pubblico presente riconosce il valore del suo gesto e premia la sua prova al termine con grandi applausi.
Ottima impressione desta Teresa Romano nei panni de La Principessa di Bouillon. Vocalmente sfoggia un mezzo opulento ed ampio, dal suggestivo colore vellutato, ben proiettato in acuto e naturale nel registro grave. Scenicamente può contare su di una presenza scenica elegante e composta. Al suo ingresso, la Romano infonde all’aria “Acerba voluttà” accenti passionali, nell’incontro con Maurizio assume inflessioni seduttive, mentre nel duetto con Adriana sa essere guardinga ma anche amante gelosa. Particolarmente riuscito, grazie ad una buona intesa vocale e scenica, è poi il confronto tra le due protagoniste nel terzo atto.
Claudio Sgura interpreta un riuscitissimo Michonnet, un personaggio maturo e riflessivo, sbalzato soprattutto nella propria umanità e scevro da ogni inflessione caricaturale. Vocalmente solido e ben tornito, l’artista possiede un mezzo di buon volume che si espande poderoso e sale in acuto con grande sicurezza. Altrettanto preziosa è la capacità di fraseggiare con eleganza, intelligenza ed innata espressività.
Adriano Gramigni risulta credibile nel ruolo de Il Principe di Bouillon grazie ad una buona musicalità cui si aggiunge una giusta pertinenza di fraseggio.
Pregevole l’Abate di Chazeuil impersonato da Saverio Pugliese con vocalità limpida e squillante e capacità scenica disinvolta e coerente con il carattere del personaggio.
Ben amalgamati, timbricamente e per colore vocale, i quattro commedianti, interpretati con la giusta verve scenica da Steponas Zonys (Quinault), Stefano Consolini (Poisson), Maria Bagalà (Mademoiselle Jouvenot) e Shay Bloch (Mademoiselle Dangeville).
Completa la locandina Manfredo Meneghetti nel ruolo di un maggiordomo.
Il Maestro Aldo Sisillo, dal podio, conferisce al capolavoro di Cilea una lettura caratterizzata soprattutto da tinte tenui e delicate, mostrando particolare cura nel rifinire i momenti di maggiore lirismo di cui è densa la partitura. Ben riuscite sono anche le scene di spiccata tensione drammatica dove il Maestro mostra una buona capacità di rifuggire facili eccessi di sonorità. Di buon livello la prova dell’Orchestra Arturo Toscanini particolarmente attenta nell’esaltare i colori e le dinamiche del dramma.
Il Coro Lirico di Modena, guidato dal Maestro Stefano Colò, esegue con perizia ed efficacia i propri interventi.
Al termine dello spettacolo il pubblico presente in sala (il colpo d’occhio lasciava intravedere troppi posti vuoti purtroppo) mostra grande soddisfazione per lo spettacolo e accoglie tutti gli artisti con applausi calorosi.
ADRIANA LECOUVREUR
Commedia-dramma in quattro atti
Libretto di Arturo Colautti da Eugène Scribe ed Ernest-Wilfried Legouvé
Musica di Francesco Cilea
Maurizio Samuele Simoncini
Il Principe di Bouillon Adriano Gramigni
L’Abate di Chazeuil Saverio Pugliese
Michonnet Claudio Sgura
Quinault Steponas Zonys
Poisson Stefano Consolini
Adriana Lecouvreur Maria Teresa Leva
La Principessa di Bouillon Teresa Romano
Madamigella Jouvenot Maria Bagalà
Madamigella Dangeville Shay Bloch
Un maggiordomo Manfredo Meneghetti
Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini
Direttore Aldo Sisillo
Coro Lirico di Modena
Maestro del coro Stefano Colò
Regia Italo Nunziata
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Artemio Cabassi
Luci Fiammetta Baldiserri
Coreografia Danilo Rubeca
FOTO: Teatro Municipale di Piacenza – Mirella Verile | Claudio Cavalli