Prima Verdi (cd Warner)
“Prima Verdi”: il primo album solistico di Francesco Meli pubblicato dall’etichetta discografica Warner.
Francesco Meli è senza dubbio uno degli artisti più affermati dell’attuale scena lirica internazionale e, guardando al carnet di produzioni che l’hanno visto protagonista negli ultimi anni appare evidente il suo legame con Giuseppe Verdi.
Poche settimane or sono, la prestigiosa etichetta discografica Warner ha lanciato sul mercato l’album “Prima Verdi”, il debutto solistico in disco del tenore genovese accompagnato dall’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta dal Maestro Marco Armiliato.
Nelle note del libretto contenuto nel cofanetto, lo stesso Meli dichiara: “E’ il mio omaggio al grande padre del melodramma, lì dove la parola si fa musica”. Ecco allora che ben si comprende lo scopo di questo progetto discografico che non vuole essere una semplice raccolta monografica di brani quanto piuttosto una rappresentazione meditata e sfaccettata della vocalità tenorile verdiana. Il grande compositore di Busseto sapeva essere molto esigente con gli interpreti delle sue opere, prestando particolare attenzione alla loro capacità di esprimere al meglio le dinamiche e i segni d’espressione della partitura, indicazioni indispensabili per comprendere il personaggio. Meli ci vuole dunque guidare nel “suo” Verdi, un percorso lungo il quale si incontrano i diversi personaggi che prendono vita dalla sensibilità e dalla raffinatezza esecutiva del tenore genovese.
Si inizia con “I Lombardi alla prima crociata”; nel brano “La mia letizia infondere” emergono la bellezza e la morbidezza della vocalità di Meli, il suo fraseggio nobile ed appassionato, frutto di un evidente studio approfondito nelle più sottili pieghe di ogni frase interpretata. Subito dopo è la volta de “I due Foscari” e la scena del carcere di secondo atto. In questo brano Meli consegna al disco un’interpretazione arricchita da una tale varietà d’accenti e di sfumature che sanno rendere alla perfezione il contrasto emotivo del personaggio. Si apprezza quindi la duttilità di una linea vocale che sa assottigliarsi in un canto a fior di labbra supplichevole e dolente e subito dopo esplodere con terrore e sgomento nell’agitata sezione conclusiva del brano. Si passa ora all’aria “Ah, la paterna mano” da “Macbeth”, titolo nel quale, per altro, Meli ha trionfato nella recente produzione inaugurale della stagione del Teatro alla Scala di Milano. Viene così tratteggiato un Macduff che conquista per accento elegante, animo fiero e piglio eroico, quello di un uomo che non ha più lacrime da versare per i figli perduti, ma che ora ha ritrovato il coraggio e vuole affrontare il tiranno per ottenere la giusta vendetta. Si rimane negli “anni di galera” con “La battaglia di Legnano” (titolo non ancora affrontato in teatro da Meli) e la cavatina di Arrigo “La pia materna mano”; ancora una volta si apprezzano ampiamente la compostezza di un canto raffinato e la naturale musicalità della linea vocale. Segue dunque “Luisa Miller” (altra opera mai affrontata in teatro) con l’aria di Rodolfo “Oh fede negar potessi..quando le sere al placido”. In questo brano Meli rende perfettamente, grazie alla freschezza di un timbro solare e ad un suggestivo impiego di chiaroscuri, l’estatico abbandono e gli struggimenti romantici del personaggio. Con il brano successivo ci troviamo di fronte ad uno dei personaggi verdiani più eseguiti da Meli: Manrico de “Il Trovatore”. Nell’aria “Ah sì, ben mio”, il tenore presenta un canto palpitante ed accorato, ben appoggiato e ricco di armonici. Si prosegue quindi con un altro cavallo di battaglia di Meli, Gabriele Adorno da “Simon Boccanegra” e, in particolare, l’aria di secondo atto “O inferno! Sento avvampar nell’anima”; in questa sezione si coglie la grande intelligenza dell’interprete che riesce a trasformare con naturale disinvoltura le colleriche battute iniziali nel canto piagato e malinconicamente riflessivo della parte conclusiva sortendo un efficace contrasto emotivo. Con l’aria di Riccardo, “Forse la soglia attinse..Ma se m’è forza perderti” Meli raggiunge, probabilmente, il vertice di questo recital, tanta è l’intensità emotiva dell’esecuzione. Ritroviamo quindi un interprete contraddistinto da nobiltà d’accento e un esecutore di grande levatura che sa piegare il mezzo nel pieno rispetto delle indicazioni dell’autore.
La parte conclusiva del programma prevede i titoli del cosiddetto Verdi maturo; il primo di questi è “La vita è inferno all’infelice… o tu che in seno agli angeli” tratto da “La forza del destino”. Rileva, in questa esecuzione, oltre al già citato valore di un mezzo vocale invero prezioso, la capacità di infondere nell’emissione di ogni singola nota il colore e l’intensità più appropriati a dare vita alle indicazioni e alle dinamiche previste in partitura. Il penultimo brano del disco è il celebre (e quanto mai temuto) “Celeste Aida” nel quale Meli fa sfoggio della morbidezza del canto unitamente ad un fraseggio quantomai variegato e ardente. È l’ultima opera di Verdi, “Otello”, a chiudere il programma (titolo affrontato dal tenore in teatro solo per il quarto atto). Nell’aria “Dio, mi potevi scagliar” trionfa nuovamente l’abbandono lirico del tenore che mostra qui una linea robusta e sempre omogenea in un crescendo emotivo che parte dalla prima sezione con un canto quasi sbigottito e si sfoga poi con irruenza nel trascinante finale.
Al termine dell’ascolto non avremo forse avuto risposta all’annoso quesito circa l’esistenza o meno della vocalità tenorile verdiana (come ci ricorda il musicologo Giovanni Vitale nelle note di copertina), ma quello che è certo è che questo disco testimonia l’arte di un eccellente cantante e la maestria di un’interprete fantasioso, di grande intelligenza esecutore, studioso delle intenzioni e delle peculiarità della scrittura verdiana.
Alla perfetta riuscita del recital contribuisce la sicura direzione del Maestro Marco Armiliato, abilissimo non solo nel sorreggere e sostenere Meli (innegabile in tal senso l’apporto dell’Orchestra del Teatro del Maggio Musicale in ottima forma), ma nel condividerne appieno le intenzioni e le scelte esecutive, sortendo così un’esecuzione complessiva di altissimo livello.
Prodotto tecnicamente ineccepibile (Sound Engineer Nico Odorico) e graficamente accattivante, disponibile in formato cd, ma anche in doppio vinile e sulle principali piattaforme di streaming.