Julius Caesar
Nasce qui da te, qui davanti a te, Giulio Cesare: in queste fredde giornate di novembre, il pubblico del Teatro dell’Opera di Roma può prendere senza problemi in prestito uno dei versi più celebri di Antonello Venditti. Proprio davanti a loro è letteralmente “nata” una nuova composizione, una prima assoluta che non poteva non essere rappresentata nella Capitale. “Julius Caesar” è il lavoro commissionato dal Costanzi a Giorgio Battistelli, fresco vincitore del Leone d’Oro alla carriera. La musica cupa e incalzante del compositore di Albano Laziale e la regia potente e simbolica di Robert Carsen hanno regalato agli spettatori romani un inizio di stagione 2021-2022 di grande livello. Questa recensione si riferisce alla seconda rappresentazione assoluta, quella di martedì 23 novembre 2021.
Per quello che è uno degli omicidi più celebri della storia, lo stesso Carsen ha evitato qualsiasi riferimento alla Roma antica, immaginandone una più adatta ai giorni nostri. Il Senato, quindi, era in tutto e per tutto simile a quello che siamo abituati a vedere giornalmente in tv, con tanto di onorevoli in giacca e cravatta e Giulio Cesare nelle vesti di potente senatore con ambizioni ancora più alte. La fonte dell’opera di Battistelli è il capolavoro drammaturgico di William Shakespeare e per rendere onore al Bardo, le note sono state immediatamente fosche, con un presagio di angoscia e di catastrofe imminente.
La tensione è stata accentuata dalle atmosfere dark e dalle luci che hanno illuminato in maniera fioca soltanto i dettagli più importanti della scena. Il pubblico dell’Opera di Roma si è ritrovato di fronte a un popolo in abiti moderni, un gruppo di sostenitori di Cesare che non ha mai smesso di inneggiare al proprio idolo. Proprio il coro del Costanzi ha contribuito a rendere più intenso il racconto, con i 70 artisti istruiti dal maestro Roberto Gabbiani che hanno degnamente accompagnato la musica nelle parti salienti dell’opera. “Julius Caesar” ricorda per certi aspetti alcune intuizioni musicali di Alban Berg e Benjamin Britten, con un maggiore approfondimento psicologico che permette allo spettatore di immedesimarsi nei personaggi principali, per non parlare dei vaghi riferimenti orientaleggianti che possono ricordare la “Turandot” di Puccini.
Forse il libretto in inglese di Ian Burton non ha aiutato al coinvolgimento pieno dei romani in una storia che conoscono molto bene, però il cast vocale si è dimostrato di pregevole fattura. Il gradimento del Costanzi è stato molto alto per tutti i cantanti, gran parte dei quali di madre lingua inglese. Vale la pena citare il protagonista del titolo: Clive Bayley ha messo in mostra una vocalità scultorea e bronzea, con note gravi e perfette per tratteggiare il conflitto interiore di Cesare e la sua voglia di riscatto come spettro. Molto intenso anche il Brutus di Elliot Madore, cantante canadese dalla voce robusta e dalle buone intenzioni, capace di sfoggiare anche un controllo stilistico di tutto rispetto. Meritano un cenno, poi, il Cassius di Julian Hubbard, preciso e dal volume morbido, e l’unica presenza femminile del cast.
Ruxandra Donose ha impersonato il ruolo di Calpurnia, moglie di Cesare che fa di tutto per non farlo uscire di casa dopo un presentimento notturno che poi si concretizza nel famoso assassinio. Il mezzosoprano romeno ha unito agilità vocale ad una interpretazione teatrale convincente e appassionata. Daniele Gatti, alle ultime direzioni con l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, ha gestito con esperienza e maturità invidiabili una partitura non semplice, contribuendo a scavare a fondo nella personalità dei personaggi. Lo stile asciutto e i tempi serrati, uniti a qualche ruvidezza che non ha mai stonato, non hanno comunque messo in secondo piano i ripiegamenti interiori.
Per il Costanzi si tratta di un evento storico da ricordare a lungo. Era infatti dal lontano 1901 che questo teatro non ospitava una prima assoluta. Era il 17 gennaio di quasi 121 anni fa, Giuseppe Verdi sarebbe morto poco più di una settimana dopo, e Pietro Mascagni veniva accolto con una accoglienza brillante dopo la rappresentazione de “Le Maschere”. Questo lavoro del compositore livornese, comunque, fu presentato in première quel giorno in altri cinque teatri italiani, anche se proprio nella Capitale furono tributati gli applausi più convinti e scroscianti. A distanza di oltre un secolo, Giorgio Battistelli ha proposto la sua lettura personale della tormentata vicenda di Giulio Cesare. Riuscirà questa composizione a entrare in repertorio? Ai posteri l’ardua sentenza.
Teatro dell’Opera di Roma – Stagione 2021-2022
JULIUS CAESAR
Tragedia in musica
Musica di Giorgio Battistelli
Libretto di Ian Burton
Julius Caesar Clive Bayley
Brutus Elliot Madore
Cassius Julian Hubbard
Antony Dominic Sedgwick
Casca Michael J. Scott
Lucius Hugo Hymas
Calpurnia Ruxandra Donose
Octavius Alexander Sprague
Marullus/Cinna Christopher Lemmings
Indovino/Primo plebeo Christopher Gilletti
Flavius/Metellus/Secondo plebeo Allen Boxer
Decius/Terzo plebeo Scott Wilde
Servo di Cesare/Titinius/Quarto plebeo Alessio Verna
Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Daniele Gatti
Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Roberto Gabbiani
Scene Radu Boruzescu
Costumi Luis F. Carvalho
Luci Robert Carsen e Peter Van Praet
Regia Robert Carsen
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Seconda rappresentazione assoluta
Foto Fabrizio Sansoni (Teatro Opera Roma)