Werther
Uno dei gioielli più preziosi dell’operà larmoyante, Werther di Massenet, è andato in scena a Ferrara, nel teatro che ha vissuto una magnifica stagione di gloria grazie al sommo maestro Claudio Abbado e che è stato a lui dedicato. La luminosa e attraente, anche per motivi commerciali, giornata probabilmente ha influito sulla scarsa presenza di pubblico presente, un vero peccato perché l’edizione proposta meritava sia per il protagonista che per orchestrazione e regia.
La regia di Stefano Vizioli è asciutta, quasi scarna, ma efficace e pregnante. Una scatola scenica (scenografo Emanuele Sinisi) che può essere anche interpretata come uno spazio che chiude e delimita fortemente impulsi e passioni, di un biancore accecante come la neve o il linceul (sudario) evocato da Charlotte nella intimissima e profonda Aria delle Lettres, che talvolta si apre a rivelare l’azzurro del cielo o un paesaggio tenero ed infantile di villaggio nordico, oppure funge da schermo per proiettare le magiche e forti immagini a cura di Imaginarium Creative Studio. Pochi elementi scenici essenziali che però creano l’idea di un piccolo e caldo mondo borghese, completano il tutto. D’effetto la venuta di una Charlotte anziana ed invalida sulle note dell’Ouverture, in sedia a rotelle in proscenio che evoca il ricordo della sua passione soffocata per senso del dovere, prendendo con mano tremante le Lettere dell’amato Werther. L’anziana riapparirà durante l’ultima scena, ricordando la morte del giovane poeta e il suo strazio finale.
In scena domina e affascina l’ascoltatore un protagonista d’alto livello, il tenore Francesco Demuro, un Werther appassionato, da vero eroe dello Sturm und Drang che nel lavoro di Goethe “I dolori del giovane Werther” da cui è tratta l’opera francese, trova uno dei suoi esponenti maggiori. Il tenore già al suo apparire nel recitativo del primo atto e nell’aria che segue “Oh nature” avvolge l’ascoltatore in una magia dettata dalla sua bella vocalità piena, tersa, omogenea in ogni registro, dall’acuto folgorante che riempie la sala, alla sapienza nel fraseggiare ogni nota, respiro e pausa musicale. Emozionante nei filati ed eroico nell’acuto, molto buono anche scenicamente, raggiunge la perfezione nella celebre romanza di una bellezza straordinaria “Pourqoi me reveillez”. Padrone nel definire il personaggio risulta un Werther di riferimento nel panorama attuale. Altro elemento vincente del pomeriggio il direttore d’orchestra Francesco Pasqualetti, che domina e rende sua una partitura piena d’impeto e di passionalità, sapendo cogliere anche la poesia dei momenti più intimi ed elegiaci, attingendo a piene mani da una gamma di colori infiniti e variegati. Ben supportato da un’ottima Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti. Pregevoli i giochi ben emessi e proiettati della sezione dei legni e degli ottoni. I corni in particolare mai fuori luogo, nitidi e con suono unico e compatto. Come degno di nota l’assolo del primo violino.
Delude, nonostante un bel colore di voce ed una splendida presenza scenica quasi da top model, la Charlotte di Karina Demurova. Una voce che possiede un bel registro medio. grave quasi da contralto con colore bronzeo, ma che non trova il giro giusto nel passaggio medio-alto, emettendo acuti stentati ed incerti soprattutto nel terzo atto che è l’atto della protagonista femminile nell’opera. Les Lettres, un’aria di devastante bellezza e di grande profondità emotiva ed introspezione, risulta gracile soprattutto negli arpeggi ascendenti che la impreziosiscono. Molto elegante, con ottimo fraseggio e morbida voce ben emessa con salda tecnica il baritono Guido Dazzini impersona il rivale felice Albert. Dotato anche di nobile figura, rende molto bene in scena. Fresca, gradevolissima e tecnicamente ottima la voce di Maria Rita Combattelli, una Sophie quasi adolescenziale nella figura tenera e sottile, dal canto luminoso e terso, con dei pianissimi perlacei e degli acuti ben emessi. Le Bailli di Alberto Comes è notevole all’ascolto, con voce scura omogenea e figura simpatica ed efficace.
Ben assortiti e di buona tecnica e musicalità anche Nicola Di Filippo (Schmidt), Filippo Rotondo (Johann), molto bravi anche nei movimenti fluidi in scena, il Bruhlmann di Andrea Gervasoni e la Katchen di Luisa Bertoli. Efficaci, dalle belle voci e degni di nota i ragazzini della Scuola voci bianche del Teatro Comunale di Modena diretti da Paolo Gattolin. Non si sente una voce che sfora e anche le parti solistiche sono davvero ben condotte con giovani voci che promettono un bel futuro. Completano il bello spettacolo i costumi colorati ed in stile di Anna Maria Heinrich e le luci efficaci e di ottimo taglio di Vincenzo Raponi. Uno spettacolo salutato da punte di entusiasmo da parte del pubblico presente ai saluti finali.
WERTHER
Drame lyrique in quattro atti su libretto di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann
dal romanzo epistolare “I dolori del giovane Werther” di Johann Wolfgang von Goethe
musica di
Jules Massenet
personaggi e interpreti
Werther Francesco Demuro
Le Bailli Alberto Comes
Charlotte Karina Demurova
Albert Guido Dazzini
Schmidt Nicola Di Filippo
Johann Filippo Rotondo
Sophie Maria Rita Combattelli
Brühlmann Andrea Gervasoni
Kätchen Luisa Bertoli
figuranti
Giulia Amato, Gianluca Bozzale, Mauro Canali, Eleonora Longobardi, Giulia Marchesi, Giuditta Pascucci, Edoardo Rivoira
Scuola voci bianche del Teatro Comunale di Modena
Alessia Benassi, Alice Chierici, Stella Rose Glaeser, Tessa Julie Glaeser, Francesca Grandi, Federico Lauriola, Viola Ottavia Lombardo, Martina Sophie Manicardi, Bianca Meregalli, Bianca Maria Paltrinieri, Selmi Diana, Sofia Sereni, Emma Stella, Margherita Tagliazucchi
Maestro del Coro
Paolo Gattolin
Filarmonica dell’Opera Italiana “Bruno Bartoletti”
direttore Francesco Pasqualetti
regia Stefano Vizioli
scene Emanuele Sinisi
costumi Anna Maria Heinreich
luci Vincenzo Raponi
Visual Imaginarium Creative Studio
Assistente alla Regia Pierluigi Vanelli
scenografo collaboratore Eleonora De Leo
coproduzione Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di
Reggio Emilia, Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
Foto : Alessia Santambrogio