Iphigénie en Tauride
Iphigénie en Tauride di Christoph Willibald Gluck in scena per la prima volta al Teatro Grande di Brescia.
“La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata”. Queste parole di Johann Joachim Winckelmann si sposano perfettamente con quanto visto sulla scena del Teatro Grande di Brescia. Iphigénie en Tauride capolavoro di Christoph Willibald Gluck su libretto francese di Nicolas-François Guillard (basato sull’omonima tragedia di Euripide), viene letto dalla regista Emma Dante e dallo scenografo Carmine Maringola in un grande classico e composto affresco. La scena iniziale della tempesta è risolta con grandi veli, come nel teatro di un tempo, e luci quasi da discoteca poi si approda alla più classica e serena quiete olimpica. “La verità ha un linguaggio semplice e non bisogna complicarlo.” Scriveva lo stesso Euripide e Emma Dante traduce tutto questo in grandi fondali fatti di tende azzurre, che rimandano al cielo ed al mare greco, colonne bianche che si muovono sul palco disegnando ambienti e pochi altri essenziali elementi. Belli i rimandi all’arte classica, all’apertura di sipario si materializza la loggia delle Cariatidi, fatta da ballerine in costume e poco dopo un altro tableau vivant evoca il frontone scolpito di un tempio. Grecia o Magna Grecia, come sempre ci ha offerto Emma Dante, poco importa, la chiave è comunque la capacità di creare la magia del teatro anche con pochi essenziali elementi e mezzi, una operazione in questo caso perfettamente riuscita anche grazie ai costumi classici e fiabeschi al tempo stesso di Vanessa Sannino e le luci sempre adeguate di Cristian Zucaro.
Di assoluto rilievo anche la componente musicale.
Diego Fasolis, direttore di sperimentata fama soprattutto nel repertorio barocco, è stato chiamato, a pochi giorni dalla prima, andata in scena a fine ottobre, al Teatro Fraschini di Pavia, a sostituire il collega inizialmente previsto in locandina. Un grande plauso va dunque alla sua abilità nell’integrarsi perfettamente in una produzione già avviata nelle prove e di aver raggiunto con la compagnia un buon affiatamento, come testimoniato dal risultato finale dello spettacolo. Fasolis tinge la partitura di composta tragicità, mantiene costante la tensione narrativa durante lo svolgimento dell’intero dramma e riesce ad esaltarne ogni dettaglio sonoro.
Il direttore ottiene dall’Orchestra de I Pomeriggi Musicali sonorità vaporose e delicate, costruisce un perfetto equilibrio con le esigenze vocali degli artisti sulla scena.
Nel ruolo della protagonista Anna Caterina Antonacci risulta una Iphigénie trascinante e poderosa. Il mezzo vocale, pur con qualche minima velatura mantiene pressoché inalterato il bel timbro madreperlaceo. Dopo la non semplice scena iniziale della tempesta, la Antonacci sale in cattedra e da autentica tragedienne si lancia a capofitto in una prova emotivamente toccante. La linea vocale, nel proseguo dell’opera, si mostra ancora compatta e l’artista non si risparmia dominando la tessitura del ruolo con un controllo davvero ragguardevole. Il fraseggio, poi, è scolpito, l’accento granitico e, grazie ad una dizione eccezionale, denso di struggimento e disperazione. La presenza scenica, inoltre, mantiene un’allure invidiabile, unita ad una gestualità sobria ed essenziale ma, ad un contempo, fortemente evocativa. Una artista di assoluta classe.
Bruno Taddia presta ad Oreste una voce dal timbro chiaro e dal colore brunito. Dotato di buona musicalità e adeguato controllo della linea vocale, mostra indubbia affinità con il personaggio che interpreta con gestualità eroica e misurata, accento tragico, pertinente e ricco di sfumature.
Una gradita sorpresa il Pylade di Mert Süngü, giovane tenore turco, in possesso di un mezzo dal bel colore chiaro e solare. Il bagaglio vocale risuona espressivo con buona omogeneità tra i registri, l’acuto è squillante e si espande con facilità. Coinvolto l’interprete che fraseggia con gusto e giusta attenzione a rendere il contrasto emotivo del personaggio.
Centrato il Thoas di Michele Patti che, grazie ad un timbro scuro e un accento tonante, riesce a sbalzare un sovrano ferino e pugnace.
Degna di nota la prova di Marta Leung, efficace nel ruolo di Diana, grazie ad una buona musicalità e linea vocale ben tornita, oltre ad una presenza scenica aggraziata.
Di rilievo le due sacerdotesse interpretate da Luisa Bertoli e Erica Rodini, entrambe dotate di pregevole squillo ed intonazione.
Completano la locandina Alessandro Nuccio ed Ermes Nizzardo, rispettivamente nei ruoli di uno scita e un ministro del tempio.
Di buon livello la prestazione del Coro OperaLombardia, diretto dal Maestro Massimo Fiocchi Malaspina, in particolare della sezione femminile, ben preparata ed adeguatamente espressiva.
Successo incontrastato al termine per una produzione di indubbio valore che vi consigliamo di non perdere, repliche previste al Teatro Sociale di Como il 19 e il 21 novembre e al Teatro Ponchielli di Cremona il 3 e il 5 dicembre.
Teatro Ponchielli – Cremona 5 dicembre 2021
Siamo tornati ad assistere a questa produzione di Iphigénie en Tauride al Teatro Ponchielli di Cremona, tappa conclusiva della tournée tra i Teatri di OperaLombardia.
La regia di Emma Dante si conferma riuscitissima ed efficace nel raccontare il mito reso celebre da Euripide. Pochi elementi sulla scena (a cura di Carmine Maringola), particolarmente efficaci nel loro valore simbolico. La tempesta iniziale è risolta con una suggestiva coreografia in cui le bravissime ballerine (coreografie di Sandro Campagna) agitano con movimenti ampi ed evocativi un grande drappo rosso al cui centro si erge una sconvolta Iphigénie. Il tremendo sogno raccontato dalla sacerdotessa in primo atto prende forma in tutto il suo orrore grazie ad un bellissimo tableaux vivant sullo sfondo nel quale viene inghiottita la stessa Iphigénie. E ancora, la presenza, ad inizio terzo atto, di due altalene adornate di fiori, simbolo di quella innocenza perduta della fanciullezza che ora non è più, ma anche dell’aleatorietà del destino e della vita la cui sorte dipende unicamente dal volere degli dei. Ma potremmo raccontare tanti altri momenti di questo riuscitissimo spettacolo dove anche la minima gestualità di ogni artista sul palcoscenico viene a caricarsi di grande tragicità, come se ogni personaggio fosse parte di un disegno divino di cui non necessariamente è dato conoscere il significato.
Fondamentali alla buona riuscita dello spettacolo sono le bellissime luci a cura di Cristian Zucaro, così come i costumi, firmati da Vanessa Sannino, di stampo classico e talvolta dalle tinte dark.
Il Maestro Fasolis conferma nuovamente di trovarsi particolarmente a suo agio in questo tipo di repertorio. Dal suo gesto ampio e sicuro si sprigiona una molteplicità di colori e sfumature sonore che sembrano pennellate ora abbozzate, ora marcate di un grande affresco palpitante e vibrante dinanzi al quale non si può rimanere indifferenti. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali sembra aver trovato una perfetta sintonia con le intenzioni del Maestro restituendo un suono che brilla per politezza e che riproduce perfettamente quell’eleganza stilistica propria dall’autore.
Anna Caterina Antonacci, che già a Brescia era stata protagonista di una prova maiuscola, appare qui ancora più grande. Basta la sua figura che si erge al centro del palcoscenico ad apertura di sipario durante la scena della tempesta per comprendere di essere di fronte ad una vera tragedienne. Assoluto è il dominio della parola, così come lo scavo dell’accento che sa rendere le mille sfaccettature dei tormenti interiori della protagonista. La linea di canto, se possibile ancora più matura rispetto alla precedente performance, qui appare sicurissima e pervasa da un pathos ancestrale di rara suggestione. E poi c’è quel dominare la scena con il gesto, lo sguardo, una capacità che è propria solo delle grandi primedonne. E se tutti i grandi momenti musicali restano nella mente dell’ascoltatore per la bellezza dell’esecuzione, l’aria “O malheurese Iphigénie” commuove per lo straziante pathos che la Antonacci infonde alla melodia.
Anche per Bruno Taddia si confermano le buone impressioni suscitate al Grande di Brescia. L’artista possiede buona musicalità e un gradevole timbro ambrato oltre ad una linea vocale ben controllata. Interpretativamente sa essere adeguatamente eroico cogliendo alla perfezione le intenzioni dell’autore e conferendo al personaggio il giusto allure tragico.
Mert Süngü è un magnifico Pylade, dotato di un timbro dal colore chiaro e ambrato. La linea di canto si adatta con facilità alle esigenze della scrittura, suona sempre musicale e morbidissima. Di grande intelligenza l’interprete che riesce a sbalzare, grazie ad un fraseggio sfumato e variegato, i mutamenti emotivi del personaggio. Una menzione speciale merita senza dubbio l’esecuzione dell’aria di secondo atto, tutta giocata sul piano, quasi a rappresentare quelle emozioni che il personaggio riesce a stento a trattenere nel descrivere il proprio rapporto con Orest. Nella successiva aria di terzo atto, poi, Süngü brilla per il bell’accento eroico e lo squillo del registro superiore.
Di buon livello la prova di Michele Patti che, grazie ad una linea sicura e ben tornita, rende alla perfezione la ieraticità di Thoas.
Marta Leung, nel ruolo di Diana, risulta molto musicale grazie ad una linea vocale ben timbrata ed intonata.
Efficaci e ben a fuoco le due sacerdotesse interpretate da Luisa Bertoli e Erica Rondini.
Completano la locandina i bravi Alessandro Nuccio ed Ermes Nizzardo, rispettivamente nei ruoli di uno scita e un ministro del tempio.
Di rilievo, per varietà d’accenti e intensità espressiva, la prestazione del Coro OperaLombardia diretto con grande perizia dal Maestro Massimo Fiocchi Malaspina.
Il pubblico, accorso numeroso, tributa un caloroso successo al termine per tutti gli interpreti, particolarmente acceso per la protagonista e direttore, degna conclusione di una produzione davvero notevole.
Un curioso fuori programma: il bis del coro finale accolto al termine da una standing ovation dei presenti.
IPHIGÉNIE EN TAURIDE
Tragedia lirica in quattro atti
Libretto di Nicolas-François Guillard
tratto dall’omonima tragedia di Euripide
Musica di Christoph Willibald Gluck
Iphigénie Anna Caterina Antonacci
Oreste Bruno Taddia
Pylade Mert Süngü
Thoas Michele Patti
Diane/Una donna greca Marta Leung
Prima Sacerdotessa Luisa Bertoli
Seconda Sacerdotessa Erica Rondini
Uno Scita Alessandro Nuccio
Ministro del tempio Ermes Nizzardo
Attrici Viola Carinci, Chiara Chiurazzi, Federica D’Amore,
Silvia Di Giovanna, Marta Franceschelli, Silvia Giuffrè,
Francesca Laviosa, Sabrina Vicari, Marta Zollet
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro di OperaLombardia
Direttore Diego Fasolis
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Luci Cristian Zucaro
Coreografo e maestro d’armi Sandro Campagna
Nuovo allestimento dei Teatri di OperaLombardia
Coproduzione Teatri di OperaLombardia
FOTO: ALESSIA SANTAMBROGIO