L’inaugurazione del Teatro Kediviale dell’Opera del Cairo
L’idea di un impero indipendente: fu questo il pensiero fisso di Ismāʿīl Pascià, chedivè d’Egitto tra il 1863 e il 1879. Pascià puntava a un traguardo ben preciso per il paese africano, un obiettivo da raggiungere in tutti i modi possibili, anche attraverso la musica. Ecco perché la costruzione del Teatro Kediviale dell’Opera del Cairo assunse una importanza strategica da questo punto di vista. L’edificio venne inaugurato il 1° novembre del 1869, esattamente 152 anni fa, e la sua storia (dalla costruzione in poi) merita di essere approfondita. Si sta pur sempre parlando del primo teatro d’opera che abbia conosciuto la capitale egiziana, capace di “sopravvivere” agli eventi per oltre un secolo.
Il chedivè commissionò la costruzione per celebrare in maniera sfarzosa l’apertura del Canale di Suez: la rappresentazione della prima dell'”Aida” di Giuseppe Verdi avrebbe impreziosito il tutto, ma non si trattò del primo melodramma messo in scena. Il progetto venne affidato a un architetto italiano, Pietro Avoscani. Alcuni documenti parlano anche di un certo Rossi come co-autore, ma non si sa molto di lui. L’ordine per la costruzione fu impartito verso la metà di aprile del 1869 per la precisione. Per il luogo dell’edificazione, inoltre, si pensò sin da subito ai giardini Ezbekiya, al confine con il quartiere Isma Iliya.
Secondo alcuni storici urbani, il teatro dell’opera in questione simbolizzò la distinzione tra vecchio e nuovo. In effetti, un altro palazzo utilizzato come magazzino fu completamente demolito e la costruzione della nuova struttura durò per i restanti sei mesi. Il progetto prevedeva sin da subito 850 posti a sedere, con un utilizzo massiccio del legno. Per quel che riguarda i costi, poi, sono state calcolate ben 160mila sterline inglesi dell’epoca, una cifra piuttosto considerevole. Le decorazioni in oro fecero senza dubbio lievitare i prezzi finali: dall’esterno appariva come un imponente edificio italiano dalla facciata massiccia. Nella piazza circostante fu anche posizionata la statua del padre di Pascià, Ibrahim.
Tutto era pronto per la prima esecuzione aperta al pubblico e in quel lontano 1° novembre andò in scena “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, nonostante il chedivè avesse pensato a qualcosa di molto più spettacolare: dovrà attendere due anni prima di ottenere questo sfarzo, con la prèmiere di “Aida” ritardata a causa della guerra franco-prussiana. I problemi finanziari non mancarono mai. Già nel 1873 ad Avoscani venne chiesto di ampliare il teatro, ma i debiti e le spese pazze interruppero qualsiasi proposito. L’interesse di un imprenditore riuscì comunque a sistemare momentaneamente le cose.
Ma come si svolse esattamente quella prima sera di 145 anni fa? Philip Sadgrove ha ben descritto il tutto: il chedivè e i suoi ospiti, l’imperatrice di Francia Eugenia e il principe di Prussia tra gli altri, spiccavano tra il pubblico, composto comunque anche da numerosi ufficiali e soldati. È una descrizione che ci fa ben capire il funzionamento del governo egiziano di quel tempo, vale a dire la presenza di Pascià nello Stato. Il programma era stato preparato nei minimi dettagli. Si cominciò con una cantata in onore del chedivè, il tutto amplificato da alcune allegorie rappresentate dai cantanti (giustizia, misericordia, fama, musica, storia, agricoltura, industria e commercio).
Dopo di che fu il momento del “Rigoletto”, anche se non si conoscono i giudizi del pubblico e degli alti dignitari sullo spettacolo. Va sottolineato come nei primi mesi l’opera lirica e i cantanti furono sfruttati soprattutto a fini politici e propagandistici. Soltanto dopo qualche tempo Pascià si convinse dell’utilità delle arti e della cultura in tal senso. Come è già stato specificato, il teatro in questione è rimasto in piedi per oltre cento anni. Nelle prime ore del 28 ottobre 1971 un incendio distrusse l’intero edificio, una tragedia ingigantita dalla presenza di numerose strutture in legno.
Il Cairo rimase senza il suo teatro d’opera per parecchio tempo, poi, dopo quasi due decenni, se ne costruì uno nuovo (nel 1988). Il luogo e la piazza che avevano ospitato il glorioso edificio non sono ovviamente più gli stessi: è stato costruito un parcheggio e l’aspetto è molto più moderno rispetto al 1869, ma qualche richiamo c’è ancora, ad esempio la stessa piazza si chiama proprio Midan Opera (cioè Piazza dell’Opera). La Cairo Opera House (ubicata in tutt’altra zona) attuale non ricorda affatto il teatro kediviale, lo stile è più tipicamente egiziano, ma il fascino internazionale sta progressivamente sparendo.