Il barbiere di Siviglia
Il barbiere di Siviglia apre “l’autunno all’opera” del Teatro Comunale di Bologna.
“Quando si cerca il paradiso è necessario tornare con la memoria alla propria infanzia.” Così scrive Hayao Miyazaki, uno dei più famosi animatori e fumettisti giapponesi, e questo allestimento del Teatro Comunale di Bologna molto deve a questo fantasioso artista. La scena, a cura di Manuela Gasperoni, si apre infatti su una casetta dai caratteri sognanti ed infantili, un giardino con siepi, cancello e il cielo azzurro, come nei disegni dei bambini, progressivamente compaiono i protagonisti con costumi (a cura di Stefania Scaraggi) che in molti casi sono quasi omaggi diretti ai film di animazione dello studio Ghibli, su tutti Berta, Don Basilio, ma anche l’ufficiale. Questo allestimento, nato nel 2019, e portato anche in tournée in Giappone ha riscosso il favore del pubblico del sol levante forse proprio grazie a questo suo essere opera-manga, tutto è giocato su un clima di spensieratezza e allegria che oggi risulta quantomai necessario, sorprendente il colpo di scena di una palla da demolizione che irrompe nella scena alla fine del primo atto portando una divertente confusione. Splendide le luci di Daniele Naldi che potenziano l’immagine da cartone animato e creano sfondi colorati come il costume di chi sta cantando.
Ben affiatata la compagnia di canto che risulta di buon livello, pur con alcuni distinguo.
Nel ruolo del protagonista il baritono Roberto de Candia sigla una prova perfettamente riuscita. La frequentazione del repertorio rossiniano, del quale è senza dubbio interprete di rilievo, consente all’artista di dispiegare al meglio le abilità di un bagaglio tecnico solido e facilmente malleabile. Il colore della voce, impreziosito da brunite screziature, risulta suadente e congeniale alla scrittura rossiniana. L’ottimo controllo vocale e la buona omogeneità nei registri, consentono al baritono di disegnare con assoluta disinvoltura un personaggio riuscito a tutto tondo. Il fraseggio è variegato e sfumato, espressiva la coloratura, l’interpretazione perfettamente centrata e coerente con l’intenzione dell’autore. In questa produzione Figaro, coerentemente con la visione del regista, è veramente un factotum: elettricista, imbianchino, un vero faccendiere di casa, una lettura decisamente ironica che conquista il pubblico.
Memorabile il Don Bartolo interpretato da Marco Filippo Romano. Sentito poche settimane fa nello stesso ruolo alla Scala di Milano non possiamo che ribadire quanto già scritto: un interprete arguto e finissimo, che tratteggia un personaggio divertente senza mai scadere nel grottesco. Il suo Don Bartolo è a tutti gli effetti un personaggio malvagio che nemmeno nel finale, pur nel giubilo generale, riesce a ravvedersi e mostrarsi indulgente. Il dominio del fraseggio è assoluto, non una parola o un accento vengono lasciati al caso, totale la padronanza della scena, dove l’artista si muove con spontaneità e assoluta disinvoltura. La lunga frequentazione del ruolo si riflette anche nella perfetta conoscenza della scrittura vocale, dominata con invidiabile souplesse. L’esecuzione dell’aria “A un dottor della mia sorte”, grazie alla facilità con cui vengono sciorinati i vorticosi sillabati, sempre ben timbrati, rappresenta uno dei vertici esecutivi della serata.
César Cortés interpreta il ruolo del Conte d’Almaviva: il giovane tenore infonde al personaggio il giusto ardore e vigore che animano il ruolo, uno dei più rappresentativi del repertorio romantico. La voce, caratterizzata da un bel colore limpido, si immerge nella scrittura rossianiana con precisione e musicalità, il registro acuto si espande con facilità, suggestivo il canto a fior di labbro. La riapertura del taglio dell’aria finale “Cessa di più resistere”, richiede al tenore un cimento a dir poco impegnativo: una prova superata con onore grazie, tra l’altro, alla buona perizia nel domare il complesso gioco delle colorature; esecuzione premiata con un caloroso applauso a scena aperta. L’interprete è raffinato, appassionato e coinvolto, credibile e godibile tanto come Lindoro, quanto nelle vesti di soldato ubriaco e di Don Alonso.
Convince la Rosina interpretata da Paola Leguizamon. La voce è permeata da un bel colore ambrato e contraddistinta da buon volume che le consente di espandersi facilmente in sala. Vocalmente mostra buona familiarità con la scrittura rossiniana e, grazie anche alla buona intonazione, domina la parte senza asperità. Il mezzo è dotato di buona espressività tanto nel cantabile quanto nel canto d’agilità, quest’ultimo sempre puntuale ed efficace. L’interprete disegna un personaggio volitivo e pugnace, un carattere peperino che sa imbracciare un fucile con disinvoltura o imbrattare simpaticamente il busto di Don Bartolo.
Il basso Andrea Concetti disegna un Don Basilio subdolo e viscido al punto giusto. Il mezzo presenta un suadente colore vellutato, una linea vocale che si espande facilmente e una pregevole proprietà d’accento che gli consente, tra l’altro, un’esecuzione della celeberrima “Calunnia” con adeguata ieraticità.
Deliziosa la Berta di Laura Cherici, le cui capacità interpretative ne fanno un personaggio pienamente riuscito e dinamico. Puntuale e simpaticamente riuscita l’aria “Il vecchiaccio maledetto”, durante la quale la governante si scopre innamorata del servitore Ambrogio.
Sonoro il Fiorello di Nicolò Ceriani, la cui personalità spicca senza riserve grazie ad un fraseggio sfumato e variegato, specialmente nella scena d’apertura dell’opera.
Completano la locandina il bravo attore Paolo Faroni, Ambrogio, e il puntuale Gianluca Monti, un ufficiale.
Il Maestro Piergiorgio Morandi, alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, imprime alla partitura rossiniana il giusto brio scegliendo ritmi brillanti e vivaci. L’esecuzione, affrontata nella sua integralità, è pervasa da un’atmosfera giocosa e divertita, piacevolmente coerente con le intenzioni dell’autore. Le diverse sezioni orchestrali appaiono ben sincronizzate tra loro e dialogano alla perfezione con il palcoscenico.
Efficaci e precisi gli interventi del Coro del Teatro Comunale di Bologna, qui presente nella sola sezione maschile, come previsto dalla partitura e diretto da Gea Garatti Ansini.
L’esecuzione è salutata al termine da un autentico trionfo tributato da un pubblico divertito che esauriva la magnifica sala del Bibiena.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Dramma comico in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva César Cortés
Bartolo Marco Filippo Romano
Rosina Paola Leguizamon
Figaro Roberto De Candia
Basilio Andrea Concetti
Berta Laura Cherici
Fiorello Nicolò Ceriani
Un ufficiale Gianluca Monti
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Piergiorgio Morandi
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Regia Federico Grazzini
Scene Manuela Gasperoni
Costumi Stefania Scaraggi
Luci Daniele Naldi
FOTO: CASALUCCI – RANZI