Rubriche 2021

Mercadante, Verdi e la scelta degli stessi soggetti teatrali

Verdi non ha vinto Mercadante: nel 1955 uscì un interessante volume con questo titolo in cui si annotavano gli “accertamenti e le rivelazioni del maestro Giulio Confalonieri” e dedicato alla figura di Saverio Mercadante. Il confronto tra il compositore emiliano e quello pugliese è praticamente inevitabile, soprattutto se si prendono in considerazione quattro opere. Mercadante ha infatti scelto due soggetti teatrali che qualche anno dopo ispirarono anche Verdi. Il gusto dei due musicisti è stato in parte simile, ma chi ottenne le maggiori soddisfazioni? Il compositore di Altamura anticipò il “cigno” di Busseto per evidenti questioni anagrafiche, le trame identiche hanno però ricevuto un’accoglienza diversa e che vale la pena approfondire.

Il confronto va fatto tra “I briganti” e “I masnadieri”, le cui musiche furono tratte entrambe dal dramma “Die Räube” di Friedrich Schiller; lo stesso discorso vale per “Il reggente” e “Un ballo in maschera”, ricavati dallo stesso lavoro di Eugène Scribe, “Gustave III ou Le bal masqué “. Mercadante riuscì a far rappresentare per la prima volta “I briganti” al Théâtre-Italien di Parigi il 22 marzo 1836. Secondo Francesco Florimo, musicista di poco più giovane del collega pugliese, il successo fu soltanto di stima, forse a causa del libretto un po’ troppo ingarbugliato di Jacopo Crescini. Undici anni dopo fu la volta di Verdi, al debutto con un’opera nuova di zecca in territorio straniero. La prèmiere di Londra del 22 luglio 1847 si concluse con un tripudio di applausi che non deve però ingannare.

Nonostante i resoconti entusiastici dell’unico allievo e tuttofare di Verdi, Emanuele Muzio, gli spettatori inglesi accolsero senza eccessi il dramma lirico. Tra l’altro, l’impresario dell’Her Majesty’s Theatre, Benjamin Lumley, si guardò bene dal confermare la proposta fatta al compositore bussetano prima de “I masnadieri”, cioè mettere in musica altre opere a Londra. Usando un linguaggio calcistico, dunque, si può dire che questo primo “confronto” sulla storia dei briganti, del fratello cattivo e di quello buono terminò con un pareggio. Le altre due opere da esaminare sono “Il reggente” e “Un ballo in maschera”. Il regicidio ideato da Scribe portò più fortuna a Mercadante o a Verdi?

Quest’ultimo sembrerebbe aver trionfato senza appello. “Un ballo in maschera” è uno dei titoli più conosciuti di Verdi, nonostante una fama non paragonabile a quella della cosiddetta trilogia popolare. Che fine ha fatto invece “Il reggente”? Già nel 1833 questo soggetto aveva stuzzicato Daniel Auber e il suo “Gustave III, ou Le bal masqué “. Dieci anni dopo ci provò Mercadante con un libretto affidato a Salvatore Cammarano e ambientato nella Scozia del ‘600. L’amore impossibile è quello tra il Conte Murray e Amelia, mentre l’amico che si trasforma in omicida è il Duca Hamilton. Secondo il critico musicale Fedele D’Amico, non bisogna guardare a questo lavoro con sufficienza.

Anzi, sono numerosi i musicologi che hanno sperato in una seconda chance per “Il reggente”: in poche parole la tragedia in tre atti è la più meritevole tra quelle di Mercadante di tornare in cartellone. D’altronde gli interpreti della prima rappresentazione (il 2 febbraio 1843 al Teatro Regio di Torino) furono cantanti di grande livello come il tenore Lorenzo Salvi (uno dei principali interpreti di Gaetano Donizetti) e Michele Novaro, l’autore della musica del nostro inno nazionale. All’epoca fu apprezzata soprattutto la sinfonia, oltre all’adagio dell’aria del basso con l’accompagnamento di scale ascendenti e discendenti assicurato dalle note pizzicate dei violini.

Il confronto con Verdi deve tenere conto di una serie di fattori non secondari. “Un ballo in maschera” debuttò il 17 febbraio 1859, 16 anni dopo l’opera di Mercadante, al Teatro Apollo di Roma. Nonostante gli ostacoli della censura per il soggetto proibitivo da mettere in scena, il musicista emiliano conquistò quella che sarebbe diventata in seguito la Capitale d’Italia con un adattamento azzeccato. Mettere in musica l’assassinio di un re fu fuori discussione e la censura venne convinta dallo spostamento dell’azione da Stoccolma a Boston e trasformando il sovrano in un governatore. Inizialmente si era pensato al San Carlo di Napoli e a un titolo diverso (“Una vendetta in domino”), ma il destino volle diversamente.

Il successo romano di “Un ballo in maschera” fu strepitoso: era l’alba dell’Unità d’Italia e il pubblico andava a teatro anche e soprattutto per esprimere la voglia di libertà e indipendenza. Il fattore politico ebbe un ruolo decisivo nell’accoglienza degli spettatori dello Stato Pontificio, inoltre dopo la prèmiere apparve la famosa scritta “Viva Verdi” sui muri per camuffare le simpatie nei confronti di Vittorio Emanuele. Verdi vinse su Mercadante, anche se il compositore di Altamura meriterebbe una rivincita. Tra l’altro, come sottolineato da Abramo Basevi in “Studio delle opere di Giuseppe Verdi”, quest’ultimo si ispirò di sicuro ad altra musica, ma non trascurò mai Mercadante, cercando di schivare gli scogli contro cui il predecessore aveva spesso cozzato.