Mitridate re di Ponto
“L’opera è giovane” con questo slogan azzeccatissimo in questo caso, un entusiasta e brillante Andrea Castello, direttore artistico del Festival Vicenza in Lirica, ha introdotto con un breve e pregnante discorso l’esecuzione della giovanile opera di Wolfang Amadeus Mozart.
Lo spettacolo è stato rappresentato in una straordinaria cornice, uno dei gioielli d’Italia, il palladiano Teatro Olimpico, che già da solo crea magia e suggestione, figuriamoci avvolto nelle immortali note del genio salisburghese.
Un’opera fresca, immediata pur nel suo severo classicismo e posso dire di aver vissuto nella ancor calda serata vicentina lo stesso climax sentito dal padre del compositore che cosi scrive nella sua lettera alla moglie rimasta a casa riguardo alla serata inaugurale della stagione milanese proprio con l’opera in questione: ”Si sono verificate due cose che mai erano accadute a Milano: ossia che un’ Aria della Primadonna (contrariamente ad ogni abitudine della prima sera) è stata replicata (…) e in secondo luogo che dopo quasi tutte le Arie è seguito un applauso clamoroso, con grida di “Viva il Maestro”, “Viva il Maestrino”. Anche il pubblico vicentino, numeroso ed attento, ha applaudito con entusiasmo sincero ogni aria .
Sul palco giovani ed eccellenti voci, in buona parte vincitori del Concorso Lirico “Tullio Serafin”, tutte molto belle e degne di calcare i più famosi e grandi palcoscenici internazionali. Quelle vocalità e personalità artistiche che fanno scrivere al recensore : “Ne sentiremo parlare in futuro”.
A cominciare dal tenore protagonista, Shanul Sharma, con acuti fulminei e raggianti, che riempiono il teatro, ampia sicurezza tecnica e scenica, con un carisma importante. Un vero re anche se il fisico è minuto e snello. La postura autorevole, oltre allo sguardo penetrante rende l’idea del monarca.
La Aspasia del soprano Nina Solodovnikova ha una voce pastosa, ricca, ammaliante, dalla grande sicurezza tecnica che le permette di ascendere ad acuti luminosi per poi sfumare, con grande sapienza di fraseggio, in filati perlacei e suggestivi. Bella scenicamente anche, tratteggia con efficacia una donna innamorata e dolente.
Il figlio “buono” (tutta apparenza) del re , Sifare, è interpretato dal soprano di Zagabria, Darija Augustan, dall’emissione sapiente e meravigliosa, anche lei molto ferrata nella tecnica e nell’espressività, con vorticosi acuti ben emessi e pianissimi da brivido
Il controtenore Franko Klisovic, altra voce sorprendente e tecnicamente sicura, dal colore bronzeo e dai gravi sonori fino agli acuti lanciati con protervia ed estrema sicurezza, ha una bellissima figura, alta e scenicamente importante.
Martina Licari è un’Ismene autorevole e piega a continui giochi di colore e fraseggio la sua bella voce di soprano lirico leggiero, sgranando con estrema perizia, come del resto tutti questi giovani artisti, le temibili agilità mozartiane.
Voce molto bella e apprezzabile anche quella di Gloria Giurgola un Arbate degno di nota, come il Marzio del tenore Alfonso Zambuto, ottima tecnica e voce maschia e ben guidata.
La regia di Natale De Carolis, grande cantante, è in perfetta sintonia con la musica mozartiana e il luogo, curando i gesti e sottolineando la bella espressività degli interpreti e creando un’affascinante magia che colpisce e prende. Aiutato anche dai bellissimi e pertinenti giochi di luci e video mapping a cura dell’Accademia delle Belle Arti di Verona.
Su tutti la sapiente direzione d’orchestra del Maestro Luca Oberti alla guida dell’Orchestra barocca del Festival Vicenza in Lirica. Il direttore concerta e sostiene le voci creando, con la collaborazione dei valentissimi strumentisti, un tappeto sonoro ragguardevole e attualissimo con tempi vibranti e sempre a fuoco e tavolozza di colori di tutto rispetto. Gradevolissima la presenza della ballerina solista Giorgia De Luca e degli attori Luca Rossi e Francesco Motta.
Uno spettacolo di altissima qualità ed un Festival da seguire anche nelle prossime edizioni.