Gala Rossini
La XLII edizione del ROF si chiude con il Gala Rossini in Piazza del Popolo a Pesaro, alla presenza del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.
Quattordici giorni di musica, quattro titoli del catalogo rossiniano (tra cui “Il viaggio a Reims” dei giovani), l’esecuzione in forma scenica di “Stabat Mater”, tre concerti lirico-sinfonici, quattro concerti di belcanto, il concerto de I solisti veneti, una serie di appuntamenti irrinunciabili per gli appassionati della sublime musica del Cigno di Pesaro, e non solo, eventi che si snodano attraverso alcuni luoghi simboli della città (tra tutti il Teatro Rossini e la Vitrifrigo Arena). Nonostante le limitazioni imposte dalle norme anti-COVID, che hanno fortemente ridotto la capienza di pubblico per i singoli eventi, si è trattato come ogni anno di un’edizione di grande successo di pubblico e di critica, dedicata tra l’altro alla memoria di Graham Vick, uno dei piu’ grandi registi del nostro tempo che ci ha lasciato il mese scorso e che proprio a Pesaro ha firmato alcuni spettacoli memorabili, di quelli che si imprimono indelebili nella memoria di ogni spettatore. Questa bella edizione si chiude con un evento eccezionale: il Gala Rossini, in occasione dei 25 anni dal debutto al ROF del tenore Juan Diego Flórez. Il concerto, inizialmente previsto presso la Vitrifrigo Arena, è stato successivamente spostato presso la centralissima Piazza del Popolo per favorire una maggiore affluenza di pubblico e, soprattutto, vista la partecipazione all’evento di un ospite d’onore: il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella giunto nella cittadina marchigiana per una visita fugace durante la quale è stato così reso omaggio anche alla manifestazione festivaliera.
Dopo l’arrivo del Presidente in piazza, accolto da fragorosi applausi da parte del pubblico accorso, è stato eseguito dapprima l’inno di Mameli e quindi un passaggio dal movimento finale della Nona sinfonia composta da Ludwig van Beethoven, noto anche come Inno alla gioia e divenuto inno ufficiale dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa dal 1972.
Il suono dell’orchestra e il canto degli artisti vengono diffusi nella piazza mediante un sistema di amplificazione mentre ai lati del palco sono montati due maxischermi che riescono così a far cogliere al pubblico primi piani degli interpreti e degli orchestrali. Ottimo in tal senso il montaggio delle attrezzature dedicate da parte delle equipe preposte.
Il programma del concerto, costituito ovviamente di pagine rossiniane, si apre con la Sinfonia da La Cenerentola eseguita dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sotto la guida del Maestro Michele Spotti. Una lettura ispirata, quella del giovane Maestro, ricca di brio e in grado di cogliere alla perfezione l’atmosfera giocosa del brano. Particolarmente riusciti i crescendo grazie ad un suggestivo gioco di sfumature ed intensità sonore.
Subito dopo entra in scena il divo della serata, Juan Diego Flórez, accompagnato da Marina Monzó, già impegnata nella produzione de Il Signor Bruschino di questa edizione del ROF, ed insieme eseguono il duetto da Le Comte Ory, “Ah! Quel respect, Madame”. Sin dalle prime battute il tenore peruviano sfoggia le mirabili qualità vocali che l’hanno reso celebre in tutto il mondo: morbidezza vocale, timbro luminoso e solare, agilità sgranate e precisissime, registro acuto squillante (alcune scelte di repertorio degli ultimi anni ne hanno ridimensionato lievemente l’elasticità ma è davvero poca cosa considerato la grandezza dell’artista), interprete appassionato e sempre elegante. Accanto a lui Marina Monzó sfoggia un timbro chiaro, buona musicalità ed un registro acuto preciso e ben appoggiato, l’interprete è irresistibilmente deliziosa ed ironica.
Protagonista del brano successivo è il tenore Sergey Romanovsky, già presente al Rof in Elisabetta Regina d’Inghilterra, che si cimenta nell’impervia aria di Pirro “Balena in man del figlio” da Ermione; un cimento complessivamente riuscito. La prima parte dell’aria richiede vorticose agilità di forza: il tenore affronta la sezione con sicurezza e accento convinto. Nella parte centrale si mostra a proprio agio grazie ad un buon controllo del canto spiegato e al colore della voce vellutato. Meno riuscita la parte conclusiva del brano, “Non pavento: quest’alma ti sprezza”, dove, dopo un estremo acuto prossimo a spezzarsi, l’artista tradisce l’emozione arrivando ad una chiusa un tantino caotica.
Partecipano all’esecuzione Marina Monzó, Marta Pluda, Jack Swanson, Nicolò Donini, Manuel Amati e Matteo Roma: tutti gli artisti risultano puntuali ed efficaci nei rispettivi interventi.
Il programma del concerto prevede ora due pagine da uno dei sommi capolavori del Rossini tragico: Semiramide.
L’ouverture viene eseguita egregiamente dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sotto l’egida bacchetta del Maestro Spotti il cui gesto si libera nell’aria ampio e preciso. Il direttore riesce, anche in questo caso, ad ottenere dall’orchestra un vero e proprio tappeto sonoro ricco di sfumature, giochi di pianissimo e crescendo in un clima sotteso vivace e brioso.
Il secondo brano rappresenta forse il vero e proprio culmine della serata: l’aria di Idreno “La speranza più soave”. Ritroviamo qui il Flórez che amiamo: un’esecuzione magistrale per controllo del fiato, ricchezza di colori e perfetta espressione dello stile rossiniano. Il tenore si muove attraverso le asperità del pentagramma con invidiabile souplesse, interpolando variazioni acute affrontate con estrema naturalezza e che alla fine gli valgono un’ovazione da parte del pubblico presente.
Un’ altra esecuzione solista e questa volta si tratta dell’aria di Filippo “Quando la fama altera” da La gazzetta nell’esecuzione del baritono Giorgio Caoduro, impegnato in questa edizione festivaliera ne Il signor Bruschino. Di gran livello la resa del brano: la voce di Caoduro seduce per il colore notturno, ma anche per la naturalezza espressiva con cui scandisce il testo risultando ironico e conquistando la simpatia del pubblico. Squillante il registro acuto, mirabile il controllo del canto d’agilità e del sillabato che testimoniano un’ottima preparazione. La sua bravura viene salutata nuovamente da un’ovazione da parte degli spettatori.
Si prosegue con un altro titolo fondamentale per il percorso pesarese di Flórez: Matilde di Shabran, l’opera che l’ha visto debuttare al Rof nel 1996. Viene eseguito il quintetto “Signore men vado, o resto?”: Flórez la fa da mattatore risultando travolgente sia dal punto di vista vocale che interpretativo. Vocalmente trascinante, tecnicamente solidissimo ed irresistibile nel fraseggio. Accanto a lui Maria Monzó risulta luminosa e divertita; vocalmente disinvolta accarezza il canto d’agilità con ottimi risultati. Si disimpegnano egregiamente Giorgio Caoduro, Pietro Spagnoli e Marta Pluda.
L’ultimo brano sinfonico della serata è la sinfonia da L’italiana in Algeri che si collega così idealmente a quella di Cenerentola con cui si è aperto il concerto. Il Maestro Spotti riesce anche in questo caso ad ottenere dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai sonorità morbidissime e delicate, e a cogliere il clima di leggerezza e divertita ironia di cui è pervaso il brano.
Seguono due brani tratti da un titolo intramontabile del Festival: Il viaggio a Reims. Si inizia con l’aria di Don Profondo “Medaglie incomparabili” eseguita con grande classe dal basso Pietro Spagnoli, anch’egli presente nella produzione de Il signor Bruschino. Fraseggio eccellente e ben tornito e linea vocale ben salda contribuiscono a siglare una prova maiuscola grazie anche al modo di porgere elegantemente ironico e mai grottesco dell’artista.
Anche il brano successivo è tratto da Viaggio a Reims: si tratta del sestetto “Zitti! Non canta più’” dove Flórez conferma nuovamente le sue doti di mattatore vocale siglando l’esecuzione da una puntatura all’unisono con l’altrettanto brava e spigliata Maria Monzó. Ottimi nei loro interventi anche Nicolò Donini, Marta Pluda Giorgio Caoduro e Pietro Spagnoli.
Il concerto si conclude con una delle pagine più belle non solo del catalogo rossiniano, ma dell’intera storia della musica: “Tout change et grandit en ces lieux” da Guillaume Tell. L’esecuzione di questo brano vede coinvolti Juan Diego Florez, Maria Monzó, Marta Pluda, Giorgio Caoduro e Nicolò Donini: l’ottima fusione dei timbri e dei colori vocali degli interpreti, la delicatezza e morbidezza dell’orchestra e la compattezza della compagine corale, contribuisce a creare una vera cattedrale di suoni in grado di suscitare grande emozione profonda commozione nel pubblico.
Applausi scroscianti salutano gli interpreti mentre al divo Flórez vengono riservate ripetute ovazioni. Ma gli applausi sono anche per il Presidente Mattarella la cui presenza ha conferito alla serata un’ulteriore segno di solennità e prestigio: una degna chiusura per questa edizione del ROF.
L’appuntamento con Pesaro è per il 2022 con la XLIII edizione del Festival.
Rossini Opera Festival 2021
GALA ROSSINI
Tenore Juan Diego Flórez
Soprano Marina Monzó
Mezzosoprano Marta Pluda
Tenore Manuel Amati
Baritono Giorgio Caoduro
Basso Nicolò Donini
Tenore Matteo Roma
Tenore Sergey Romanovsky
Baritono Pietro Spagnoli
Tenore Jack Swanson
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Direttore e concertatore Michele Spotti
Coro del Teatro Ventidio Basso
Maestro del coro Giovanni Farina
Foto Rof/Studio Amati Bacciardi