Concerto Ádám Fischer e Anna Prohaska
Mozart e Haydn: classicissimo verrebbe da pensare, eppure nella nutrita schiera dei lavori dei due grandi nomi il programma del Maggio Musicale propone l’ascolto di rare perle compositive, affidate alla voce di Anna Prohaska.
Un programma che unisce in due blocchi modulari una sinfonia e un’aria, ma non due sinfonie casuali; la sinfonia 36 in Do maggiore detta “Linz” di Wolfgang Amadeus Mozart e la sinfonia 103 in Mi bemolle maggiore di Franz Joseph Haydn, l’unica che inizia con un rullo di timpani, come è ben evidenziato in frontespizio di partitura “mit dem paukenwirbel”. Entrambe evidenziano un forte dialogo tra archi e fiati, quasi a voler dare valore ai legami umani tra i membri dell’orchestra, unitamente alle esecuzioni “a solo” che vanno a dare ampio spazio ai singoli strumenti. Un segno forse a rimarcare, dopo i tempi difficili di distanziamento, che impongono mascherine, plexiglass e quant’altro, che la musica riesce a metterci in relazione nonostante la distanza e le differenze, non solo quelle tra timbro e strumento.
Oltre alla parte sinfonica, nonostante il contesto classico, la vera specialità del programma sono state le due cantate.
La cantata “Berenice che fai?” hob XXIVa10 di Haydn e “Ch’io mi scordi di te non temere amato bene” di Mozart, entrambe per soprano, a cui ha prestato la voce Anna Prohaska.
“Berenice che fai?” è la prima volta che viene eseguita al Maggio Musicale ed Anna Prohaska ha dato ampio spessore a questo pezzo poco conosciuto ed eseguito.
La cantata quadripartita attinge dal testo dell’Antigono di Metastasio e racconta la vicenda di Berenice, lasciata sola dopo la morte dell’amato Antigono, vittima di se stesso per l’amore del padre Demetrio.
La cantata, che nella partitura originale porta la dedica “alla signora Banti”, nella struttura quadripartita “recitativo – cavatina – recitativo – aria” è un climax per la vocalità, che viene caricato dalle voci dei fiati. Anna Prohaska ha rimarcato la dolcezza di questa pregevole pagina di musica, con grande cura dei dolci piani e dei forti, con presenza e prestanza di timbro, al quale non sono mancati sprizzi di agilità nei trilli e presenza anche nelle note scure della tessitura più grave del soprano.
Cosa invece che non si può dire della parte vocale prestata nel “ Ch’io mi scordi di te”, un pezzo che vedeva lo stesso di direttore d’orchestra, Ádám Fischer, accompagnare al pianoforte la voce.
Questa curiosa parte musicale è composta per l’affetto che Mozart provava per il soprano Anna, in questo caso, Storace: informazione che ci viene data proprio da Mozart nell’autografo della composizione “per Madamoiselle Storace e me”.
Sebbene Fischer abbia evidenziato per tutto il concerto un fantastico legame d’intesa con l’orchestra e la voce di Anna Prohaska, questo speciale feeling sembra essere venuto un po’ meno nella pagina Mozartiana e la bella voce di Anna Prohaska non ha primeggiato.
Vero fuoriclasse di questo concerto resta Ádám Fischer che per tutto il programma ha diretto “by heart”, a memoria, anche la parte al pianoforte.
Unendo alla gestualità chiara e precisa l’estro di un direttore serio ma che riesce ad interagire con simpatia coinvolgendo l’orchestra ma anche il pubblico, che gli tributato calorosi applausi e “bravo”.
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia in do maggiore K. 425, Linz
Franz Joseph Haydn
“Berenice che fai?”, cantata per soprano e orchestra
Wolfgang Amadeus Mozart
“Ch’io mi scordi di te?… Non temer, amato bene” K. 505
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 103 in mi bemolle maggiore Hob:I:103, Mit dem Paukenwirbel
Foto di Michele Monasta