Il castello di Kenilworth (DVD Dynamic 2020)
Grazie all’etichetta discografica Dynamic approda sul mercato la registrazione del raro “Castello di Kenilworth”, di Gaetano Donizetti allestito dall’omonimo Festival di Bergamo nel novembre 2018.
Questo titolo, proposto veramente di rado, rappresenta il primo incontro del genius bergamasco con i Tudor. L’opera è qui eseguita nella sua prima versione, andata in scena a Napoli nel 1829, nella revisione sull’autografo a cura di Giovanni Schiavotti. La partitura ammicca agli schemi rossiniani, ma appare anche ricca di spunti originali che verranno poi ripresi in opere della maturità dallo stesso Donizetti.
Per questa edizione viene scelto un cast di assoluto interesse, a partire dalle due protagoniste, Jessica Pratt e Carmela Remigio rispettivamente nei ruoli di Elisabetta I Tudor ed Amelia.
Il soprano australiano risulta convincente nell’interpretazione di una sovrana Tudor regale ma dotata anche di grande umanità, fiera ma al tempo stesso fragile e preda del tormento d’amore. Vocalmente trova nelle colorature di cui la scrittura è fitta il suo terreno d’elezione, appare misurata nell’affrontare le frasi arroventate dell’ira regale senza cercare facili forzature del registro centrale, facile e squillante il registro acuto (spiace tuttavia notare come i sovracuti con cui vengano chiuse le cabalette e i concertati appaiano talvolta fissi); la sua è una prova di livello che culmina nella riuscita esecuzione della grande aria finale.
Di assoluto rilievo l’Amelia di Carmela Remigio: il soprano accenta ogni parola, ogni frase con intensità e sapiente impiego di colori; il personaggio che ne esce non appare pertanto quello di una fanciulla indifesa vittima delle trame del perfido Warney, quanto piuttosto una donna volitiva e che combatte per difendere i propri ideali e la propria posizione. Il timbro chiaro e suadente, la buona musicalità e la capacità di dominare la tessitura da soprano , specialmente nella splendida scena della follia di terzo atto accompagnata dalla glassarmonica (antesignana della grande scena di Lucia di Lammermoor) tratteggiano un personaggio assolutamente credibile e nobile.
Stefan Pop crea un Warney la cui perfidia sembra scaturire da un tormento interiore tra desideri di conquista e di vendetta; grazie al colore della voce ambrato risulta perfettamente a suo agio nella scrittura da baritenore, mostra vocalità sicura, omogeneità tra i registri e giusta intenzione d’accento.
Molto attesa era la prova del giovanissimo Xabier Anduaga chiamato ad affrontare il ruolo di Leicester, scritto per il celeberrimo interprete rossiniano Giovanni David: il ventitreenne tenore spagnolo affronta con baldanza quasi insolente una tessitura acutissima e sorprende, oltre per il bel timbro e il lucente colore della voce, per sicurezza tecnica e per ottima musicalità.
Convincenti e perfettamente riusciti sia sotto il profilo vocale che interpretativo Dario Russo e Federica Vitali rispettivamente nei ruoli di Lambourne e Fanny.
Sul podio Riccardo Frizza offre una lettura dal ritmo calzante, pertinente con lo stile del compositore, rispettosa dei pesi vocali dei singoli interpreti e con buon equilibrio tra buca e palcoscenico. L’Orchestra Donizetti Opera, appositamente costituita per il Festival, ha il merito di rispondere onorevolmente alle intenzioni del Maestro Concertatore. Buona la prestazione del Coro del Donizetti Opera guidato dal Maestro Fabio Tartari. La regia di Maria Pilar Pérez Aspa appare particolarmente efficace nella caratterizzazione dei singoli personaggi mentre risulta poco incisiva nella gestione del quadro d’insieme della vicenda. Essenziali le scene di Angelo Sala, funzionali le luci di Fiammetta Baldiserri, una nota di merito ai bellissimi costumi a cura di Ursula Patzak, minuziosamente curati e fedeli all’epoca storica della vicenda. Se da un lato la ripresa video (a cura di Adriano Figari e Matteo Ricchetti) mette in evidenza un progetto registico privo di guizzi ed originalità, dall’altro consente di apprezzare appieno la mimica facciale dei singoli interpreti, volti e sguardi assolutamente pertinenti e credibili.