Spettacoli

Die Liebe der Danae – Teatro Carlo Felice, Genova

La rarissima opera di Richard Strauss sul palco genovese.

Correggio, Tiziano, Rembrandt e Klimt sono solo alcuni fra i pittori che hanno recepito il fascino del mito di Danae e del suo incontro erotico con Zeus tramutatosi in pioggia d’oro. Sicuramente una occasione per provarsi con una difficile rappresentazione, non priva di un pizzico di malizia e di tutta la voluttuosa preziosità dell’oro.

Un tema insomma perfetto per la pittura, ma non solo, un racconto che ha colpito anche Hugo von Hofmannsthal che rielaborò il mito e scrisse, nel 1920, il suo Danae oder die Vernunftheirat. Da questo componimento partì Richard Strauss per la sua Die Liebe der Danae, lavoro complesso e travagliato che incrocia gli anni della seconda guerra mondiale. Di fatto l’opera era pronta nel 1940 ma Strauss non volle rappresentarla fino al 1944 quando, in forma privata, il 16 agosto fu messa in scena una sola volta a Salisburgo. Da una storia così particolare non può che, giustamente, partire il regista Laurence Dale, per questo nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova che, ricordiamo, propone la prima rappresentazione italiana della versione originale con complessi artistici italiani.

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Scott Hendricks e Angela Meade

Il sipario si apre con un video che ci rimanda ad una triste data: il 1944, risuonano in sala le parole dello stesso Strauss che si augurava che l’opera potesse andare in scena dopo la ritrovata pace. Un grande boccascena in rovina e cumuli di macerie ai lati del palco ci ricordano  la tragedia dei bombardamenti. Per quasi tutta la durata dello spettacolo i bravi mimi Roberto Pierantoni e Erika Melli compaiono in teatro evocando le figure di Strauss e della moglie Pauline de Ahra, che assistono alla sola e straziante prova a porte chiuse. Una idea vincente che racconta al pubblico una pagina di storia forse non troppo nota, dove si  parla di musica e guerra ma anche di speranza per un futuro migliore. Temi questi oggi purtroppo attualissimi che, forse, potevano essere meglio introdotti, magari con qualche ulteriore scritta esplicativa ma crediamo che, anche in questa forma, il racconto sia arrivato al pubblico. La scena ed i costumi, entrambe a cura di Gary McCann, si muovono quindi su due piani. Il primo è quello della seconda guerra mondiale, evocato anche grazie ai video che rimandano ai devastanti bombardamenti, il secondo è invece quello della rappresentazione teatrale che sfrutta gli elementi che potevano essere disponibili negli anni Quaranta: perlopiù grandi fondali dipinti di tema naturale e mitologico e pochi altri elementi chiave. Un colpo d’occhio variegato che somma con una certa grazia mondi e cifre stilistiche differenti, riuscendo comunque a trovare una sua armonia. A questo effetto concorrono anche le luci, sempre adeguate, di John Bishop, e le belle coreografie di Carmine De Amicis. Una menzione particolare, a tal proposito, la meritano i quattro bravissimi artisti: Daniele BraccialeLuca Cappai, Simone Cristofori e Giuseppe Sanniu che danzano, completamente dipinti d’oro, ed evocano il metallo così importante nel racconto mitologico e di cui la musica in più punti richiama il tintinnio. 

La messinscena di questo titolo rappresenta, anche sotto il profilo musicale, una delle proposte più stimolanti dell’attuale cartellone genovese e, a giudicare dall’eccellente risultato qualitativo della produzione, possiamo affermare che mai scommessa fu più azzeccata.

Al felice esito complessivo hanno concorso numerosi fattori, primo fra i quali, la magnifica direzione di Michael Zlabinger che, inizialmente previsto per un’unica data, dopo il ritiro per motivi personali di Fabio Luisi, è stato chiamato a sostenere tutte le recite in programma. Il giovane direttore austriaco sigla una prova notevolissima grazie ad una interpretazione raffinata ed equilibrata del testo straussiano. Con gesto ampio e sicuro, Zlabinger ricama un affresco sonoro articolato e stratificato ove l’aulica magnificenza degli interludi sinfonici si intreccia con la solenne eleganza dei momenti corali e, ancora, con il delicato languore delle oasi liriche. Sorprendente, poi, l’intesa con i complessi genovesi. La compagine orchestrale, da par suo, appare in stato di grazia per smalto e duttilità, oltre alla precisione con cui mostra di seguire il gesto direttoriale. Magnifico anche il Coro del Teatro Carlo Felice che, pur alle prese con un repertorio meno tradizionale del solito, si impone con sicurezza ed intensità, testimoniando, tra l’altro, il sempre crescente valore delle linee guida proposte dal Maestro Claudio Marino Moretti.

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Timothy Oliver e Scott Hendricks

Il cast vocale vede brillare la stella di Angela Meade. La vocalità, ampia e brunita del soprano, si sposa idealmente con la scrittura straussiana e, ancora una volta, si rimane impressionati dinanzi alla rotondità dell’emissione e alla straordinaria proiezione del registro medio-superiore. Di rilievo anche l’interprete che, grazie alla duttilità e alla modulazione della linea, riesce a dipingere le sfumature emotive di Danae nel corso della vicenda, dalla superbia con cui respinge ogni pretendente, al sognante e tenero innamoramento nei confronti di Midas.

Quest’ultimo trova in John Matthews Myers un interprete particolarmente efficace grazie alla peculiarità di un mezzo importante ma caratterizzato, ad un contempo, dalla morbidezza necessaria per rappresentare tutta la purezza dell’amore nei confronti di Danae.

Il personaggio di Jupiter può giovarsi, poi, del carisma scenico di Scott Hendricks. Pur dotato di un mezzo non particolarmente ampio, il baritono offre una prova complessivamente corretta e riesce a superare, con evidente abilità, anche i passaggi più insidiosi della scrittura. In particolare evidenza l’interprete, la cui credibilità è assicurata dalla cura e dalla pertinenza dell’accento.

Meritevoli di lode sono, poi, Tuomas Katajala, un Pollux vocalmente squillante e scenicamente arguto nel rifuggire i creditori, e Timothy Oliver che, con il suo mezzo piacevolmente timbrato, caratterizza, con sapiente ironia, Merkur, il messaggero degli dei.

Perfetto, per amalgama vocale ed intesa scenica, il quartetto di personaggi del mito, composto da Anna Graf, Agnieszka Adamczak, Hagar Sharvit e Valentina Stadler, impegnate, rispettivamente, nei ruoli di Semele, Europa, Alcmena e Leda. Artiste tutte bravissime nel proporre la propria individualità, con dovizia di sfumature vocali ed interpretative.

Di significativa musicalità è dotata Valentina Farcas, nella cui interpretazione di Xanthe si fondono la freschezza della linea e la raffinatezza del portamento.

Degno di nota, inoltre, il valido contributo di Albert Memeti, Eamonn Mulhall, Nicolas Legoux e John Paul Huckle, impegnati nel dare vita, con indubbia professionalità, ai quattro re, nipoti di Pollux.

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Angela Meade e John Matthew Myers

Altrettanto significativo l’apporto del quartetto delle guardie, rispettivamente interpretate da Domenico Apollonio, Davide Canepa, Luca Romano e Andrea Scannerini.

Completa la locandina Valeria Saladino.

La serata ha potuto contare sulla partecipazione di un pubblico numeroso, spinto dalla curiosità della riscoperta di questo tesoro straussiano di così rara rappresentazione. Una serata di grande musica, coronata dall’entusiasmo della sala, equamente distribuito tra tutti gli interpreti ma con autentiche ovazioni per Angela Meade e Michael Zlabinger.

DIE LIEBE DER DANAE
Mitologia gaia in tre atti di Richard Strauss
Libretto di Joseph Gregor
Prima rappresentazione italiana
della versione originale con complessi artistici italiani

Jupiter Scott Hendricks
Merkur Timothy Oliver
Pollux Tuomas Katajala
Danae Angela Meade
Xanthe Valentina Farcas
Midas John Matthew Myers
Erste König Albert Memeti
Zweite König Eamonn Mulhall
Dritte König Nicolas Legoux
Vierte König John Paul Huckle
Semele Anna Graf
Europa Agnieszka Adamczak
Alkmene Hagar Sharvit
Leda Valentina Stadler
Vier Wächter Domenico Apollonio
Bernardo Pellegrini 
Luca Romano
Andrea Scannerini
Eine Stimme Valeria Saladino

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Direttore Michael Zlabinger
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Regia Laurence Dale
Scene e costumi Gary McCann
Luci John Bishop
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS

Foto: Teatro Carlo Felice