Spettacoli

Rigoletto – Firenze, Teatro del Maggio

Un Rigoletto la cui deformità è principalmente la sua doppiezza quello andato in scena al Teatro del Maggio, nell’allestimento di Davide Livermore e con la direzione di Stefano Ranzani. Tra le feste orgiastiche e la lavanderia sotterranea, dove ci si illude di lavare la propria anima e custodire il candore, la scissione di cui è emblematico il protagonista attraversa in realtà anche gli altri personaggi, nella rappresentazione di un mondo diviso tra superficie e sottosuolo, pervaso di ambiguità e di erotismo. E in questa cornice l’invito a perseguire i propri sogni con il “Follow your dreams” scritto sui muri della stazione risulta spiazzante, sugli accordi della maledizione e al principio di un viaggio che si avvolge su stesso e che si configura piuttosto come una discesa e un’esplorazione dell’underground contemporaneo. La ripresa di Stefania Grazioli sottolinea questa circolarità nell’avvicendarsi dei quadri realizzati da Giò Forma, dove la stazione rimanda alla lavanderia così come il palazzo al locale notturno. Il disegno delle luci di Antonio Castro (riprese da Fabio Rossi) immerge il dramma nell’oscurità, creando tuttavia intensi contrasti nei toni del rosso, mentre i costumi di Gianluca Falaschi (Gian Maria Sposito) definiscono un ambiente borghese e decadente, con fogge moderne accostate a suggestioni rinascimentali.

Rigoletto_Firenze_2025_2
Eleonora Filipponi e Celso Abelo

I movimenti in scena, se per un verso trasmettono efficacemente l’idea di desolazione metropolitana, dall’altro allentano spesso la tensione del racconto, con passaggi, come il finale del primo atto, che mancano di ritmo e che ci si presentano slegati dalla musica.
In questo aspetto, la regia risente di una direzione debolmente narrativa, con tempi che si dilatano e momenti troppo staccati l’uno dall’altro. Il flusso appare poco compatto soprattutto al primo atto, stagliandosi invece con maggiore vigore e unità al principio del secondo, così come dalla tempesta sino al duetto finale, con il suono che acquista spessore e la dinamica che si fa più articolata.
Anche il Coro del Maggio non si impone come al suo solito, puntuale ma moderatamente trascinante, eccezion fatta per gli interventi voluminosi e scolpiti nella parte centrale del secondo atto.

Leon Kim interpreta Rigoletto nella recita a cui abbiamo assistito (nelle altre il ruolo è affidato a Daniel Luis de Vicente). La voce è consistente e rotonda, la dizione scandita e accurata, con validi effetti di forte e di piano, mentre la linea di canto non è sufficientemente continua e tende a riprodurre il medesimo disegno. Meglio differenziata l’intera sequenza di “Cortigiani, vil razza dannata”, ma piuttosto segmentata ”Sì, vendetta, tremenda vendetta”. Trova infine la sua migliore espressività nella scena conclusiva, resa con coinvolgente drammaticità, suggellando così la prova di un Rigoletto inquieto e grintoso che nel contesto di questo allestimento raffigura assai bene lo smarrimento esistenziale del personaggio, ma il cui tormento merita di essere meglio dipanato e approfondito.

Olga Peretyatko è una Gilda che vibra di delicata passione. Il canto è omogeneo e smaltato, con passaggi legati e graduali, in un’attenta modulazione dell’intensità, ampi fiati e una salda tenuta delle note. In “Caro nome che il mio cor” ha vocalizzi definiti e trasparenti, pur con acuti timidamente proiettati; toccante in “Nelle feste al tempio” e puntuale e appassionata nella stretta che chiude il secondo atto. Emerge con una linea elegante e luminosa nei momenti d’insieme al terzo atto ed è morbida e dolce nel duetto conclusivo.

Ha un piglio deciso Celso Abelo come Duca di Mantova, ma la proiezione riesce poco libera e sfogata, rendendo così ogni aria in una forma alquanto opaca. La cabaletta “Possente amor mi chiama” si attesta tuttavia come il suo momento più energico e lucente.

Aggressiva e sensuale la Maddalena di Eleonora Filipponi, che esibisce una vocalità piena e rotonda, con accenti marcati e attente variazioni nel volume.

Rigoletto_Firenze_2025_3
Olga Peretyatko

Pur risultando abbastanza uniforme al suo apparire, Alessio Cacciamani come Sparafucile è poi al terzo atto assai nitido e sbalzato, di grande sicurezza e sorvegliata definizione.
Janetka Hosco interpreta Giovanna con notevole originalità, mettendone in evidenza l’ambigua natura con un canto modulato e rigoglioso.
Vigoroso e omogeneo il Monterone di Manuel Fuentes, con una maledizione di scolpita eloquenza.
Ha un’emissione compatta e uno stile elegante il Marullo di Yurii Strakhov, chiaro e diretto il Borsa di Daniele Falcone.
Signorile e drammatico il Conte di Ceprano di Huigang Liu e di dolente sensualità la Contessa di Letizia Bertoldi.
Squillante e articolato il Paggio di Aloisia de Nardis, definito l’Usciere di Egidio Massimo Naccarato.

Il tiepido entusiasmo mostrato dal pubblico durante la rappresentazione si scioglie alla fine in applausi assai fragorosi, in un generale consenso per l’intero spettacolo.

RIGOLETTO

Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Musica di Giuseppe

Maestro concertatore e direttore Stefano Ranzani

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Regia Davide Livermore
ripresa da Stefania Grazioli
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
ripresi da Gian Maria Sposito
Luci Antonio Castro
riprese da Fabio Rossi
Video D-Wok
Assistente movimenti coreografici Elena Barsotti

Il Duca di Mantova Celso Albelo
Rigoletto, suo buffone di corte Leon Kim
Gilda, figlia di lui Olga Peretyatko
Sparafucile, bravo Alessio Cacciamani
Maddalena, sorella di lui Eleonora Filipponi
Giovanna, custode di Gilda Janetka Hosco
Il Conte di Monterone Manuel Fuentes
Marullo, cavaliere Yurii Strakhov
Matteo Borsa, cortigiano Daniele Falcone
Il Conte di Ceprano Huigang Liu 
La Contessa di Ceprano, sposa di lui Letizia Bertoldi
Usciere di corte Egidio Massimo Naccarato
Paggio della Duchessa Aloisia de Nardis

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Foto: Michele Monasta – Maggio Musicale Fiorentino