Spettacoli

La traviata – Teatro Carlo Felice, Genova

Il 2025 del Teatro Carlo Felice di Genova inizia sotto il nume tutelare di Giuseppe Verdi

“Due cose belle ha il mondo: amore e morte” così scriveva Giacomo Leopardi, ripensando ai miti greci, in Consalvo componimento in endecasillabi pubblicato nel 1835. E proprio “Amore e morte” doveva essere il titolo di La traviata prima che la censura intervenisse a modificarlo. Per Verdi un modo di sublimare il tema della “croce e delizia” che è colonna portante dell’opera: estasi amorosa ma anche fatale gioco con la malattia e la morte. Da queste considerazioni, ben espresse nel libretto di sala, parte il regista Giorgio Gallione per la sua Traviata. Uno spettacolo, già visto più volte a Genova, pensato con lo scenografo e costumista Guido Fiorato, che continua a mantenere, anche a distanza di qualche anno, un suo particolare fascino. Ci troviamo in un luogo della fantasia o dell’anima, dominato da un grande albero bianco addobbato come un lampadario. I colori dominanti della scena sono toni cupi: neri, rossi e viola. Tutta la vicenda di Violetta è vissuta come un lucido incubo ricco di figure ambigue e inquietanti che si muovono sui passi di danza pensati da DEOS. Un allestimento che, forse, ha perso con il passare del tempo un po’ di quella forza spiazzante e provocatoria del suo debutto ma che sa ancora essere sottilmente inquietante ed enigmatico. Particolarmente riuscita la scena del terzo atto che si apre sull’albero abbattuto a terra, su cui giace un alter ego della protagonista. Un grande specchio appeso al soffitto amplifica la scena e mostra, con un sofisticato gioco di riflessi, il pavimento fatto di schegge di vetro spezzato. Semplici e funzionali all’allestimento i costumi, perlopiù contemporanei. Ispiratissime le luci di Luciano Novelli che contribuiscono ad evocare una atmosfera allucinatoria e sinistra. 

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Carolina López Moreno

Dopo i recenti successi fiorentini, Carolina López Moreno torna ora a vestire i panni dell’infelice eroina verdiana. Il soprano, dalla vocalità fresca e di buon volume, si confronta così con un ruolo fra i più complessi per durata e resistenza, uscendo a testa alta dal cimento. L’artista si impone al pubblico grazie alla bellezza di una emissione omogenea e piacevolmente timbrata, che vede nella rotondità dei centri e nella ampiezza della prima ottava i propri punti di forza. Il primo atto, risolto con la giusta brillantezza vocale, viene valorizzato, in particolare, nel sognante abbandono dell’aria “Ah forse è lui”, ricamata con effetti chiaroscurali di indubbia suggestione. Nel successivo duetto con Germont padre, Moreno sottolinea lo smarrimento interiore della protagonista facendo leva sulla pregevole capacità di smorzare il suono in lamine sonore di adamantina purezza. È nel terzo atto, poi, che la sua prova vede il proprio apice, dapprima con la allucinata, a tratti onirica, esecuzione di “Addio del passato” e, quindi, con il disperato struggimento del duetto conclusivo con Alfredo. Una prestazione complessivamente ben riuscita dove la cura di un fraseggio, moderno e sempre espressivo, si combina al fascino di una presenza scenica aggraziata e disinvolta. Con questa produzione genovese, il soprano giunge al suo secondo incontro con il personaggio di Violetta, ruolo che, opportunamente coltivato, siamo convinti possa regalarle più di una soddisfazione.

Al suo fianco Francesco Meli che, con il personaggio di Alfredo, ritrova uno dei ruoli verdiani da lui maggiormente frequentati. La solarità di un timbro pastoso si combina con la naturale proiezione di uno strumento che, anche in questa occasione, si impone per ricchezza e perizia tecnica. Il tenore genovese conosce il significato della parola verdiana e la fa sua attraverso un fraseggio musicale moderno e sfumato che vede, nella celebre aria di secondo atto “Dei miei bollenti spiriti” uno dei momenti più riusciti ed applauditi della serata.

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La traviata, Opera Carlo Felice, Genova

A completare il terzetto dei protagonisti la perizia di Roberto Frontali che, da artista di gran classe quale è, dimostra come con l’autenticità del fraseggio e la consapevolezza dello strumento si possa plasmare un personaggio pertinente e sempre credibile. Si veda, in tal senso, la bella esecuzione dell’aria “Di Provenza”, cui il baritono ha voluto conferire una spiccata, quanto struggente, verità drammatica di sicuro impatto teatrale.

Tra i comprimari spicca la Flora Bervoix di Carlotta Vichi, vocalmente sontuosa e scenicamente carismatica. 

Molto bene anche la Annina, anch’essa in abiti mascolini, di Chiara Polese, dal timbro chiaro e ben sfogato.

Tra i signori uomini, un plauso speciale al sempre squillante ed incisivo Roberto Covatta, Gastone, e a Claudio Ottino che, con il caratteristico timbro serotino, restituisce tutta l’autorità del Barone Douphol. 

Una menzione anche per il Dottor Grenvil del bravo Francesco Milanese che, in questo spettacolo di Gallione, costituisce una presenza pressoché costante sul palco.

Completano la locandina, con puntuale professionalità, Andrea Porta, Marchese d’Obigny, Loris Purpura, Domestico di Flora, Giuliano Petouchoff, Giuseppe e Filippo Balestra, un commissionario.

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Roberto Frontali

Sul podio della sempre brava Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, Renato Palumbo offre una lettura della partitura che, in forza dell’adozione di tempi perlopiù spediti, sottolinea la costante e crescente tensione del dramma. L’esecuzione, al netto del taglio di alcune ripetizioni, è pressoché integrale e, pur non brillando per singolare originalità interpretativa, denota un’ottima professionalità e una adeguata pertinenza stilistica. Complessivamente riuscito il dialogo tra podio e buca dove si nota, per altro, una particolare attenzione ai legni e agli ottoni, i cui interventi vengono talvolta enfatizzati con un piacevole effetto teatrale. Curato e abbastanza equilibrato anche il rapporto con il palco.

Resta da riferire, infine, del valido apporto del coro del Carlo Felice di Genova, guidato con la consueta perizia da Claudio Morino Moretti.

Serata da tutto esaurito coronata da un grande successo di pubblico che riserva le accoglienze più calorose al terzetto dei protagonisti. Per dovere di cronaca riportiamo sparuti e timidi dissensi per il team creativo.

LA TRAVIATA
Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi

Violetta Valéry Carolina López Moreno
Alfredo Germont Francesco Meli
Giorgio Germont Roberto Frontali
Flora Bervoix Carlotta Vichi
Annina Chiara Polese
Gastone Roberto Covatta
Marchese d’Obigny Andrea Porta
Baron Douphol Claudio Ottino
Dottor Grenvil Francesco Milanese
Giuseppe Giuliano Petouchoff
Un commissionario Filippo Balestra
Un domestico di Flora Loris Purpura

Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice di Genova
Maestro concertatore e direttore Renato Palumbo
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Regia Giorgio Gallione 
Scene e costumi Guido Fiorato 
Luci Luciano Novelli
Coreografie DEOS

Foto: Marcello Orselli