Don Pasquale – Donizetti Opera Festival, Bergamo
Don Pasquale è la terza opera proposta dal Donizetti Opera Festival 2024.
La malinconica comicità di Don Pasquale torna ad affascinare il pubblico bergamasco. Il capolavoro di Donizetti fece la sua prima comparsa il 3 gennaio 1843, a Parigi, al Théâtre-Italien, per non uscire mai di fatto dal repertorio. Peculiare la vicenda del libretto, tratto da quello di Angelo Anelli per il Ser Marcantonio di Stefano Pavesi. Il lavoro, pubblicato inizialmente sotto pseudonimo, è opera dello stesso Donizetti in collaborazione del sempre troppo poco lodato Giovanni Ruffini, autore di quel capolavoro risorgimentale che è il romanzo Il Dottor Antonio. Come sempre il Festival, con grande attenzione filologica, propone una nuova preziosa edizione critica, a cura di Roger Parker e Gabriele Dotto.
Lo spettacolo, coprodotto con l’Opéra di Dijon, vede la regia di Amélie Niermeyer e le scene e costumi di Maria-Alice Bahra.
Il sipario si apre sulla moderna ed elegante casa del protagonista, con tanto di piscina. Una struttura che, ruotando su se stessa, riesce a mostrare prospettive diverse quali le vie intorno alla abitazione. Ed è proprio dentro ad una scalcinata macchina, in un viottolo, che paiono vivere Norina e suo fratello, il Dottor Malatesta, due bohémien un po’ avventurieri che organizzano la simpatica truffa ai danni del protagonista di cui l’opera tratta. Il mondo evocato è spensierato ma al tempo stesso melanconico, sicuramente pieno di trovate originali, a volte un po’ esagerata forse, come nel caso dell’elefante rosa che apre il secondo atto. Nelle intenzioni della regista, lo leggiamo nel libretto di sala, c’è un rimando al film coreano del 2019 Parasite da cui si mutua una atmosfera cinica e imprevedibile. Modernissimi e variegati i costumi: spesso comode tute che si accordano perfettamente all’ironica atmosfera evocata. Uno spettacolo che vuole sottolineare l’intraprendente modernità della protagonista che abbandona, alla fine dell’opera, anche il suo amato, e sceglie da sola il proprio futuro. Una lettura divertente ed esuberante che brilla anche grazie alle luci estive e solari di Tobias Löffler, alle divertenti coreografie di Dustin Klein ed ai bravi performer: Alessandra Bareggi, Hillel Pearlman e Vittorio Pissacroia
Numerosi i motivi di interesse della esecuzione musicale, basata come già scritto su una nuova edizione critica eseguita per la prima volta proprio in questa occasione. Rispetto alla versione tradizionalmente rappresentata, abbiamo così l’occasione di ascoltare alcune pagine inedite, come recitativi o intere frasi musicali.
Iván López-Reynoso, alla guida della valente Orchestra Donizetti Opera, opta per una lettura che, attraverso l’adozione di tempi piuttosto brillanti e spediti, accarezza lo spirito comico (pur sempre velato di malinconia) di questo capolavoro. Una interpretazione coinvolgente e in equilibrio ideale tra ironia e nostalgia. Merito, senza dubbio, di un evidente lavoro di cesello sulle dinamiche e sui colori orchestrali che, al netto di qualche occasionale eccesso di clangore, sembrano scelti con la giusta appropriatezza stilistica e pertinenza drammaturgica. Buona la intesa, sia con la summenzionata compagine orchestrale, sia con il palco dove ad esibirsi è una compagnia di canto che affianca a già affermate star internazionali del belcanto, alcuni giovani talenti provenienti dalla Bottega Donizetti.
Nel ruolo del titolo, giganteggia Roberto De Candia che, giunto a questo appuntamento in forma smagliante, regala una lezione di autentico teatro. La vocalità, dal caratteristico colore brunito, si staglia ampia e poderosa tra le righe dello spartito e risolve con invidiabile souplesse ogni richiesta dell’autore, dai cantabili alle pagine dove la coloratura diventa più fitta e vorticosa. E poi c’è l’interprete, colui che costruisce il personaggio con carezzevole ironia e disincantata malinconia, un artista a tutto tondo, votato alla espressività del momento nel solco della più fulgida tradizione operistica italiana.
Al suo fianco, tanta era l’attesa per la presenza di Javier Camarena nel ruolo di Ernesto. Il tenore, in possesso di un mezzo di rara preziosità per bellezza del timbro e ricchezza di armonici, trova nella scrittura donizettiana il proprio terreno di elezione. Pur in presenza di qualche occasionale segno di non perfetta forma, forse un recente raffreddore, Camarena sfoggia una emissione morbidissima e riesce a brillare nei centri come nel registro superiore, sempre poderoso e squillante. Di gran classe, inoltre, l’interprete, che esibisce a dovere mezze voci e filati di rara dolcezza.
Brilla la Norina di Giulia Mazzola, in possesso di una linea vocale luminosa. Il soprano si contraddistingue per la facilità e proiezione dell’emissione e si apprezza per la naturalezza con cui sciorina agilità e volatine. Ottima, poi, l’interprete, scatenata sulla scena, peperina e coinvolgente nell’accento.
Bene anche il Malatesta di Dario Sogos che, alla freschezza e alla incisività del mezzo vocale unisce una presenza scenica carismatica e travolgente.
Completa la locandina il bravo Fulvio Valenti, nei panni un improbabile e poco raccomandabile notaro.
Un plauso, infine, al Coro dell’Accademia del Teatro alla Scala, guidato dalla mano esperta di Salvo Sgrò. Se musicalmente apprezziamo il colore brillante di un suono sempre compatto, in questa occasione va sottolineata anche, e soprattutto, la più totale immedesimazione scenica di ogni singolo artista.
Al termine, il folto pubblico presente, visibilmente divertito e soddisfatto, riserva un successo pieno ed incondizionato per tutta la compagnia.
Tirando le somme di questo primo week end festivaliero, possiamo di certo affermare e, a buon diritto, come gli sforzi del direttore artistico Francesco Micheli abbiano dato i propri frutti regalando al pubblico quest’anno una edizione di altissimo livello.
Marco Faverzani | Giorgio Panigati, 17 novembre 2024.
All’ultima recita di Don Pasquale dell’edizione 2024 del festival dedicato a Gaetano Donizetti, Roberto De Candia veste i panni del protagonista con rinnovato splendore. La maturazione vocale, più drammatica e l’evoluzione personale, danno voce e interpretazione a un personaggio più accorto e compiuto. Lo stesso vale per l’Ernesto di Javier Camarena, maggiormente incentrato sulla dolcezza, resa perfettamente col suo strumento ricco di grazia estatica.
Il compito di essere brillanti è affidato ai due giovani talenti della Bottega Donizetti che vestono i panni di Norina e Malatesta. Giulia Mazzola ha debuttato il ruolo a Treviso soltanto nel 2021, ma in pochi anni lo ha fatto subito suo, con una carica vocale svettante e luminosa, corroborata da un’interpretazione dal giusto piglio. Bellissimo e ben centrato lo stile del musicalissimo Dario Sogos, che non ha ancora una buona proiezione – ed in questo non è aiutato dalla direzione – ma saprà sicuramente centrare l’obiettivo in un prossimo futuro.
Ottima la maniera di Iván López-Reynoso. Frizzante e ben costruito lo spettacolo di Amélie Niermeyer, con scene e costumi di Maria-Alice Bahra, coreografie di Dustin Klein – bravissimi i performer Alessandra Bareggi, Hillel Pearlman e Vittorio Pissacroia – e luci di Tobias Löffler.
William Fratti, 30 novembre 2024.
DON PASQUALE
Dramma buffo in tre atti
Libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti
Musica di Gaetano Donizetti
Don Pasquale Roberto de Candia
Norina Giulia Mazzola*
Ernesto Javier Camarena
Dottor Malatesta Dario Sogos*
Un notaro Fulvio Valenti
*Allievi della Bottega Donizetti
Performer Alessandra Bareggi, Hillel Pearlman, Vittorio Pissacroia
Orchestra Donizetti Opera
Direttore Iván López-Reynoso
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del Coro Salvo Sgrò
Regia Amélie Niermeyer
Scene e costumi Maria-Alice Bahra
Coreografie Dustin Klein
Luci Tobias Löffler
Assistente alla regia Giulia Giammona
FOTO: Gianfranco Rota