La bohème – Grimaldi Forum, Monte-Carlo
Una Bohème stellare al Grimaldi Forum di Monte-Carlo.
I cento anni trascorsi dalla morte di Giacomo Puccini, sono ricordati e celebrati anche nel Principato di Monaco che dedica al maestro lucchese, in apertura della stagione operistica, un intero festival. Il primo appuntamento è stato con La rondine che debuttò proprio qui nel 1917. Sarà possibile vedere poi, in forma di concerto, Tosca, a cui seguirà una serata speciale con il divo Jonas Kaufmann passando appunto per questa Bohème dal cast decisamente eccezionale. L’allestimento, già visto nel 2020, è frutto di una collaborazione fra il teatro monegasco e l’Opéra Royal di Mascate (Oman). Il regista Jean-Louis Grinda, nome caro al pubblico di Monte-Carlo, imposta uno spettacolo tradizionale e rispettoso del libretto. La scena, a cura di Rudy Sabounghi, si apre più che sulla soffitta di Rodolfo su un grande atelier di pittura, probabilmente quello di Marcello, caratterizzato da imponenti vetrate che affacciano sui boulevard parigini. Nello studio troviamo anche un piccolo e simpatico aiutante di bottega che rivedremo poi in quarto atto. Ugualmente piacevoli risultano anche le scene pensate per il secondo quadro che ci porta in un quartiere latino invaso da luminosi neon e quella per il terzo quadro caratterizzato da una evocativa nevicata ricreata con proiezioni video. Peculiari i costumi di David Belugou che, così come le scene, a volte sanno di un novecento più vicino a noi, come nel caso della protagonista e, in altri casi, come per Musetta, strizzano l’occhio ai costumi delle ballerine del Can-can di fine Ottocento. Una sorta di pastiche di epoche quindi, come in qualche misura lo è la musica di Giacomo Puccini, sempre in bilico fra tradizione ed innovazione. Ottime le luci di Laurent Castaingt che, soprattutto nel primo quadro ci accompagnano, in modo suggestivo, dalla piena luce del giorno ai colori della notte.
L’esecuzione musicale schiera sul palcoscenico un cast che possiamo di certo definire tra i migliori oggi possibili.
L’attesa era tutta per lei, Anna Netrebko, la diva per eccellenza, che proprio con quest’opera ha, forse, un legame speciale dal momento che quello di Musetta è stato il suo primo ruolo pucciniano.
La ritroviamo, in questa occasione, ad interpretare il personaggio di Mimì e la sua è una prova straordinaria. Il soprano giunge a questo appuntamento monegasco in forma vocale smagliante e, ancora una volta, si resta abbagliati dinanzi alla opulenza e alla preziosità di uno strumento di puro velluto. Rispetto ad anni fa e, in particolare, alle mitiche recite salisburghesi del 2012, il timbro si è scurito, i centri si sono ispessiti ma intatto rimane il lucente fulgore del registro superiore. E inalterato del pari è il magistero della esecutrice, quel dominio assoluto della tecnica che le consente di emettere lamine di suono di impalpabile purezza che si trasformano, poi, in messe di voce di invidiabile ampiezza. La frequentazione di un repertorio più impegnativo, tra cui larga parte del catalogo pucciniano, giustifica un approccio al personaggio più maturo e consapevole. Lo sfoggio di un fraseggio attento e sfumato contribuisce alla creazione di una Mimì drammatica e toccante al tempo stesso. Senza dimenticare, poi, l’allure della presenza scenica, curatissima nel più piccolo movimento. Straordinaria.
Al suo fianco il Rodolfo di Yusif Eyvazov. Anche nel suo caso è d’uopo riferire di una prova vocale davvero ben riuscita. Come ben noto, il tenore è in possesso di un timbro non particolarmente prezioso, ma poco importa, poi, dinanzi alla sicurezza e alla fermezza dell’organizzazione vocale complessiva. Notevolissimo è, inoltre, lo squillo del registro superiore, luminoso e ben emesso. Pregevole è, in tal senso, l’appassionata esecuzione della “manina”, coronata da un Do acuto di straordinaria ampiezza. Rifinito e coinvolto l’interprete, in evidente sintonia scenica e vocale con la Mimì di Anna Netrebko.
Ottimo Il Marcello di Florian Sempey che brilla per la musicalità di una linea di puro smalto. Spigliato ed accorato l’interprete, efficace ed incisivo nell’accento come nelle movenze.
Affascinante la Musetta di Nino Machaidze, elegantissima sulla scena e nel canto. Se il famoso valzer nell’atto del quartiere latino è pennellato con ammiccante malizia, ugualmente credibile è ogni suo intervento nell’ultimo quadro, allorquando il personaggio si debba mostrare più dolente e maturo.
Si impone Giorgi Manoshvili che affronta il ruolo di Colline con uno strumento compatto e dal suggestivo colore notturno. Di rilievo l’esecuzione della celebre “vecchia zimarra”, sottolineata dalla morbidezza dell’emissione e dalla nitidezza della dizione.
Completa la compagnia dei bohémiens, il pregevole Schaunard di Biagio Pizzuti, dalla vocalità omogenea e ben sostenuta. Di rilievo anche il coinvolgimento sulla scena.
Un plauso speciale merita l’Alcindoro di Matteo Peirone che, grazie alla teatralità di un accento quanto mai espressivo, si conferma autentico mattatore del palcoscenico.
Giustamente ironico, pur senza scadere nel grottesco il Benoît di Fabrice Alibert.
Completano la locandina Vincenzo di Nocera, Parpignol, Vincenzo Cristofoli, un sergente, Matteo Thistleton, un doganiere, Walter Barbaria, Domenico Cappuccio e Thierry di Meo, venditori ambulanti.
Tutti gli artisti in palcoscenico risultano ben sostenuti dal podio, dove troviamo Marco Armiliato, bacchetta particolarmente esperta del repertorio italiano. La sua è una lettura che, pur muovendosi nel solco della tradizione, si mostra piuttosto attenta alle sfumature, alle dinamiche e ai colori al fine di assicurare la giusta espressività e veridicità al racconto musicale. Un gesto sempre efficace, tanto nei momenti di maggiore lirismo, su tutti i numerosi incontri tra Mimì e Rodolfo, quanto nelle scene di massa, come nel quadro del Cafè Momus. Alle intenzioni del direttore risponde ottimamente l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, dal suono sempre nitido e brillante.
Note positive anche per il Coro dell’Opéra di Monte-Carlo, egregiamente guidato da Stefano Visconti. E un plauso speciale anche ai piccoli cantori dell’Académie de musique Rianier III.
L’esecuzione è stata coronata da un successo trionfale per tutta la compagnia e direttore. Una serata di grandi emozioni che ha saputo rendere il giusto omaggio al genio pucciniano e, più in generale, ad uno dei massimi capolavori del teatro musicale di tutti i tempi.
LA BOHÈME
Opera in quattro atti
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini
Mimì Anna Netrebko
Musetta Nino Machaidze
Rodolfo Yusif Eyvazov
Marcello Florian Sempey
Schaunard Biagio Pizzuti
Colline Giorgi Manoshvili
Benoît Fabrice Alibert
Alcindoro Matteo Peirone
Parpignol Vincenzo di Nocera
Un sergente Vincenzo Cristofoli
Un doganiere Matteo Thistleton
Venditori ambulanti Walter Barbaria, Domenico Cappuccio & Thierry di Meo
Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo
Direttore Marco Armiliato
Coro dell’Opéra di Monte-Carlo
Direttore del coro Stefano Visconti
Coro di voci bianche dell’Académie de musique Rainier III
Regia Jean-Louis Grinda
Scene Rudy Sabounghi
Costumi David Belugou
Luci Laurent Castaingt
Foto: ©OMC – Marco Borrelli