Il barbiere di Siviglia – Firenze, Cavea del Maggio
In occasione degli spettacoli del luglio 2024 torna ad aprirsi la Cavea del Maggio, luogo affascinante e di estrema piacevolezza, che si offre così all’estate fiorentina come ulteriore spazio cittadino per la cultura e per l’incontro. E in effetti questa cornice, che si ispira al teatro greco e che si affaccia sullo skyline fiorentino, ha richiamato un pubblico decisamente numeroso e in buona parte diverso da quello consueto, più eterogeneo e forse più giovanile. Il merito di questo successo è sicuramente dipeso, oltre che dalla location, anche dal titolo scelto, Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, opera che qui si attesta come la prima ad essere rappresentata in forma scenica. L’allestimento proposto è quello storico, divenuto ormai classico, di Damiano Michieletto, ideato – e qui vale la pena di ricordarlo – per il teatro romano nel contesto dell’Estate Fiesolana 2005. La produzione, ripresentata una decina di volte nel corso delle varie stagioni del Maggio, nasce dunque come spettacolo all’aperto e chi scrive, avendola vista a Fiesole nella sua prima messa in scena, ricorda di essere stato da subito colpito dall’eloquenza dei pochi elementi scenografici e dalla straordinaria ricchezza della gestualità. Aspetti che ritroviamo perfino amplificati in questa ripresa di Andre Bernard per la Cavea del Maggio, dove la scena si fa ancora più spoglia e tutta la forza delle narrazione visiva è affidata principalmente ai movimenti dei figurati e degli interpreti. Il racconto, pensato come un viaggio in treno di andata e ritorno verso una Siviglia fantastica e caricaturale, è realizzato con coreografie accuratamente ritmate sulla musica, dove spiccano gli sgargianti costumi di Carla Teti, che continuano a stupire per invenzione e simpatia. In quest’edizione in particolare ci pare che la regia consenta ai singoli una notevole libertà d’iniziativa, delineandosi così come una sorta di canovaccio su cui si possono inserire nuove trovate, come i passi di flamenco di Figaro o il toscanissimo “Maremma” di Rosina. Lo spettacolo si riconferma pertanto nella sua vitalità e ci si presenta inoltre con alcune originali modifiche che ne rinnovano la freschezza e ne aumentano la comicità.
Considerata la forma della Cavea, ci è sembrata particolarmente appropriato per l’acustica il posizionamento dell’Orchestra, su di una pedana in bella evidenza tra il palco e la gradinata. Di notevole interesse la direzione del ventiquattrenne Franco Bisatti che, fin dall’overture, plasma un suono voluminoso e accurato e dimostra un’ottima padronanza nella gestione dei tempi, con originali effetti di rallentamento e accelerazione. Se le scene iniziali sono tutte improntate a garbo e misura, riescono poi vigorosi e assai coinvolgenti i crescendo del concertato e del temporale. Attenta è anche la resa cromatica e salda l’intesa con gli interpreti, che da parte loro si sono distinti per vivacità e affiatamento.
Brillantissimo il Figaro di Hae Kang, dall’emissione rotonda e la dizione scandita. Grazie ad un fraseggio articolato e una recitazione versatile, il personaggio è declinato in una ricca varietà di espressioni, con effetti comici assai rilevanti. Energica la cavatina e sbalzato in forme chiare e definite ogni duetto.
Laura Verrecchia è un’esuberante Rosina, con una vocalità piena ed estesa, che si mantiene consistente e vigorosa in ogni agilità. Nella sua aria d’esordio esibisce nitidi vocalizzi ed accurate variazioni dinamiche, per essere poi assai brillante nel duetto con Figaro. Traccia con una linea sinuosa ed elegante il Rondò dell’inutil precauzione e in ogni parte d’insieme non manca di esprimere arguzia ed umorismo.
Di ampio respiro melodico il Conte di Almaviva di Dave Monaco, con una serenata luminosa e sognante ed una canzone trasparente e appassionata. Anche se i recitativi riescono di minor espressività, l’interpretazione è davvero proteiforme, capace di dar vita ad una vasta gamma di maschere convincenti.
Matteo D’Apolito ha un canto scolpito e marcato che conferisce a Don Bartolo un carattere brusco e grottesco di grande comicità. Ben scandite le agilità della sua prima aria e resa con ampiezza melodica l’arietta al secondo atto.
Tonante e profondo il Don Basilio di Bozhidar Bozhkilov, che rende “La calunnia è un venticello” con sicurezza e varietà. Incisivo in ogni scambio, sa giocare efficacemente con la sua coda e farsi un tutt’uno con il suo grottesco costume.
Molto espressiva e con acuti smaglianti la Berta di Letizia Bertoldi, che interpreta la sua aria con ironia e sensualità.
Yurii Strakhov, con una proiezione chiara e diretta, rende efficacemente sia Fiorello che il Capitano.
Ben integrati e compatti gli interventi del Coro diretto da Lorenzo Fratini e posizionato fuori scena, a fianco dell’Orchestra. Morbido e sinuoso il coro iniziale, impetuosi e ritmati quelli nei crescendo.
Uno spettacolo che ha molto divertito e che è stato lungamente applaudito. Grande entusiasmo per Kang, la Verrecchia e Monaco ed alquanto apprezzata la direzione di Bisatti.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
o sia L’inutile precauzione
Melodramma buffo in due atti di Cesare Sterbini
dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioachino Rossini
Maestro concertatore e direttore Riccardo Bisatti
Regia e impianto scenico Damiano Michieletto
Regia ripresa da Andrea Bernard
Costumi Carla Teti
Luci Alessandro Tutini
Il Conte d’Almaviva Dave Monaco
Don Bartolo, dottore in medicina, tutore di Rosina Matteo D’Apolito
Rosina, ricca pupilla in casa di Bartolo Laura Verrecchia
Figaro, barbiere Hae Kang
Don Basilio, maestro di musica di Rosina, ipocrita Bozhidar Bozhkilov
Fiorello, servitore d’Almaviva / Un ufficiale Yurii Strakhov
Berta, cameriera di Bartolo Letizia Bertoldi
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Foto: Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino