Spettacoli

Werther – Teatro alla Scala, Milano

Torna alla Scala di Milano Werther di Jules Massenet.

“In tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni d’individui, tutti eguali, ignari dell’esistenza di altri individui, tenuti separati da mura di odio e di bugie” così scriveva George Orwell, nel suo 1984, ed è quasi come se queste parole avessero ispirato il regista e coreografo Christof Loy per questa nuova produzione coprodotta dalla Scala con il Théâtre des Champs-Élysées. La semplicissima scena (a cura di Johannes Leiacker) ci presenta un interno borghese, una grande parete decorata a righe verticali, con al centro una importante porta. Attraverso quest’ultima Werther è “costretto” ad assistere alla vita borghese che può intravedere quasi sbirciando dalla serratura. Una lettura semplice, chiara nel messaggio e visivamente elegante che pecca però di una certa staticità e ripetitività. Inoltre si avverte la mancanza di quel rimando alla natura fondamentale nell’opera di Massenet. Ci hanno invece positivamente colpito le luci di Roland Edrich ed i costumi essenziali ma curatissimi di Robby Duiveman.
Uno spettacolo che siamo sicuri risulterà ancora piu efficace il prossimo anno quando approderà nel più piccolo palco del Théâtre des Champs-Élysées.

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Benjamin Bernheim e Victoria Karkacheva

Tanta era l’attesa per Benjamin Bernheim, impostosi agli occhi della critica internazionale come interprete di riferimento attuale nel repertorio romantico francese e che recentemente il pubblico scaligero ha scoperto in un riuscitissimo recital di canto. Il tenore sigla una prova splendida che regge ampiamente il confronto rispetto alle leggendarie prove dei grandi che nel passato hanno trionfato con questo ruolo al Piermarini. La linea di canto, morbida e pastosa, si caratterizza per l’assoluto dominio tecnico, grazie al quale Bernheim riesce a passare con disinvoltura da delicate mezzevoci ad acuti pieni e ben proiettati. Altrettanto degna di nota, inoltre, è la ricchezza di colori profusi in un fraseggio sempre sfumato e attento. Un Werther sbalzato in tutte le sue sfaccettature, da ardente innamorato ad eroe decadente, un personaggio efficace e riuscito a tutto tondo, disegnato con la sapiente eleganza e compostezza di uno strumento stilisticamente impeccabile. Come prevedibile, la sua travolgente esecuzione di “Pourquoi me réveiller” si ascrive come uno dei momenti più emozionanti dell’intera serata.

Al suo fianco, Victoria Karkacheva è una Charlotte elegante e raffinata, sulla scena come nel canto. Il mezzosoprano possiede uno strumento, dal suggestivo colore ambrato, impiegato con abilità e sapienza, piuttosto corposo nei centri e ben sfogato in acuto. Pregevole, inoltre, l’amalgama con la peculiarità timbrica di Bernheim.

Altrettanto riuscita la prova di Francesca Pia Vitale, una Sophie leggiadra e squillante. Attraverso una ben sottolineata espressività del canto, il soprano riesce a sbalzare l’evoluzione del personaggio nel corso dell’opera, da spensierata ragazzina a giovane donna inquieta e turbata.

Jean Sébastian Bou è un Albert scenicamente efficace e coinvolgente. Esibisce un timbro voluminoso, ma forse un tantino anonimo, che gli consente di superare con la giusta disinvoltura le richieste della parte.

Rilevanti gli interventi dei bravi Armando Noguera, Enric Martínez-Castignani e Rodolphe Briand, rispettivamente Le Bailli, Johann e Schmidt, vocalmente sempre a fuoco e disinvolti nelle movenze.

Ben tratteggiati anche il Bruhlmann di Pierluigi d’Aloia e la Katchen di Elisa Verzier.

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Victoria Karkacheva, Francesca Pia Vitale e Jean Sébastien Bou

Sul podio, Alain Altinoglu offre una lettura tesa e piuttosto nervosa della partitura, come se il racconto musicale si dovesse risolvere in un inesorato precipizio nel baratro della disperazione. La scelta delle dinamiche è fatta con cura e appropriatezza stilistica, per sottolineare al meglio l’alternanza tra la cocente passionalità dei momenti più scopertamente drammatici, e l’estatica sospensione di quelli più elegiaci. Prezioso il lavoro condotto sull’orchestra scaligera, compatta ed uniforme nel realizzare un magma sonoro avvolgente e ricco di screziati cromatismi.

Di livello altissimo la prova dei piccoli solisti del Coro di voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala, diretti magistralmente da Bruno Casoni e, nello specifico, Maya Caiazza, Fritz, Matteo Germinario, Max, Theodore Chkareuli, Hans, Alessando De Gaspari, Karl, Sofia Dazio, Gretel e Vittoria Montano, Clara.
Successo caloroso al termine con punte di acceso entusiasmo per Benjamin Bernheim.

WERTHER
Dramma lirico in quattro atti
Libretto di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann
Musica di Jules Massenet

Werther Benjamin Bernheim
Albert Jean Sébastien Bou
Le Bailli Armando Noguera
Schmidt Rodolphe Briand
Johann Enric Martínez-Castignani
Bruhlmann Pierluigi D’Aloia*
Charlotte Victoria Karkacheva
Sophie Francesca Pia Vitale
Katchen Elisa Verzier
*Allievo dell’Accademia di Perfezionamento
per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala

Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore Alain Altinoglu
Coro di voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
diretto da Bruno Casoni
Regia e coreografia Christof Loy
Scene Johannes Leiacker
Costumi Robby Duiveman
Luci Roland Edrich

Foto: Brescia Amisano Teatro alla Scala