Spettacoli

Le villi – Torino, Teatro Regio

Il Teatro Regio di Torino prosegue il suo omaggio a Puccini nel centenario dalla morte con un allestimento della sua prima opera Le villi che torna al Regio dopo 140 di assenza. Nel 1884 Torino aveva infatti ospitato la ripresa del titolo alcuni mesi dopo la prima assoluta, avvenuta nel maggio dello stesso anno. Puccini aveva deciso di creare la seconda di quelle che diventeranno quattro versioni di questo suo primo approccio al genere operistico. Interessante è dunque la possibilità che il Regio offre per poter conoscere questo titolo così raramente eseguito, nuova scelta felice in una stagione di grande qualità complessiva, qualità peraltro confermata dal prestigioso riconoscimento appena ricevuto: il Premio Abbiati per il miglior spettacolo del 2023 assegnato al titolo di apertura di questa stagione ovvero “La Juive”, grand-opéra di Fromental Halévy.  

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19 aprile 2024. In questa partitura Puccini dimostra sicuramente già la grande carica espressiva della sua musica ed il suo dono melodico. Di grande effetto, per esempio, l’apertura del secondo atto, forse il momento più conosciuto dell’opera, ma non sono da meno i numeri solistici del tenore e del baritono. Per questo allestimento il Regio ha chiamato alla regia Pier Francesco Maestrini, navigato metteur en scene che con la collaborazione di Guillermo Nova alle scene e Luca dell’Alpi ai costumi ha creato uno spettacolo annunciato nel libretto di sala come concentrato sugli elementi del fantastico e dell’ultramondano. Se nel primo atto l’ambientazione è spostata da quella indicata nel libretto all’epoca della composizione dell’opera in un coloratissimo padiglione con enormi fiori ed una giostra, in un mondo dalle suggestioni fiabesche che ricorda quello ideato da Lewis Carroll, il secondo atto trasporta dapprima in un bordello e finalmente nella foresta infestata dalle Villi. L’impianto scenico è anche arricchito dall’uso di suggestive proiezioni a tema silvestre. Di grande efficacia il finale nel quale le Villi, guidate dallo spirito irato di Anna, trascinano Roberto con loro in un rituale punitivo dalle reminiscenze orfiche. Efficaci anche le coreografie di Michele Cosentino, chiamato a confrontarsi con situazioni molto diverse quali il valzer del primo atto, l’inizio del secondo atto – che nella visione registica descrive attraverso la danza la scoperta di Roberto dei piaceri carnali – ed il rituale sacrificale finale. L’allestimento è dunque sicuramente d’impatto ed esteticamente molto interessante anche se incongruo nello scarto tra il primo atto dai colori tenui e sfumati, dall’ambientazione peraltro così borghese, ed il secondo così gotico e silvestre, fedelissimo al libretto. 

Il versante musicale trova in Riccardo Frizza un eccellente guida; la lettura di Frizza restituisce appieno l’impeto del giovane Puccini ma sempre con eleganza, dalle tinte pastello del primo atto alla veemenza del secondo, e l’Orchestra del Teatro Regio risponde con la consueta perizia. Ottima anche la prova del coro preparato da Ulisse Trabacchin. Alterne le prove del cast di voci soliste: nel ruolo della protagonista Anna è Roberta Mantegna, capace di trovare morbidezze nella romanza “Se come voi piccina” e pienamente a fuoco nella concitata scena finale. Carente in proiezione del suono e generico negli accenti il Roberto di Azer Zada il cui strumento non pare a questo ascolto adatto alle espansioni liriche richieste dal genio lucchese. Elegante e sempre opportuno nel fraseggio il Guglielmo di Simone Piazzola pur con qualche imprecisione nel registro acuto. Convinto successo presso il pubblico per tutti gli interpreti. 

Margherita Panarelli

26 aprile 2024

OperaLibera è tornata a vedere lo spettacolo in data 26 aprile. L’allestimento si conferma interessante, giocato sui toni di una favola noir, che pur nella breve durata dell’opera riesce a passare dallo spensierato Ottocento della prima scena ad un baccanale brutale, dominato da una grande riproduzione de La Femme au perroquet di Gustave Courbet. Il tragico finale è invece affidato a convincenti proiezioni che evocano gli spettri delle infuriate Villi. La brevità della partitura non ha certo impedito al regista Pier Francesco Maestrini e allo scenografo Guillermo Nova di creare un prodotto curato ed anche sfaccettato. Ricchi i costumi alla moda ottocentesca di Luca Dell’Alpi, curatissimo il comparto luci di Bruno Ciulli, vorticose e seduttive le coreografie di Michele Cosentino.

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Per valorizzare al meglio questa proposta pucciniana, il Teatro Regio sceglie di affidarne l’esecuzione musicale alla bacchetta di Riccardo Frizza. Il direttore bresciano sigla una prova di livello e dimostra di aver compreso perfettamente la natura poliedrica di questa partitura, unico esempio, tra le composizioni del genio di Lucca, di opera-ballo. Coadiuvato dagli ottimi complessi orchestrali torinesi, Frizza riesce ad esaltare le pagine di stampo sinfonico e ne coglie le numerose sfumature conferendo loro un afflato di autentica teatralità. Esemplari, in tal senso, sono la toccante introduzione all’atto secondo, pennellata con dolente struggimento, e, ancora, l’orgiastica frenesia che ci racconta la dissolutezza di Ruggiero in Magonza. Il netto contrasto, poi, tra il lirismo del primo atto e la aulica tragicità dell’incontro finale tra i due protagonisti, ben ci rappresenta l’animo sperimentale del compositore in questo suo lavoro giovanile. La tensione e l’unitarietà narrativa vengono assicurati dalla morbidezza e dal piglio di un tessuto orchestrale quanto mai denso e brillante, supporto ideale per le voci in palcoscenico.

Roberta Mantegna, nel ruolo di Anna, sfoggia una vocalità sicura e ben timbrata che sembra trovare il proprio sfogo ideale soprattutto nella tragenda del secondo atto, dove l’accento riesce a trovare i giusti colori drammatici. Scenicamente appare piuttosto coinvolta con una maggiore disinvoltura nelle vesti di Villi vendicativa rispetto alla fanciulla indifesa della prima parte.

Azer Zada presta al personaggio di Ruggiero un mezzo dal timbro pastoso e dal bel colore lirico. La buona organizzazione tecnica complessiva non è sempre sufficiente, tuttavia, per passare il muro orchestrale e svettare con il giusto afflato romantico, specie nella celebre romanza di secondo atto “Torna ai felici dí”. Meglio i duetti con Anna, dove si nota il felice amalgama timbrico con la vocalità della Mantegna.

Ben tratteggiato il Guglielmo di Simone Piazzola, in possesso di una linea uniforme che vibra nei centri e si apre sicura ed ampia nella regione più acuta. Il personaggio, condotto con nobiltà d’accento e credibilità scenica, trova il punto più alto nella esecuzione dell’aria di secondo atto “Anima santa della figlia mia” dove, grazie allo sfoggio di un fraseggio accorato, emerge tutta la disperazione del padre per la perdita della cara figlia.

Di notevole impatto la prova del Coro del Teatro Regio di Torino, guidato dalla esperta e sicura mano di Ulisse Trabacchin. La forza e l’intensità degli interventi delle masse, solleticate dal febbricitante dinamismo del suono orchestrale, puntella alla perfezione l’evidente richiamo allo stile romantico del primo atto.

Caloroso successo al termine da parte di un pubblico numeroso che, pur tuttavia, evidenzia ampi spazi liberi in sala. Ed è un vero peccato, essendo questa produzione l’unica proposta italiana (eccezion fatta per il festival estivo di Torre del Lago) di questa rarità pucciniana.

Marco Faverzani | Giorgio Panigati

LE VILLI

Opera-ballo in due atti
Libretto di Ferdinando Fontana
Musica di Giacomo Puccini

Anna Roberta Mantegna
Roberto Azer Zada
Guglielmo Wulf Simone Piazzola

Riccardo Frizza direttore d’orchestra
Pier Francesco Maestrini regia
Guillermo Nova scene
Luca Dell’Alpi costumi
Michele Cosentino coreografia
Bruno Ciulli luci
Laura Viglione assistente ai costumi
Ulisse Trabacchin maestro del coro

Nuovo allestimento Teatro Regio Torino