Spettacoli

La sonnambula – Roma, Teatro dell’Opera

Raccontare una storia attraverso un’altra storia. O piuttosto raccontare una storia dentro un ‘altra storia che la contiene. Due vicende parallele che alla fine confluiscono l’una nell’altra, forse perché fin dall’inizio erano un’unica storia. Due facce della stessa medaglia, come il sonno e la veglia, o forse addirittura il sogno e la realtà. Questa è l’idea che pare sottesa all’allestimento di Jean-Philippe Clarac e Olivier Deloeuil de La sonnambula andata in scena al Teatro dell’Opera di Roma, in una complessa narrazione che crea sospensione e che alimenta la curiosità. Così prima che cominci la musica, parte un filmato in cui vediamo Amina, o piuttosto il suo doppio, in visita a Palazzo Barberini, tra la Fornarina e la Velata, il giorno prima del suo matrimonio con Elvino; la seguiamo poi dentro l’Albergo Quirinale, nella camera della Callas, dove inizia un inquieto dormiveglia che culminerà con l’ingresso nella sala del Costanzi, la celebrazione delle nozze e l’ideale ricongiungimento a Jenny Lind, prima Sonnambula, e alla Divina, ritratte sul fondo in costume di scena.

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Lisette Orpoesa e John Osborn


L’operazione è suggestiva ma perigliosa, giacché i due piani, il cortometraggio e l’azione in teatro, rischiano continuamente di entrare in conflitto e di condurci troppo lontano dal nucleo di verità di quest’opera. La cornice tuttavia funzione e tutto sommato gli elementi dei due diversi racconti combaciano. Il duo registico, noto come LE LAB, autore anche di scene e costumi e che si avvale della collaborazione di Christophe Pitoiset, Luc Bourrousse, Julien Roques e per i video di Pascal Boudet e Timothée Buisson, non realizza quindi una mera attualizzazione ma costruisce una sofisticata macchina narrativa per far emergere gli aspetti topici e problematici della nostra contemporaneità, come l’inquietudine, l’insicurezza, il rapporto con la dimensione inconscia o semi-conscia. Un procedimento messo in atto anche nella recente Rusalka di Nizza, recensita su queste pagine lo scorso gennaio; tuttavia rispetto a quella produzione qui riscontriamo un linguaggio visivo meno uniforme e coerente, con una sovrabbondante messa in campo di ingredienti, come le continue citazioni di opere d’arte e le foto d’epoca della lirica, i riferimenti al folclore svizzero e la presenza di un team organizzativo per le nozze. Anche i movimenti in scena risultano eccessivi e poco armonizzati, mettendo talora in difficoltà i cantanti stessi, costretti sovente a salire e scendere da tavoli e pedane. Seguire i troppi fili della rappresentazione è impegnativo e finisce per distrarre dall’ascolto, mentre una scena spesso troppo ricca e caotica non si accorda con le peculiarità della partitura belliniana.
Del resto, Francesco Lanzillotta opta dal canto suo per una lettura di estrema politezza, in uno sviluppo disteso e ordinato dove le forme si stagliano trasparenti e levigate. Un lavoro rigoroso che tende a sottrarre per esaltare la melodia e per conferire fluidità al discorso musicale. Nella prima parte spicca il nitore del concertato e il sostegno ai cantanti, e tuttavia il tutto si presenta comunque un poco uniforme, soprattutto se paragonato al secondo atto, che si caratterizza per una maggiore varietà stilistica e una più decisa resa cromatica, con un attacco nervoso e battute marcate, ampie pause espressive ed evidenza di singoli strumenti.
Il suono dell’Orchestra è per lo più morbido e preciso e ben integrato dalla guida di Lanzillotta con i numerosi interventi del Coro, vero e proprio personaggio dell’opera, diretto da Ciro Visco . Puntuale e compatto, si esprime in una modalità alquanto modulata, con variazioni dinamiche particolarmente efficaci nel coro d’esordio della parte seconda.

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Rutha Iniesta

Amina è Lisette Oropesa che con una vocalità ricca ed estesa dà forma ad un canto morbido e rotondo. E’ di raffinata dolcezza nella cavatina “Come sereno”, pur con qualche forzatura negli acuti, e rende la cabaletta in modi smaglianti, con estrema sicurezza nelle agilità. Nei duetti con Elvino è elegante e appassionata, rendendo ogni passaggio con pienezza e trasparenza. Durante l’intervallo, con grande sorpresa della sala, considerato il livello dell’interpretazione, viene annunciata indisposta e quindi sostituita da Ruth Iniesta, che dimostra da subito nella scena d’esordio un piglio dolente e drammatico. Con voce estesa e saldamente impostata, interpreta la grande aria del sonnambulismo in maniera assai lirica e toccante, mantenendo un’emissione omogenea e voluminosa, anche se nella cabaletta ha qualche vocalizzo un po’ tagliente.

John Osborn è un Elvino intenso e luminoso, con una ampia linea melodica ed uno stile terso e levigato. E’ di nobile espressività nell’aria di sortita “Prendi, l’anel ti dono” ed alquanto drammatico in “Tutto è sciolto”, per poi ritrovare nel finale una smaltata solarità.

Ben caratterizzata la Lisa di Francesca Benitez, con voce ferma ed estesa, pur con qualche acuto stridente. Rotonda ed espressiva in “Tutto è gioia, tutto è festa”, rende poi l’aria al secondo atto con notevole agilità.

Signorile ed incisivo il Rodolfo di Roberto Tagliavini, che proietta una vocalità potente e compatta in un canto duttile e articolato. Rigorosa e commovente la sua cavatina “Vi rammento o luoghi ameni”.

E’ modulato con accuratezza l’Alessio di Mattia Rossi ed ha un’espressività assai incisiva la Teresa di Monica Bacelli. Melodico il Notaro di Giordano Massaro.

Applauditissimi, anche a scena aperta, prima la Oropesa e poi la Iniesta e Tagliavini. Tripudio per Osborn e fragorosi consensi per Lanzilotta ed il Coro, con qualche contestazione alla regia.

LA SONNAMBULA

Musica di Vincenzo Bellini
Melodramma in due atti
Libretto di Felice Romani

Direttore Francesco Lanzillotta

Regia, scene, costumi Jean-Philippe Clarac & Olivier Deloeuil “LE LAB”

Maestro del coro Ciro Visco
Collaboratore alle scene e alle luci Christophe Pitoiset
Drammaturgia Luc Bourrousse
Video Pascal Boudet e Timothée Buisson
Graphic designer Julien Roques

Personaggi e interpreti
Amina Lisette Oropesa / Ruth Iniesta
Elvino John Osborn
Il conte Rodolfo Roberto Tagliavini
Teresa Monica Bacelli
Lisa Francesca Benitez
Alessio Mattia Rossi
Il notaro Giordano Massaro

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

 Foto: Fabrizio Sansoni – Opera di Roma 2024