Macbeth – Comunale Noveau, Bologna
Macbeth, la più oscura tra le opere verdiane, approda al Comunale Noveau di Bologna.
Il Macbeth verdiano, così come la sua illustre fonte letteraria, ovvero l’omonima tragedia di William Shakespeare, rappresenta una partitura tutt’altro che agevole da mettere in scena. Il Teatro Comunale di Bologna, in trasferta nella sede provvisoria del Comunale Noveau, prosegue la propria stagione d’opera con una nuova produzione di questo immortale capolavoro curata, per il versante visivo, da Jacopo Gassmann, e per la concertazione musicale dal Maestro Daniel Oren.
Gassmann, al suo primo incontro con il mondo del melodramma, confeziona uno spettacolo di sobria raffinatezza. La vicenda viene collocata in una dimensione atemporale, come ben evidenziato dai costumi dei personaggi, per lo più cappotti e mantelli dalle tonalità scure. Unica eccezione l’abito grigio-perla di Banco, il completo blu elettrico di Macduff e l’immancabile rimando al rosso sangue nei soprabiti dei due sovrani durante la scena del banchetto. Il rigore dei costumi, a cura di Gianluca Sbicca, trova corrispondenza nella essenzialità delle scene ideate da Gregorio Zurla. I pochi elementi di arredo si collocano, infatti, in uno spazio geometrico dalle cui quinte avanzano pareti semi-mobili che sovente nascondono agli occhi dello spettatore i misfatti compiuti dai protagonisti. Ben definito il progetto luci di Gianni Starpoli che sottolinea, con la giusta drammaticità, i momenti più significativi della vicenda. Pregevole, infine, anche l’operato di Marco Grassivaro, in grado di ricreare, sullo sfondo, un gioco di proiezioni monocrome, intervallato da occasionali rimandi al mondo pittorico, come il particolare del caravaggesco “Scudo con testa di Medusa” nel finale primo. Gassmann racconta la vicenda attraverso una gestualità essenziale e sembra concentrarsi soprattutto sui protagonisti, mentre una certa genericità si riscontra nei movimenti delle masse. Il dramma, sbalzato con un deciso taglio introspettivo, si sussegue tra citazioni più o meno intelligibili e si avvale dell’utilizzo di continui sipari per agevolare i diversi cambi scena. Uno spettacolo funzionale per gli spazi del Comunale Noveau ma che, specie nelle scene di massa, sembra mancare di mordente.
Il carisma non manca di certo alla lettura musicale di Daniel Oren, che attraverso una lettura maiuscola di questo splendido capolavoro verdiano, offre un impareggiabile supporto al palcoscenico sostenendo, tra l’altro, ottimamente gli interpreti. Il direttore sembra scandagliare con cura meticolosa ogni passaggio della partitura offrendo una varietà di accenti e dinamiche di indubbia presa teatrale. Le diverse scene si susseguono, così, in una atmosfera di rarefatta sospensione, in un progredire silenzioso e terrificante verso il cuore della tragedia. Una concertazione tesa e coinvolgente che trascina l’ascoltatore nei meandri più oscuri della mente del protagonista e della sua luciferina consorte. Encomiabile è il lavoro compiuto sull’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, dalla quale il maestro israeliano riesce ad ottenere una tinta e un colore sonoro di rara intensità. Altrettanto di valore l’apporto del coro felsineo, guidato magistralmente da Gea Garatti Ansini. Una menzione d’onore merita la sezione femminile, largamente impegnata nel dare voce alle sinistre profezie delle streghe. Tra i tanti momenti significativi della serata, vogliamo citare, in particolare, l’esecuzione della pagina “patria oppressa” di quarto atto, esempio sommo di perfetta simbiosi tra la densità del suono orchestrale e la duttile morbidezza del canto dolente della compagine corale.
Passando alla compagnia di canto, Roman Burdenko veste i panni del protagonista siglando una prova vocale di buon valore. La morbidezza di una linea di canto uniforme e ben proiettata, consente al baritono di venire a capo con facilità a quanto richiesto in partitura ritagliandosi, tra l’altro, un momento particolarmente riuscito nell’aria di quarto atto. L’artista si fa apprezzare, inoltre, per il coinvolgimento scenico e la modernità di un fraseggio pertinente e consono a rappresentare il tormento interiore che divora il personaggio.
Al suo fianco, la Lady di Ekaterina Semenchuck. Il mezzosoprano si impone, in primis, per la totale immedesimazione nel ruolo, padroneggiato con accenti di terrificante cupidigia e bramosia. Ogni frase del libretto viene rappresentata con veridicità teatrale, attraverso la giusta varietà di sfumature. Al carisma dell’interprete, sottolineato da una presenza scenica di malefica seduzione, corrisponde poi una esecuzione vocale riuscita in ogni passaggio. Il mezzo, dal suggestivo colore brunito, appare particolarmente adatto alla scrittura del personaggio, le cui innumerevoli asperità vengono superate agevolmente attraverso la compattezza di una linea che risalta per la pienezza dei centri, l’ampiezza del registro superiore e la naturale sonorità dei gravi.
Riccardo Fassi, Banco, esibisce uno strumento che risalta per il velluto vocale e per l’evidente uniformità tra i registri. Il canto si espande con ampiezza e facilità, mantenendo una costante compostezza nell’emissione. Elegante e raffinato il fraseggio, come si conviene ad un personaggio di nobile stirpe.
Sugli scudi la prova di Antonio Poli, in possesso di una vocalità calda e “tipicamente italiana”. La voce corre in sala morbida ad avvolgente e mostra una certa duttilità nella zona di passaggio. L’aria di quarto atto “Ah, la paterna mano” resta una delle pagine più emozionanti della serata, complice lo squillo del registro superiore esibito da Poli con evidente facilità. Appassionata e coinvolta la caratterizzazione del personaggio.
Molto bene anche Marco Miglietta, un Malcolm dalla emissione sicura e ben sfogata in acuto.
Degna di nota la Lady Macbeth di Anna Cimmarusti, apprezzabile per la freschezza di una organizzazione vocale che svetta in acuto con una certa facilità.
Ben a fuoco Kwangsik Park nel ruolo del medico.
Completa la locandina Gabriele Ribis, impegnato nel triplice ruolo di un sicario, un araldo e un domestico di Macbeth.
Non resta che riferire, infine, del buon apporto delle Voci bianche del Teatro Comunale di Bologna, sotto la guida di Alhambra Superchi.
Successo al termine per tutta la compagnia con punte di particolare entusiasmo per i protagonisti e per Daniel Oren.
Melodramma in quattro atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Macbeth Roman Burdenko
Banco Riccardo Fassi
Lady Macbeth Ekaterina Semenchuck
Dama di Lady Macbeth Anna Cimmarusti
Macduff Antonio Poli
Malcom Marco Miglietta
Medico Kwangsik Park
Domestico/Sicario/Araldo Gabriele Ribis
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Daniel Oren
Coro del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Coro voci bianche del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del coro di voci bianche Alhambra Superchi
Regia Jacopo Gassman
Scene Gregorio Zurla
Costumi Gianluca Sbicca
Luci Gianni Starpoli
Video Marco Grassivar
Foto: Andrea Ranzi