Spettacoli

Don Carlo – Forum Grimaldi, Monte-Carlo

La stagione operistica monegasca si apre con il Don Carlo.

Don_carlo_omc_2023_3
Sergey Skorokhodov e Joyce El-Khoury

Nell’ “anno del Don Carlo”, non possiamo che battezzare così questo 2023 ricco di rappresentazioni dell’opera, assistiamo nel Principato di Monaco ad un nuovo allestimento di questo capolavoro. Tre sole date per proporre al pubblico monegasco, e non solo, la versione scaligera dell’opera in quattro atti, rivista da Giuseppe Verdi nel 1884. Il teatro scelto non è quello del Casinò bensì il più capiente ma meno affascinante teatro del Grimaldi Forum, complesso costruito nel 2000, con la sua grande sala creata sotto il livello del mare. Per questa produzione Cecilia Bartoli, direttrice dell’opera di Monte-Carlo, sceglie come regista il celebre Davide Livermore, già protagonista di tante prime scaligere. Leggiamo, nel libretto di sala, che la direttrice ha fatto espressa richiesta al regista di un allestimento che rimanesse fedele alla tradizione, pur declinata con le nuove tecnologie.

Il risultato del lavoro di Livermore insieme al suo storico scenografo GioForma è uno spettacolo che senza dubbio guarda al kolossal, in un certo senso moderna declinazione del Grand opéra. Lo spazio del palco è animato da pochi ogggetti scenici che si muovono, insieme agli interpreti, su grandi pedane rotanti, disegnando una sorta di rotazione solare di cui spesso il perno è il temibile Filippo II. Uno spettacolo particolarmente ricco e curato, ci basti citare, in questo senso, la scena dell’autodafé, strabordante di figuranti e splendidi costumi. Ma in questa produzione sono veramente fondamentali le splendide proiezioni di D-Wok. Un viaggio che ci porta dapprima a vagare nel cosmo per poi riportarci nei luoghi e nei palazzi del potere spagnolo: splendida ad esempio la riproduzione della Real Biblioteca del monastero di San Lorenzo dell’Escorial con i rimarchevoli affreschi di Pellegrino Tibaldi. Così come spettacolare è il sorvolo negli affreschi di Luca Giordano. Dobbiamo sottolineare come le proiezioni siano ad altissima risoluzione e con una qualità che lascia stupefatti. Completano questo viaggio nel tempo i costumi alla moda del tardo cinquecento di Sofia Tasmagambetova, splendidi per rifinitura e cura del dettaglio, ricchi e credibilissimi. Non è da meno anche l’ottimo comparto luci di Antonio Castro. Uno spettacolo visivamente appagante e opulento che forse poteva però osare qualche idea in più e invece ci ha mostrato un Livermore in parte già visto, sempre piacevole, ma che non ha saputo o non ha voluto portare una forte idea registica nello spettacolo, pur offrendoci un prodotto gradevolissimo.

Don_carlo_omc_2023_1
Ildar Abdrazakov e Joyce El-Khoury

La resa musicale dello spettacolo presenta alcune evidenti disomogeneità.
Il ruolo del titolo è impersonato da Sergey Skorokhodov chiamato, a pochi giorni dalla prima, a sostituire il preannunciato Vittorio Grigolo. Il tenore possiede una vocalità dal colore chiaro che, pur nell’ambito di una prestazione tutto sommato corretta, risulta un po’ leggera per superare brillantemente tutte le esigenze della scrittura verdiana. Anche sotto l’aspetto interpretativo, l’utilizzo di un fraseggio a volte un po’ avaro di sfumature fa sì che il personaggio resti abbozzato e privo della necessaria profondità psicologica.

Al suo fianco la Elisabetta di Joyce El-Khoury che, analogamente, convince a metà. Il soprano, infatti, possiede una linea della quale si apprezzano le qualità e l’impasto timbrico. Suo punto di forza, sono soprattutto i filati, come nella grande aria di quarto atto “Tu che le vanità”, ma, di contro, lo strumento non sembra possedere il peso drammatico necessario per affrontare la parte. Ne consegue come, soprattutto nella salita verso il registro superiore, si venga a creare una certa tensione che compromette, inevitabilmente la bellezza del suono. Da sottolineare, in ogni caso, la freschezza di una presenza scenica elegante e adeguatamente coinvolta.

Trionfa, indiscutibilmente, lo splendido Filippo II di Ildar Abdrazakov che, sigla, con questa prestazione, una interpretazione maiuscola, se non di riferimento del personaggio. La voce, con il suo caratteristico velluto scuro, corre ampia e sonora per la grande sala del Grimaldi Forum. La scrittura verdiana viene dominata con omogeneità, oltre ad una evidente facilità nell’emissione. La prova vocale di Abdrazakov, condotta con regalità e nobiltà d’accento, trova il proprio culmine nella indimenticabile esecuzione del monologo di terzo atto “Ella giammai m’amò”. In questa pagina, infatti, il basso riesce ad infondere, in una linea vocale di sorprendente duttilità, una straordinaria tavolozza di colori che sottolineano il baratro di profonda solitudine in cui versa il sovrano. Un plauso, infine, alla presenza scenica dell’artista, specchio ideale di un sovrano autoritario e tra i più potenti al mondo.

Molo bene anche il Rodrigo di Artur Ruciński, dotato di una vocalità fresca, piena nei centri e ben proiettata in acuto. Di rilievo il controllo del canto sul fiato, come testimoniato dalle lunghe arcate melodiche nelle quali si prodiga in più punti l’artista. Una prova ben caratterizzata, che trova il proprio apice nella scena del carcere, resa ancora più toccante ed accorata grazie al suggestivo uso delle mezzevoci e dei chiaroscuri. Anche scenicamente, Rucinski risulta interprete ben immedesimato nel tratteggiare l’ardore di questo personaggio tanto fiero ed appassionato.

Varduhi Abrahamyan, dopo il suo debutto a Marsiglia nel 2022 nel ruolo della Principessa d’Eboli, sigla una prova notevole per correttezza e controllo tecnico. Lo strumento si impone, in particolare, per la pienezza dei centri dal caratteristico colore ambrato, la morbidezza della linea e per la complessiva precisione esecutiva. Il mezzosoprano affronta la parte con intelligenza, siglando una interpretazione vigorosa che mantiene, pur sempre, quell’aurea di compostezza che ben si conviene ad una donna di nobile stirpe. Sempre credibile, quanto appassionata, la presenza scenica.

Don_carlo_omc_2023_4
Varduhi Abrahamyan

Il Grande Inquisitore di Alexey Tikhomirov possiede un mezzo dal bel colore scuro, ma non sempre impeccabile. Ottima l’interpretazione del personaggio sulla scena.

Un plauso particolare merita il Frate di Giorgi Manoshvili, il cui strumento, vibrante e ricco di armonici, si apprezza per la giusta incisività esecutiva.
Squillante il Tebaldo di Mirjam Mesak così come musicalissima la voce dal cielo impersonata da Madison Nonoa.

Completano la locandina i puntuali Reinaldo Macias, il Conte di Lerma, Vincent Di Nocera, un araldo reale e Sophie Boursier, la Contessa d’Aremberg.

A tessere le fila del racconto musicale è chiamato il Maestro Massimo Zanetti che sembra optare, specialmente nella prima parte dello spettacolo, per ritmi alquanto sostenuti. Una direzione funzionale al palcoscenico che alterna momenti caratterizzati da dinamiche cesellate a regola d’arte, ad altri meno incisivi, ma pur sempre in un quadro di correttezza complessiva. Al Maestro si può ascrivere, inoltre, il merito di ricercare e mantenere sonorità pulite ed asciutte che si levano compatte ed uniformi dalla buca dove agisce la l’Orchestra Philharmonique di Monte-Carlo, protagonista di una prova di pregevole levatura esecutiva.

Di alto livello, infine, la prova del Coro dell’Opéra di Monte-Carlo che, sotto la guida esperta di Stefano Visconti, contribuisce a dare la giusta profondità drammatica a questo meraviglioso affresco storico musicato dal genio verdiano.

Successo caloroso al termine da parte di un pubblico numerosissimo che accoglie, con particolare entusiasmo, Abdrazakov, Rucinski, Abramyan e Zanetti.
E ora, come già ricordato, la stagione proseguirà nella cornice mozzafiato del Teatro del Casinò monegasco.

DON CARLO

Grand Opéra in quattro parti

Libretto di Camille Du Locle e Joseph Méry

Musica di Giuseppe Verdi

Filippo II Ildar Abdrazakov
Don Carlo Sergey Skorokhodov

Rodrigo Artur Ruciński

Il Grande Inquisitore Alexey Tikhomirov

Un Monaco Giorgi Manoshvili

Elisabetta di Valois Joyce El-Khoury

La Principessa Eboli Varduhi Abrahamyan

Tebaldo Mirjam Mesak

La Contessa d’Aremberg Sophie Boursier

Il Conte di Lerma Reinaldo Macias

Un araldo reale Vincent Di Nocera

Una voce dal cielo Madison Nonoa

Orchestre Philharmonique de Monte Carlo

Choeur de l’Opéra de Monte-Carlo

Direttore Massimo Zanetti

Direttore del coro Stefano Visconti

Regia Davide Livermore

Scene Giò Forma

Costumi Sofia Tasmagambetova

Luci Antonio Castro

Video D-Wok

Maestro di canto Andrea Del Bianco
 
Assistente alla messa in scena Diego Mingolla

FOTO: Marco Borrelli