Il diluvio universale – Donizetti Opera 2023, Bergamo
Ad inaugurare la nona edizione del Festival Donizetti Opera di Bergamo è Il diluvio universale, azione tragico-sacra in tre atti su libretto di Domenico Gilardoni.
Una rappresentazione del diluvio universale ammonisce da molti anni i bergamaschi e non solo. Siamo a Bergamo alta, nella centralissima Basilica di Santa Maria Maggiore e una delle splendide tarsie lignee disegnate da Lorenzo Lotto ed eseguite da Giovan Francesco Capoferri, nella metà del secolo sedicesimo, è proprio dedicata al diluvio universale. Una chiesa per molteplici motivi legata al compositore bergamasco, che frequentò qui le “Lezioni caritatevoli di musica” del maestro Simon Mayr. Molti anni dopo, nel 1870, proprio questa basilica, vedrà la prima esecuzione della messa da Requiem di Donizetti. Ci chiediamo se in qualche modo le tarsie del Lotto abbiano ispirato il compositore o forse lo abbia fatto la grande tela del 1661 sempre a tema diluvio del padovano Pietro Liberi. Fatto sta che nel 1830, anche sulla scia del rossiniano Mosè in Egitto, nasce questa “azione tragico sacra”. L’opera vede la sua prima a Napoli, nel Real Teatro di San Carlo, seguirà nel 1834, una seconda versione genovese. Oggi il Festival Donizetti decide di ridare vita alla prima edizione napoletana e lo fa affidando il progetto registico e i costumi a MASBEDO e le scene a 2050+: un nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti in collaborazione con la GAMeC di Bergamo per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
Se un tempo il diluvio costituiva un ammonimento morale agli uomini, oggi il duo artistico MASBEDO decide di tramutarlo in un richiamo ecologista rivolto alla coscienza ambientalista della collettività. Lo spettacolo, come da abitudine in questi anni, inizia fuori dal teatro, dove figuranti con impermeabili usa e getta colorati e schermi led mostrano al pubblico che sta entrando in sala immagini di disastri ambientali. Ritroveremo questi stessi figuranti, sul palco, per buona parte dell’opera. Lo spettacolo è pensato come una grande installazione artistica che sfrutta in particolare video proiezioni per lo più in presa diretta che si materializzano su un grande led wall. Si succedono immagini di disastri ambientali alternati ad insistiti particolari sui protagonisti che si nutrono voluttuosamente di una gelatina colorata, probabilmente simbolo dell’avidità e della cecità dell’uomo contemporaneo. Sul palco compare anche la biblica arca, rappresentata come un quadrilatero di metallo che alla fine dell’opera si alza suggestivamente in cielo. Uno spettacolo nel complesso interessante che però segue filoni di idee che sono parsi un po’ frammentari ed incoerenti: ad esempio i manifestanti in impermeabile ben presto scompaiono dalla scena e anche i rimandi alle catastrofi ambientali nella seconda parte dello spettacolo vengono meno. Una produzione che, sicuramente, non ha saputo parlare con chiarezza al pubblico presente in sala che alla fine della rappresentazione ha letteralmente inondato, in fondo era il tema della serata, di contestazioni il team creativo. Forse la pecca più grande di MASBEDO è di avere lavorato non conoscendo bene il contesto di una regia teatrale e di essersi limitati a proporre il loro lavoro artistico trasposto sul palco, mancando principalmente nella comunicazione al pubblico del loro messaggio. Per completezza citiamo i movimenti scenici curati con attenzione da Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco e l’ottimo uso delle luci di Fiammetta Baldiserri.
Di alto livello l’esecuzione musicale dello spettacolo.
Il Maestro Riccardo Frizza, già direttore musicale del festival dal 2017, offre una lettura magistrale di questa partitura, qui proposta secondo la edizione critica curata da Edoardo Cavalli, nella primigenia versione concepita da Donizetti nel 1830. In questo componimento, ove tematiche di origine biblica si intrecciano con le vicende private dei singoli personaggi, cogliamo tutta l’influenza dello stile del Rossini serio (soprattutto gli echi di un titolo come Mosè in Egitto), ma anche alcune tendenze che verranno poi riprese e sviluppate da altri compositori (l’esempio più illustre, in tal senso, è forse il verdiano Nabucco). Frizza compie un lavoro di cesello sullo spartito e ne ricava un tappeto sonoro composto da svariate oasi, che, pur ben differenziate tra loro, si combinano egregiamente in un disegno complessivo armonioso e coeso. Nella concertazione del direttore bresciano, appaiono evidenti i due piani di lettura del racconto, quello sacro e quello profano, che, attraverso un susseguirsi di ritmi incalzanti e piuttosto brillanti, concorrono a definire la peculiare caratterizzazione di ognuno dei personaggi della vicenda. Notevole, infine, il lavoro compiuto sulla compagine della Orchestra Donizetti Opera, artefice di sonorità morbide ed equilibrate, a perfetto sostegno delle voci dei protagonisti impegnati sulla scena.
Nahuel di Pierro presta al personaggio di Noè, la bellezza di una vocalità dal pregiato impasto timbrico, tornita nei centri e sicura nella salita verso il registro superiore. Di rilievo, inoltre, la morbidezza del cantabile, così come la complessiva compostezza della linea, dispiegata con innegabile eleganza nel fraseggio. Efficace la caratterizzazione del personaggio sulla scena, proposto come un leader religioso austero ma, al tempo stesso, benevolo e misericordioso.
Degna contrapposizione di Noè, è il Cadmo di Enea Scala, qui protagonista di una prova maiuscola. A partire, in primis, dalla travolgente esecuzione vocale di una parte di grande complessità che, in più punti, rivela delle affinità con una scrittura di derivazione rossiniana. Il tenore, forte della assidua frequentazione in questo repertorio, affronta con il proprio timbro peculiare il dettato donizettiano, convincendo tanto nei cantabili quanto nelle agilità e nelle pagine più frastagliate. Sempre curato e pertinente il fraseggio, così come spavalda è la presenza scenica, da autentico villain.
Ottima, poi, è Giuliana Gianfaldoni nei panni di Sela, la protagonista femminile della vicenda. Il soprano esibisce una vocalità che si impone per la naturale musicalità e per la freschezza di una linea che risuona morbida e rotonda a tutte le altezze. Di rilievo, specie nell’ultima aria, l’impiego di filati madreperlacei, perfettamente appoggiati e di adamantina purezza. Elegante è anche la aggraziata presenza scenica, avvalorata da un bel abito da sera color cipria.
Molto ben assortito il terzetto dei figli di Noè: il granitico Jafet di Nicolò Donini, lo squillante Sem di Davide Zaccherini e l’efficace Cam di Eduardo Martínez (proveniente dalle fila della Bottega Donizetti).
Altrettanto riuscito è il gruppo delle mogli dei figli di Noè: la musicale Tesbite di Sabrina Gàrdez (allieva della Bottega Donizetti), la screziata Artene di Erica Artina e la delicata Abra di Sophie Burns.
Ieratica e autorevole, tanto sotto il profilo vocale quanto sotto quello scenico, è la Ada di Maria Elena Pepi (allieva della Bottega Donizetti).
Solenne e impositivo, infine, lo Artoo di Wangmao Wang.
Notevolissimo, per intensità e compattezza dei singoli interventi, l’apporto del coro dell’Accademia del Teatro alla Scala, sotto la guida magistrale di Salvo Sgrò.
Al termine, il folto pubblico presente in sala festeggia il cast con calorosi applausi che si fanno particolarmente accesi per Scala, Gianfaldoni e Frizza. Boati di sonori dissensi, distribuiti uniformemente tra tutti gli ordini di posto, si levano, come già ricordato, all’apparire alla ribalta dei responsabili della parte visiva.
Marco Faverzani | Giorgio Panigati
24 novembre 2023. Titolo grandioso e al tempo stesso misconosciuto, Il diluvio universale di Gaetano Donizetti è indubbiamente un’opera – seppur indicata come azione tragico sacra – che merita di rientrare in repertorio, tanto nella versione di Napoli del 1830, qui rappresentata nell’edizione critica a cura di Edoardo Cavalli, quanto nella versione Genova 1834.
Stupendo è lo spettacolo di MASBEDO, splendidamente concentrato nella narrazione del decadimento umano, sia attraverso le emergenze ambientali, sia attraverso il racconto di un’ingordigia divorante. Le reazioni del pubblico in sala indicano chiaramente che i messaggi sono arrivati.
Nahuel Di Pierro veste i panni di un umanissimo Noè, molto attento e aderente alla parola, abile fraseggiatore dei significati espressi dal libretto. L’artista, al suo debutto nel repertorio donizettiano, è anche dotato di un’ottima musicalità, ben espressa in un raffinato uso dei colori.
Giuliana Gianfaldoni rende una grande prova di drammaticità nel ruolo di Sela, con accenti eloquenti ma non eccessivamente marcati, acuti brillanti e colorature rifinite.
Enea Scala è un Cadmo di grandissima levatura. Eccellente la padronanza tecnica e sorprendente l’aderenza allo stile: solo qualche mese fa era Carlo nella rossiniana Eduardo e Cristina, opera quasi coeva a Il diluvio universale e personaggi per certi versi molto simili, ma la resa vocale è indubbiamente diversificata nelle diverse maniere di Donizetti e Rossini.
Per tutti i ruoli di contorno sono stati scelti dei giovani e bravi interpreti, anche se si sarebbero preferite delle voci più compiute dato il carattere solenne di alcuni passaggi, soprattutto l’introduzione, che avrebbe meritato più spessore.
Eccellente lezione di stile anche per il podio di Riccardo Frizza che, a parte l’introduzione appunto, si prodiga in una lettura davvero grandiosa. Il direttore musicale del festival si riconferma uno dei migliori interpreti al mondo del compositore bergamasco, in grado di esprimerne la maniera e il gusto con grande trasporto ed emozione.
Pure ottime le prove del Coro dell’Accademia Teatro alla Scala guidato da Salvo Sgrò e dell’Orchestra Donizetti Opera.
William Fratti | Fabienne Winkler
Il diluvio universale
Azione tragico sacra di Domenico Gilardoni
Musica di Gaetano Donizetti
Noè Nahuel Di Pierro
Jafet Nicolò Donini
Sem Davide Zaccherini*
Cam Eduardo Martínez*
Tesbite Sabrina Gárdez*
Asfene Erica Artina
Abra Sophie Burns
Cadmo Enea Scala
Sela Giuliana Gianfaldoni
Ada Maria Elena Pepi*
Artoo Wangmao Wang
Orchestra Donizetti Opera
Direttore Riccardo Frizza
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Maestro del Coro Salvo Sgrò
Progetto, regia, regia in presa diretta e costumi MASBEDO
Drammaturgia visiva Mariano Furlani
Scene 2050+
Movimenti scenici Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
Light design Fiammetta Baldiserri
*Allievi della Bottega Donizetti
FOTO: Gianfranco Rota