Spettacoli

Juditha triumphans – Teatro Ponchielli, Cremona

Al teatro Ponchielli di Cremona arriva la Juditha triumphans di Antonio Vivaldi

Giuditta e Oloferne: un racconto biblico morale e patriottico ed anche complesso che tocca aspetti psicologici profondi come ad esempio il tema di eros e thanatos. Lungo l’elenco dei pittori che, affascinati dalla storia, si sono provati su questo tema, ci basti ricordare le opere di Donatello, Lucas Cranach il Vecchio, Giorgione, Artemisia Gentileschi, Cristofano Allori fino ad arrivare a Gustav Klimt. Se dal punto di vista figurativo questa iconografia è quindi così apprezzata e frequentata, meno lo è dal punto di vista musicale. Fra i pochi compositori ad essersi provati con il tema biblico meriterebbe sicuramente una maggiore fama e circolazione questa Juditha triumphans deviata Holofernis barbarie, oratorio militare sacro in due parti (RV 644) di Antonio Vivaldi, il solo dei quattro composti ad esserci giunto in forma manoscritta. Lo spettacolo,  già visto al Teatro Verdi di Pisa (qui il link alla recensione), giunge ora come secondo titolo operistico della stagione del Ponchielli di Cremona.

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Juditha triumphans, Teatro Ponchielli, Cremona

Per capire l’allestimento, voluto dalla regista Deda Cristina Colonna, dobbiamo ricordare come la composizione sia stata creata da Antonio Vivaldi nel 1716 per le Pute dell’Ospedale delle Pietà di Venezia, dove il Prete rosso era a quel tempo maestro di coro e violino. Un oratorio pensato per ragazze, messo in scena da quest’ultime: proprio in questa dimensione vanno lette  le scelte operate dalla regista. Siamo in uno spazio indefinito, costituito semplicemente da enormi tendaggi e poche casse di legno (scene di Manuela Gasperoni), un ambiente vago, povero proprio come poteva essere lo stesso allestimento in origine. Sul palco vediamo agire le Pute stesse, il coro, avvolte in pepli all’antica (costumi della stessa Gasperoni), i protagonisti della vicenda indossano invece abiti che ci rimandano alle figurazioni rinascimentali. Le tende e le casse, muovendosi, creano intelligentemente spazi e prospettive sempre nuove: un ottimo esempio di come si possa fare uno spettacolo elegante e soddisfacente anche con mezzi ridotti. Una scommessa riuscita, supportata anche dal fondamentale contributo del comparto luci a cura di Michele Della Mea

Ben affiatato il versante musicale dello spettacolo che, come previsto dalla partitura, risulta composto da sole interpreti di sesso femminile.
Nel ruolo del titolo, Sonia Prina offre una rappresentazione appassionata e a tratti trascinante di uno dei personaggi femminili più iconici della storia. La carismatica presenza scenica diviene un tutt’uno con un lavoro meticoloso sull’accento, dal quale deriva una espressività profonda e di grande modernità. Nel corso dell’opera viviamo così l’evoluzione del personaggio, dalle titubanze iniziali e sino alla forza morale esibita nell’atto della decapitazione di Holofernes. Attraverso l’uso di una interessante tavolozza di colori, combinati con la peculiarità timbriche dell’artista, Prina sembra dialogare con gli strumenti in buca con effetti di rara suggestione. Due ottimi esempi sono, in tal senso, l’aria “Veni, sequere fide” di primo atto, accompagnata dallo Chalumeau, e “Transit aetas” di secondo, con l’accompagnamento del mandolino, tra i momenti più riusciti dello spettacolo.

Francesca Ascioti interpreta il ruolo di Holofernes con un mezzo ambrato che brilla per musicalità e compattezza. La voce, pur non dotata di eccessivo volume, suona sempre educata e ben timbrata. Rileva l’incisività di un fraseggio condotto con la giusta solennità. Apprezzabile, inoltre, la statuaria fisicità di una presenza scenica avvalorata dal prezioso costume.

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Sonia Prina e Francesca Ascioti

Bene l’Abra di Miriam Carsana, dalla vocalità rotonda e ben rifinita, soprattutto nei centri che suonano ampi e vibranti. Efficace l’accento, stilisticamente sempre pertinente. Pregevole, infine, l’amalgama timbrico con Prina, specie nell’incalzante opera di persuasione condotta dal suo personaggio nei confronti della titubante Juditha.

Shakèd Bar, con la sua convincente interpretazione del personaggio di Vagaus, si ritaglia un buon successo personale. La freschezza e la limpidezza timbriche, unite ad un sensibile controllo delle agilità ben sgranate, caratterizzano una prova vocale riuscita che trova il proprio culmine nella aria “Armatae face et anguibus”. Spigliata e disinvolta la presenza scenica.

A completare la locandina è Federica Moi che, con un mezzo sonoro dal brunito colore tipicamente contraltile, veste i panni di Ozias. Solenne ed austero il fraseggio, quale ben si conviene alla natura sacerdotale del personaggio.

Sul podio, il Maestro Carlo Ipata ricerca una narrazione unitaria e coesa dell’oratorio vivaldiano, mostrando una grande attenzione agli impasti timbrici dei singoli strumenti a disposizione. Apprezzabile la creazione di sonorità sfumate e variegate che sappiano ben supportare la rappresentazione dei diversi stati d’animo dei personaggi presenti di volta in volta sul palcoscenico. Equilibrata la scelta dei tempi e delle dinamiche, volte a supportare al meglio le peculiarità dei singoli interpreti.

Un plauso particolare va rivolto anche ai complessi della Orchestra Auser Musici, protagonista di una prova di assoluto rilievo per compattezza e politezza.
Apprezzabili, infine, per brillantezza e forza espressiva, gli interventi del Coro Archè, ben preparato dal Maestro Marco Bargagna.

Si conclude tra gli applausi convinti del pubblico, invero poco numeroso, questa proposta dall’alto valore culturale. Un vero e proprio gioiello nella produzione vivaldiana che, per la sua peculiarità, speriamo possa conoscere una ben più assidua presenza nei cartelloni dei teatri di tutto il mondo.
 

JUDITHA TRIUMPHANS
Oratorio militare sacro in due parti RV 644
Libretto di Giacomo Cassetti
Musica di Antonio Vivaldi

Juditha Sonia Prina
Abra Miriam Carsana
Holofernes Francesca Ascioti
Vagaus Shakèd Bar
Ozias Federica Moi

Orchestra Auser Musici
Coro Archè
Direttore Carlo Ipata
Maestro del coro Marco Bargagna
Regia Deda Cristina Colonna
Scene e costumi Manuela Gasperoni
Light designer Michele Della Mea

FOTO: Teatro Ponchielli Cremona