Concerti

Gala Verdiano – Festival Verdi 2023, Parma

Al Teatro Regio di Parma va in scena un gala per celebrare Giuseppe Verdi, in occasione del suo duecentodecimo compleanno.

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Omer Meir Wellber

10 ottobre: una data fondamentale per tutti gli amanti della musica. Era il 1813, infatti, quando a Le Roncole, piccola frazione del comune di Busseto, in provincia di Parma, nasceva Giuseppe Fortunino Francesco Verdi. Un anniversario importante che, come ogni anno, viene celebrato nelle terre verdiane, dove è in corso da alcune settimane il Festival dedicato al compositore, ricco di preziosi, quanto imperdibili appuntamenti. La giornata è iniziata con l’omaggio del Gruppo Appassionati Verdiani Club dei 27 presso la Casa Natale alle Roncole, cui è seguita la tradizionale cerimonia in onore di Verdi in Piazza della Pace a Parma e il festoso compleanno si è poi conclusa con un attesissimo gala nella splendida cornice del Teatro Regio. Quest’anno, tra l’altro, il concerto, realizzato in collaborazione con Reggio Parma Festiva, rientra nel progetto “Viva Verdi” promosso dal Ministero della Cultura per l’acquisizione e la valorizzazione della casa-museo a Sant’Agata di Villanova sull’Arda, dove il compositore e sua moglie vissero dal 1851. E così, durante la serata, si susseguono sul grande ledwall posto sul fondo del palco, una serie di immagini della villa, frammiste ad alcune foto d’epoca che ritraggono il Maestro Verdi in persona durante il suo soggiorno in quei luoghi.

Sul palco sono schierate le compagini della Filarmonica Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma.

Dal podio, il Maestro Omer Meir Wellber guida i complessi della Toscanini attraverso una infuocata e sanguigna esecuzione della “Ouverture” da I Vespri siciliani. Poco dopo, all’inizio della seconda parte, segue un altro momento sinfonico, questa volta dedicato alla “Sinfonia” da Nabucco, condotta con piglio asciutto, ritmo spedito e sonorità che trasudano ardore risorgimentale.

Oltre alle citate pagine strumentali, caratterizzate da compattezza e nitore sonori, si annoverano anche alcuni brani affidati alle masse corali. Il primo di questi è “Patria oppressa!” da Macbeth, una pagina che risalta nel disperato affanno di un popolo oppresso. Segue, più tardi, “O signor dal tetto natio”, tratto da I Lombardi alla prima crociata, un omaggio alla edizione festivaliera di quest’anno, ed eseguito con accorata partecipazione dal Coro del Regio. Nella seconda parte del concerto, poi, le masse sono impegnate in quella che forse può essere considerata l’opera verdiana corale per eccellenza: Nabucco. Ascoltiamo, dunque, la tormentata e violenta apertura dell’atto primo, “Gli arredi festivi”, cui segue, poco dopo, uno splendido e dolente “Và pensiero”. Il coro del Regio cesella questa pagina, merito anche della guida magistrale di Martino Faggiani, con tale dovizia di colori e di intenzioni, da rendere questo momento uno dei più emozionanti della serata.

Il programma prevede anche l’esecuzione di alcune arie e duetti, affidati per l’occasione ad artisti di fama internazionale, in parte già impegnati in alcune produzioni del Festival.

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Michele Pertusi

A partire da Michele Pertusi che, presentatosi alla ribalta appoggiato ad un bastone da passeggio, a seguito di un recente infortunio, si esibisce nell’aria di Silva “Infelice e tu credevi” da Ernani, ruolo che ha rappresentato il suo debutto sulle scene quarant’anni fa. Una esecuzione accorata, intrisa di malinconica mestizia, ma senza dimenticare la regalità del fraseggio. Quella solennità che ritroviamo poi, poco dopo, durante il soliloquio di Filippo II “Ella giammi m’amò” da Don Carlo, interpretato da Pertusi con allucinato sbigottimento frammisto ad amara disillusione.

Altra voce maschile della serata è quella di Gregory Kunde cui spetta il compito di dare vita al moro Otello con l’aria “Dio mi potevi scagliare”. Il tenore americano si prodiga in una esecuzione dolente di questa pagina che culmina in una folgorante puntatura finale. Kunde ritorna, poi, per prendere parte a due duetti. Il primo, tratto da Aida, è “Già i sacerdoti adunansi” dove, allo strazio dell’innamorato Radames, si frappone la voluttà della ferina Amenris, qui interpretata dalla voce torrenziale e dalla connotazione fortemente espressiva di Clémentine Margaine.

Dulcis in fundo, a completare il quartetto dei protagonisti, Eleonora Buratto. Il suo ingresso avviene, accanto a Kunde, per dare vita al sogno d’amore di Desdemona nel duetto “Già nella notte densa” da Otello. E se in questa pagina si ammirano i bellissimi pianissimi, eterei nella loro madreperlacea purezza, è nel brano successivo a lei affidato, “Tu che le vanità” da Don Carlo dove il soprano accende l’entusiasmo del pubblico. L’aria di Elisabetta è eseguita con spiccata musicalità e risalta grazie alla pienezza dei centri e alla sicurezza di un registro superiore luminoso. Completa il quadro, infine, la raffinatezza e la nobiltà dell’accento.

Per concludere degnamente la festosa serata, tutti gli artisti presenti sul palco concedono al pubblico un unico, quanto richiestissimo, bis: “Và pensiero” in una esecuzione che vede la partecipazione, oltre che del Coro del Regio, anche dei solisti e di parte del pubblico.

Il concerto è visibile, gratuitamente, fino al 10 aprile 2024 sul sito Operavision.

GALA VERDIANO

Soprano Eleonora Buratto
Mezzosoprano Clémentine Margaine
Tenore Gregory Kunde
Basso Michele Pertusi

Filarmonica Arturo Toscanini
Direttore Omer Meir Wellber
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del Coro Martino Faggiani

Foto: Roberto Ricci