L’elisir d’amore – Festival contaminazioni liriche 20.23, Savona
L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti inaugura, pur tra mille peripezie metereologiche, la ventesima edizione del Festival Contaminazioni liriche dell’Opera Giocosa di Savona.
“Non essere in collera con la pioggia; semplicemente non sa come cadere verso l’alto” diceva Vladimir Nabokov, autore di Lolita, e questa frase sembra perfetta per consolare il pubblico accorso numeroso, venerdì 30 giugno, per la prima del Festival Contaminazioni Liriche 20.23, organizzato dall’Opera Giocosa al Priamar di Savona. Una prima che, dopo pochi minuti è stata interrotta per pioggia, succede nelle stagioni estive all’aperto, ma se “La fantasia è un posto dove ci piove dentro” come diceva Italo Calvino, è stata proprio la fantasia del maestro Giovanni Di Stefano, presidente e direttore artistico dell’opera Giocosa, che ha salvato la serata del pubblico ligure. Senza farsi scoraggiare dal maltempo e grazie all’aiuto del sempre bravo maestro GianLuca Ascheri al pianoforte, si è deciso di improvvisare, sotto le possenti ed asciutte arcate cinquecentesche del Priamar, un piccolo concerto illuminato dalle luci dei cellulari: alcune arie del previsto Elisir d’amore, un momento di spettacolo autentico ed improvvisato, a suo modo emozionante ed unico, che ha lasciato il pubblico con un sorriso, nonostante la pioggia. OperaLibera è poi tornata alla replica domenicale che si è finalmente svolta senza intoppi climatici. Un donizettiano Elisir d’amore atipico quello proposto dal Festival e coprodotto con il Teatro Pavarotti-Freni di Modena : una rilettura non tradizionale ma volutamente provocatoria. All’ingresso nella fortezza grandi scritte campeggiano sul muro che è sfondo dell’azione: “l’opera è morta?”, “che futuro ha l’opera?”, proiezioni simili a graffiti che scopriremo essere idealmente create dai protagonisti dell’opera: una Adina che veste i panni di Greta Thunberg ed il suo gruppo di amici, ambientalisti della generazione z. Dulcamara presenterà poi il suo elisir magico che è diventato una app di incontri.
Una buona idea quella della regista Stefania Panighini che però forse andava sviluppata maggiormente e, soprattutto, ancorata meglio al testo del libretto che risulta eccessivamente slegato da ciò che si vede in scena. Apprezziamo in ogni caso il buon uso delle masse e la capacità di avere dato vita ad un progetto che riunisce tante realtà locali (sette cori ed una banda) che hanno praticamente dato una risposta alla domanda iniziale: l’opera ha un futuro? Decisamente sì, se così tanti partecipano e con così tanta passione. Funzionale ed efficace la realizzazione scenica di Lorenzo Trucco che gioca con gli spazi a disposizione creando una passerella che supera l’orchestra e digrada verso il pubblico. Coloratissimi e accattivanti, nel primo atto soprattutto, i costumi di Artemio Cabassi, che si ispirano alla moda seguita oggi dai giovani. Adeguato il comparto luci di Andrea Tocchio che, una volta calato il buio, sa creare piacevoli giochi con l’antica struttura della fortezza.
L’esecuzione musicale merita un plauso incondizionato per la tenacia e la professionalità con le quali tutte le masse artistiche coinvolte hanno saputo gestire una serata, quella della “prima”, emotivamente tutt’altro che serena.
A cominciare dal Maestro Aldo Sisillo che ha cercato di mantenere il controllo del podio confidando in un improvviso miglioramento del meteo. Giunti alla sera della “seconda” gli si leggeva in volto una espressione più distesa che si è tradotta in una direzione sicura e scattante. Attraverso l’adozione di tempi prevalentemente sostenuti, Sisillo sembra ben sottolineare l’incredibile energia emotiva contenuta in questa meravigliosa partitura. Ben lo asseconda, in questo, l’Orchestra Sinfonica di Savona, salda e volenterosa nell’affrontare quel grandioso racconto sonoro che è L’elisir d’amore. Buono l’equilibrio tra buca e palcoscenico, impresa particolarmente ardua in questa occasione in quanto, alle ben note difficoltà connesse con le esecuzioni in spazi all’aperto, si uniscono quelle di trovarsi spesso i cantanti che agiscono su di una passerella dando le spalle al direttore. Degno di nota, infine, l’apporto del Complesso bandistico Antonio Forzano.
Ben assortito il cast vocale.
Claudia Urru presta ad Adina una vocalità dal timbro chiaro e cristallino, dai centri piuttosto sonori e ben proiettata in acuto dove suona limpida e sicura. La morbidezza della linea e il pregevole controllo del canto sul fiato impreziosiscono le pagine più liriche, ricamate a regola d’arte. Impareggiabile la presenza scenica, un vulcano di bravura nel dare vita al personaggio di una ragazza che, secondo questo disegno registico, si mostra particolarmente testarda e ribelle.
Al suo fianco il Nemorino del bravissimo Francesco Castoro. Il tenore è in possesso di uno strumento prezioso e luminoso che si mostra a proprio agio nello stile di questo repertorio. Dotato di buona musicalità, Castoro esibisce un registro centrale rotondo e screziato cui si unisce una certa facilità nella salita verso l’acuto. L’apice esecutivo viene raggiunto, come prevedibile, nella celeberrima “Furtiva lagrima”, impreziosita da mezze voci ben appoggiate e di sicuro effetto espressivo. In tal senso, vogliamo significare come la sera della “prima”, in un contesto quasi familiare con il pubblico a pochi passi da lui, il tenore sembri infondere a questa pagina un senso di malinconico, quanto particolarmente toccante, struggimento. La cura e la varietà del fraseggio, unita alla totale immedesimazione scenica, completano l’ottima prova dell’artista.
Simone Alberghini è un ottimo Dulcamara. La linea vocale, dal caratteristico colore ambrato e solare, domina con fluidità la scrittura donizettiana, esibendo una buona omogeneità tra i registri dove spiccano, tra l’altro, i centri avvolgenti e ben torniti. Degna di nota l’esecuzione della cavatina “Udite, o rustici”, nella quale Alberghini sfoggia un sillabato a regola d’arte. Alla indiscussa bravura esecutiva di unisce la grandezza dell’interprete, fine ed arguto fraseggiatore, dotato di presenza scenica disinvolta e coinvolgente.
Convince Min Kim nel ruolo di Belcore. Il baritono mostra una linea di buon volume che si espande con una certa facilità nel registro superiore. Efficace e pertinente il fraseggio così come la presenza scenica, adeguatamente spavalda e tracotante.
Bravissima la Giannetta di Irene Celle, vocalmente a proprio agio nella scrittura donizettiana e scenicamente molto spigliata. Ben riuscita, in particolare, la scena del “pettegolezzo” in versione “al cellulare” con le compagne in secondo atto.
Degna di nota, inoltre, è la prova del coro, anzi dei cori variamente impegnati ad interagire con i protagonisti. Ecco allora che, accanto al Coro del Teatro dell’Opera Giocosa, fanno la loro comparsa alcuni cori cittadini quali il Coro di Voci Bianche DNA Musica di Savona, il Coro Giuseppe Manzino, il Coro Ino Minì, il Coro Gospel Choir, il Coro Bruckner, il Coro G.B. Chiossone e il Coro Polifonico di Valleggia. A garantire l’omogeneità e la compattezza dei singoli componenti, è la bravura del maestro GianLuca Ascheri, al quale vengono affidati, tra l’altro, anche i recitativi accompagnati durante l’opera. Abbiamo già ricordato, poco sopra, come Ascheri abbia ricoperto un ruolo fondamentale nel “salvataggio” della prima, ma quello che ci ha colpito maggiormente è la sua percettibile alchimia con i singoli interpreti di volta in volta chiamati ad esibirsi, segnale tangibile di un ottimo lavoro, fatto di prove con gli artisti particolarmente serene e di reciproca soddisfazione.
Al termine della prima, il pubblico accalcatosi sotto gli archi del cortile della fortezza ha dimostrato segnali di apprezzamento a dir poco entusiastici. La seconda recita, poi, è stata salutata da un vero e proprio tripudio finale. Tra il pubblico festante una spettatrice d’eccezione: la leggendaria Renata Scotto che proprio a Savona ha iniziato la sua importante carriera e con la sua Adina ha scritto una pagina memorabile dell’interpretazione donizettiana. Possiamo davvero dire: prima bagnata prima fortunata, forse è proprio questo l’ingrediente segreto del magico elisir!
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani da Le philtre di Eugène Scribe
Musica di Gaetano Donizetti
Adina Claudia Urru
Nemorino Francesco Castoro
Dulcamara Simone Alberghini
Belcore Min Kim
Giannetta Irene Celle
Figuranti Federica Bastoni, Michela Castellani, Cristina Cavalli, Christian Rando, Ilia Romano
Orchestra Sinfonica di Savona
Direttore Aldo Sisillo
Complesso bandistico Antonio Forzano
Coro del Teatro dell’Opera Giocosa
Maestro del coro GianLuca Ascheri
Con la collaborazione di:
Coro di Voci Bianche DNA Musica di Savona
Coro Giuseppe Manzino
Coro Ino Minì
Coro Gospel Choir
Coro Bruckner
Coro G.B. Chiossone
Coro Polifonico di Valleggia
Regia Stefania Panighini
Realizzazione scenografica Lorenzo Trucco
Costumi Artemio Cabassi
Light Designer Andrea Tocchio
Foto: Fabio Testa