Spettacoli

Faust – Teatro Massimo, Palermo

Il Teatro Massimo di Palermo propone un nuovo allestimento del Faust di Charles Gounod per la stagione lirica 2024/25, che si distingue per la forte teatralità e la ricchezza interpretativa. La regia di Fabio Ceresa offre una chiave di lettura originale, intrecciando il mito senza tempo di Faust con suggestioni tratte da Il Maestro e Margherita di Bulgakov, in un gioco di specchi fra mito, letteratura e contemporaneità.

Per la sua opera, Gounod si ispirò al Faust di Goethe, ma evitò le elucubrazioni filosofiche del testo originario per concentrarsi sugli elementi più teatrali: il desiderio di eterna giovinezza, l’amore perduto, la donna caduta in disgrazia. L’opera, concepita inizialmente come Opéra comique, cioè alternando dialoghi parlati e numeri musicali, ebbe un successo moderato al Théâtre Lyrique nel 1859. In seguito, arricchita da un balletto e da grandiose scene corali in formato Grand Opéra, trovò la consacrazione nel 1869 all’Opéra di Parigi. La partitura alterna momenti spettacolari a intime confessioni liriche, rispecchiando i gusti francesi dell’epoca.

In questa produzione, Ceresa trasporta la vicenda nella Mosca sovietica degli anni ’30. Faust è uno scrittore in crisi creativa, mentre Méphistophélès assume i tratti del diabolico Woland, dando nuova ispirazione e illusione di speranza al protagonista. Lui e la sua corte di demoni di rosso vestiti irrompono nel grigiore della vita quotidiana moscovita, rivelandone l’ipocrisia e il bigottismo. Marguerite è anch’essa una scrittrice in cerca di ispirazione: contrariamente alla visione di Gounod, non è la vittima remissiva di un sistema patriarcale, ma una donna autonoma e consapevole delle proprie scelte. La sua contrapposizione al fratello Valentin, trasformato in un moralista ottuso e repressivo, amplifica la lettura contemporanea sul conflitto tra individualità e convenzioni sociali.

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Erwin Schrott e Ivan Ayón Rivas

La sovrapposizione tra romanzo e opera funziona bene fino alla scena del sabba della Notte di Valpurga, dove un Faust disperato tenta invano di raggiungere Marguerite, non più condannata al patibolo ma splendida regina del regno di Méphistophélès. Viene però fermato dai demoni, in una scena carica di tensione. Il finale invece, a mio avviso, appare confuso: secondo la visione del regista, si colloca in una dimensione onirica del protagonista, con un “lieto fine” in aperto contrasto con l’esito tragico previsto da Gounod. Marguerite si riscatta, mentre Faust resta nell’ambiguità: un uomo perduto, incapace di compiersi.

Il giovane tenore Iván Ayón Rivas offre un’interpretazione intensa di Faust, esprimendo tanto il lirismo struggente quanto la disperazione nel finale. Eccelle nell’aria “Salut! demeure chaste et pure” con legati raffinati e acuti ben dosati.

Méphistophélès trova in Erwin Schrott un interprete magnetico: sardonico, manipolatore, vocalmente duttile. Brilla nel celebre “Le veau d’or”. Schrott sfoggia grande presenza scenica, ma privilegia l’aspetto minaccioso del personaggio a quello giocoso.

Federica Guida è perfettamente a suo agio nella complessa partitura di Marguerite. La sua voce attraversa con sicurezza il percorso evolutivo del personaggio dalla leggerezza dell’ “Air des bijoux” al dramma intenso dell’ultimo atto. È una Marguerite moderna, determinata, che si oppone alla morale borghese incarnata dal fratello.

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Federica Guida

Delude invece il Valentin di Andrew Hamilton: la sua interpretazione della famosa aria “Avant de quitter ces lieux” appare sottotono. È più convincente nella scena della morte, ma rimane poco memorabile.

Anna Pennisi interpreta con grazia e freschezza il ruolo en travesti di Siébel, l’innamorato devoto. Natalia Gavrilan, nel ruolo caricaturale di Marthe, aggiunge un tocco comico che equilibra l’opera, mentre Daniele Muratori Caputo è un brillante Wagner.

Frédéric Chaslin, subentrato a un indisposto Daniel Oren, guida con attenzione l’orchestra del teatro Massimo. La direzione riesce a trovare un buon equilibrio tra le sezioni intime e i momenti di grande impatto drammatico; tuttavia, la gestione delle dinamiche non è sempre precisa e, specialmente nelle vivaci scene corali del secondo atto, si nota uno scollamento fra coro e orchestra. Il coro del Teatro Massimo, diretto da Salvatore Punturo, dà un’ottima prova nelle scene successive.

Le scenografie minimaliste di Tiziano Santi e i costumi curati di Giuseppe Palella contribuiscono a creare un’estetica sobria ma evocativa, giocata su toni grigi, contrasti e simbolismi visivi che riflettono il clima cupo della Mosca stalinista.

Questa produzione di Faust è affascinante e coraggiosa. Pur con qualche imperfezione, riesce a proporre una lettura contemporanea del mito, intrecciando classicità e modernità, letteratura e musica, con interpreti di altissimo livello e una visione registica densa di spunti filosofici e teatrali. Da non perdere.

FAUST

Opera di Charles Gounod
Libretto di Jules Barbier e Michel Carré, da Faust di Johann Wolfgang von Goethe

Direttore Frédéric Chaslin
Regia Fabio Ceresa
Assistente alla regia Mattia Agatiello

Scene Tiziano Santi
Assistente alle scene Veronica Lattuada
Costumi Giuseppe Palella
Costumista collaboratrice Anna Verde
Luci Giuseppe Di Iorio

Personaggi e interpreti

Faust Ivan Ayón Rivas 
Marguerite Federica Guida 
Méphistophélès Erwin Schrott 
Valentin Andrew Hamilton 
Siebel Anna Pennisi
Wagner Daniele Muratori Caputo
Marthe Natalia Gavrilan

Coro e Orchestra del Teatro Massimo di Palermo
Maestro del Coro Salvatore Punturo
Nuovo allestimento del Teatro Massimo di Palermo

Foto: Rosellina Garbo