Elektra – Teatro Filarmonico, Verona
Elektra di Richard Strauss, torna in scena, dopo ventidue anni, al Filarmonico di Verona.
“L’uomo non conosce altra felicità se non quella che egli si va immaginando, e poi, finita l’illusione, ricade nel dolore di sempre”, queste parole di Sofocle, autore della tragedia Elettra, base del componimento straussiano, sono perfette per descrivere la breve parentesi della repubblica di Weimar, modello di democrazia parlamentare in Germania, esistita purtroppo solo per pochi anni. Un mondo che il giovane regista Yamal Das Irmich ha deciso di usare come sfondo per la sua Elektra. La reggia di Micene diventa un interno borghese (scene a cura di Alessia Colosso) dove spiccano riproduzioni di famosi dipinti fra cui l’iconico “Ritratto di Sylvia von Harden” di Otto Dix, esponente di spicco della Nuova Oggettività. Un mondo in bilico fra passato e futuro e in balia di un fragile equilibrio così come lo è, soprattutto psicologicamente, la protagonista della vicenda: Elettra. Un viaggio emotivamente intenso che si conclude con il tragico ritorno di un ordine vecchio che annulla la libertà ed è incarnato dal finto salvatore Oreste.

L’impianto registico, tradizionale ma sempre accattivante nelle scelte estetiche, tenta una strada, quella del dramma borghese, già percorsa molte volte ma lo fa ottenendo, comunque, un buon risultato complessivo. Il merito va anche all’inventiva nei costumi di Eleonora Nascimbeni che veste, ad esempio, Clitennestra come nel ritratto di Dix e delle ottime luci di Fiammetta Baldisseri che sottolineano in modo sempre adeguato ogni sbalzo emotivo.
L’esecuzione musicale offre la possibilità di ascoltare, per la prima volta in Italia, la riduzione orchestrale di Richard Dünser (edita da Ricordi). Non un semplice adattamento, ma un modo per trasferire, dallo sterminato organico previsto in partitura ad una compagine sinfonica dalle dimensioni più “tradizionali”, le molteplici, quanto geniali, soluzioni tematiche e dinamiche previste dall’autore.
Michael Balke, sul podio, opta per una lettura palpitante e pervasa da una tensione spasmodica, a tratti orrorifica. Un effetto segnato, in particolare, dall’uso marcato dei timpani e delle percussioni, oltre che dalla volontà di creare un tappeto sonoro travolgente ed impetuoso. Una concertazione particolarmente appropriata ad esprimere lo spirito espressionista del componimento, grazie, tra l’altro, all’ottima prova della orchestra scaligera, in evidenza per indiscutibile coesione e compattezza.

Passando al cast vocale, primeggia, e non poteva essere altrimenti, Lise Lindstrom nel ruolo della protagonista. Il soprano affronta una parte a dir poco estrema per durata e difficoltà, e lo fa con la consapevolezza di un mezzo importante e voluminoso, vibrante nei centri e spavaldo in acuto. Una prova di valore, grazie, tra l’altro, alla arguzia di un fraseggio incisivo ed espressivo, tale da tratteggiare, con la giusta efficacia, l’evoluzione psicologica della tormentata eroina straussiana. Completa il quadro, infine, il coinvolgimento di una presenza scenica naturale e per nulla rinunciataria.
Non altrettanto convincente è, al suo fianco, la Crisotemi di Soula Parassidis. Ad onta di una vocalità dall’impasto squisitamente lirico, infatti, la salita all’acuto si rivela troppo spesso perigliosa e tende a risolversi in suoni fissi e dall’intonazione perfettibile. Resta, in ogni caso, la freschezza di una presenza scenica naturalmente sensuale, ideale nel sottolineare i turgori che si annidano nell’anima del personaggio.
A completare il terzetto delle protagoniste, una bravissima Anna Maria Chiuri, capace di dare vita ad una Clitemnestra insinuante e spietata. Il suggestivo colore brunito si combina con la morbidezza e la pastosità di del mezzo. Di singolare effetto, inoltre, l’espressività del declamato, articolato ora con graffiante sarcasmo, ora segnato da onirici vagheggiamenti.
Ben a fuoco l’Oreste di Thomas Tatzl, convincente nella linea vocale come nella presenza scenica, dipinta con misteriosa, quanto calcolata circospezione.
Molto bravo è, poi, Peter Tantsits che, con voce squillante e luminosa, dipinge la noncurante lussuria di Egisto.
Tra i numerosi ruoli di contorno si impongono il carismatico Precettore di Oreste di Nicolò Donini e il caricaturale, quanto luminoso, Servo giovane di Leonardo Cortellazzi.

Si prosegue, quindi, con l’incisiva e conturbante Confidente di Anna Cimmarusti e la melodiosa Ancella dello strascico di Veronica Marini.
Corrette le prove di Stefano Rinaldi Miliani e Raffaella Lintl impegnati, rispettivamente, nei ruoli di un Servo anziano e la Sorvegliante.
Completano la locandina le ancelle, ovvero Lucia Cervoni (prima ancella), Marzia Marzo (seconda ancella), Anna Werle (terza ancella), Francesca Maionchi (quarta ancella) e Manuela Cucuccio (quinta ancella), artiste accomunate da un evidente affiatamento vocale e scenico.
Adeguato il pur breve intervento, fuori scena, del coro veronese, ben diretto, come sempre, da Roberto Gabbiani.
Alla serata arride un buon successo di pubblico che accoglie, con particolare entusiasmo tutta la compagnia, direttore e team creativo. Grandi ovazioni sono poi riservate alle tre protagoniste.
ELEKTRA
Tragedia in un atto di Hugo von Hofmannsthal
Musica di Richard Strauss
Prima esecuzione italiana della riduzione orchestrale di Richard Dünser (edita da Ricordi)
Elektra Lise Lindstrom
Klytämnestra Anna Maria Chiuri
Chrysothemis Soula Parassidis
Aegisth Peter Tantsits
Orest Thomas Tatzl
Der Pfleger des Orest Nicolò Donini
Die Vertraute Anna Cimmarrusti
Die Schleppträgerin Veronica Marini
Ein junger Diener Leonardo Cortellazzi
Ein alter Diener Stefano Rinaldi Miliani
Die Aufseherin Raffaella Lintl
Erste Magd Lucia Cervoni
Zweite Magd Marzia Marzo
Dritte Magd Anna Werle
Vierte Magd Francesca Maionchi
Fünfte Magd Manuela Cucuccio
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Direttore Michael Balke
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia Yamal Das Irmich
Scene Alessia Colosso
Costumi Eleonora Nascimbeni
Luci Fiammetta Baldiserri
Videomaker Virginio Levrio
Foto: Ennevi