Il barbiere di Siviglia – Teatro Regio, Parma
Figaro ritorna al Regio di Parma.
Stendhal diceva di Rossini: “egli ha vinto un nome imperituro, il genio e, soprattutto, la felicità” e quanto sia vero lo dimostra il trasporto del pubblico verso la sua opera ed, in particolare, per Il barbiere di Siviglia. Un titolo che, ogni volta che va in scena, porta ad un rapidissimo sold out. Così il Teatro Regio di Parma ha deciso letteralmente di bissare la produzione della scorsa stagione e proporre anche quest’anno l’amatissima piece. Una edizione che, lo ricordiamo, ha debuttato nel 2018 per poi approdare sia sul palco del Regio di Parma sia al Rossini Opera Festival con cui è coprodotto. Rimandiamo, per un commento completo alla parte visiva, alla nostra precedente recensione (qui il link). In questa sede non possiamo che ribadire le impressioni positive per uno spettacolo estremamente pulito e funzionale, caratterizzato da una luce abbagliante ma che manca, al tempo stesso, di una verve comica forte, risultando un po’ freddo e poco vicino allo spirito rossiniano. Insomma uno spettacolo “serio” che possiamo apprezzare a patto di accettare quanto sosteneva Alberto Moravia ossia che: “La comicità implica l’esperienza indispensabile della serietà”.

Musicalmente, rispetto alla precedente edizione, questa ripresa dell’opera rossiniana mostra alcune novità nel cast, parzialmente rinnovato, ad eccezione delle interpreti femminili.
Torna infatti al Regio Maria Kataeva che ripropone così la sua collaudata interpretazione del personaggio di Rosina. Una prestazione di rilievo, in primis, per l’esuberanza di una vocalità screziata, corposa nei centri e ben sfogata nel registro superiore, raggiunto con oggettiva facilità. Nondimeno convincente è l’interprete che, rispetto allo scorso anno, ritroviamo ora più coinvolta e consapevole. In particolare evidenza, infatti, il fraseggio, la cui varietà è assicurata da un bel gioco di chiaroscuri e sfumature. Altrettanto significativa, infine, la presenza scenica, di diafana compostezza, sapientemente votata a sottolineare l’arguzia e la vivacità del personaggio.
Altra conferma nel cast è Licia Piermatteo nel ruolo di Berta. Il soprano mette in luce, anche in questa occasione, la freschezza di una linea piacevolmente timbrata che spicca, come prevedibile, nell’aria di secondo atto “Il vecchiotto cerca moglie”, eseguita con smaliziata disinvoltura. Efficace e godibile l’interprete.
Numerose le novità, invece, nel versante maschile del cast.

A partire dal giovanissimo Matteo Mancini chiamato a sostituire, a pochi giorni dalla prima, l’inizialmente previsto Davide Luciano. Nell’affrontare un ruolo lungo e complesso come quello di Figaro, il ventiseienne baritono pesarese sfoggia un mezzo pastoso e di pregevole duttilità che gli consente di superare, con risultati apprezzabili, le numerose insidie della scrittura. All’indubbio impegno vocale si unisce poi l’atletica presenza scenica, messa al servizio di una caratterizzazione brillante e spigliata del personaggio. Un debutto complessivamente riuscito e che lascia intravedere, come ci auguriamo, una ulteriore possibile crescita e maturazione dell’artista in un repertorio che, al momento, pare essere quello più giusto per i mezzi a sua disposizione.
Nei panni del Conte di Almaviva troviamo Ruzil Gatin, cui riconosciamo la giusta verve interpretativa nel dare vita al classico stereotipo “amoroso” del teatro rossiniano. Il tenore mostra un uso consapevole della propria caratteristica vocalità e trova i momenti migliori nelle pagine più estatiche, su tutte la serenata di primo atto “Se il mio nome saper voi bramate”. Qualche segnale di affaticamento nel lungo e difficile rondò conclusivo “Cessa di più resistere”, non inficia una prova complessivamente soddisfacente.
Carlo Lepore è uno splendido Don Bartolo. Il basso napoletano, che ha fatto di questo ruolo un suo cavallo di battaglia, ci offre una prova vocalmente irreprensibile per dominio tecnico, morbidezza ed aderenza stilistica. Il velluto di un mezzo, quanto mai ampio, sembra inoltre ideale per scolpire un personaggio ironico e credibile, in perfetto equilibrio tra un vecchio brontolone e un improbabile spasimante. Una prova maiuscola, salutata da un meritato trionfo personale di pubblico.
Il Don Basilio di Grigory Shkarupa porta con sé il brunito impasto e l’ampiezza di un mezzo che trova i propri punti di forza specie nei registri centrale e più grave. Il giovane basso russo disegna, con adeguata credibilità, un personaggio losco e a tratti grottesco.
Note positive anche per lo squillante Gianluca Failla, impegnato nel duplice ruolo di Fiorello e di un Ufficiale.
Completa la locandina Armando De Ceccon, davvero bravo nel vestire i panni di un goffo ed assonnatissimo Ambrogio.

Sul podio George Petrou, attualmente considerato come uno dei maggiori specialisti del repertorio barocco. La sua lettura del capolavoro rossiniano, qui proposto nella versione integrale e secondo la edizione critica della Fondazione Rossini a cura di Alberto Zedda realizzata in collaborazione con Casa Ricordi, è pervasa da una certa brillantezza di fondo. Ecco, allora, la scelta delle agogiche, per lo più spedite e dinamiche, per sottolineare al meglio il carattere giocoso del componimento. Piuttosto curata anche la tinta orchestrale che, con buona coerenza stilistica, rappresenta adeguatamente l’intenzione dell’autore. In buca, l’Orchestra Senzaspine che, pur mostrando la giusta reattività alle indicazioni del podio, pecca talvolta di un eccesso di volume, con il rischio di soverchiare alcune delle voci presenti sul palco. Un plauso particolare merita, poi, Gianluca Ascheri, maestro al fortepiano, che, con fantasioso estro esecutivo arricchisce e valorizza al meglio i numerosi recitativi accompagnati presenti in partitura.
Lodevole, come sempre, la prova del Coro del Regio di Parma, ottimamente preparato da Martino Faggiani.
Numerosissima la partecipazione del pubblico, per una serata conclusasi tra festosi applausi all’indirizzo di tutta la compagnia, direttore e regista.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Melodramma buffo in due atti
Libretto di Cesare Sterbini dalla commedia
“La Précaution inutile, ou Le Barbier de Séville”
di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva Ruzil Gatin
Don Bartolo Carlo Lepore
Rosina Maria Kataeva
Figaro Matteo Mancini
Don Basilio Grigory Shkarupa
Berta Licia Piermatteo
Fiorello/Un ufficiale Gianluca Failla
Ambrogio Armando De Ceccon
Orchestra Senzaspine
Direttore George Petrou
Maestro al fortepiano Gianluca Ascheri
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Luci Andrea Borelli da un’idea di Massimo Gasparon
Foto: Roberto Ricci