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I due Foscari- Modena, Teatro Comunale Pavarotti-Freni

Un pulviscolo denso di emozioni contrastanti e veraci come l’ardente terra emiliana. questo è l’effetto prodotto nell’animo dello spettatore da questa mirabile produzione congiunta dei teatri di Piacenza e Modena! Ennesima conferma del fatto che quando due menti brillanti ed artistiche come quella della fantastica direttrice artistica del Municipale di Piacenza, la bella e volitiva Cristina Ferrari e il geniale Maestro Aldo Sisillo, che ricopre l’incarico di direzione artistica del Pavarotti-Freni modenese si incontrano, producono miracoli di questa portata.

Ma il più grande artefice del successo pieno dello spettacolo è il baritono parmigiano Luca Salsi che dona anima, sentimento e voce di grande bellezza al tragico personaggio del doge Foscari. l’artista esprime attraverso ogni movimento del corpo, con una straordinaria plastica facciale e perfino con il semplice respirare. la tragica condizione di politico sottomesso al volere della terribile signoria funesta del Consiglio dei Dieci, l’intimo e grave dolore di un padre che non può aiutare l’unico figlio rimastogli, dolore che lo condurrà alla morte. L’artista piega la sua bellissima voce calda, brunita, dalla tecnica impeccabile al servizio del personaggio, scolpendolo con ogni sillaba, con una pronuncia e dizione ben calibrate e studiate, rendendo al pubblico un’interpretazione veramente sublime. La sua aria finale credo resterà nella storia delle esecuzioni memorabili, con quell’amarissimo e quasi sospirato “I miei cari…” che sfocia nel mirabile e straziante “Rendetemi il figlio..” che solleva ondate di profonda commozione nel numeroso e rapito pubblico presente.

Il figlio Jacopo ha la squillante e raggiante voce del tenore Luciano Ganci, che serve molto bene il ruolo con acuti ben proiettati e sicuri, soprattutto nella seconda parte dell’opera e rende allo spettatore l’idea di un giovane Foscari volitivo, ribelle e non rassegnato al suo destino. Una lieve stanchezza negli estremi acuti durante l’aria di entrata, dovuta forse da un malessere stagionale, non pregiudica la mirabile resa del personaggio dello sfortunato e nobile figlio del Doge. L’intellìgenza e la bella grana di voce del tenore romano rendono in pieno il valore del ruolo.

La vedova moglie Lucrezia Contarini è qui interpretata in modo sublime dal soprano Marily Santoro, in possesso di una voce di rara belleza, con un’essenza perlacea ma di acciaio e attraversata da raggi di acuti ben proiettati e sicuri. L’artista, dotata di notevole musicalità e sicurezza tecnica, sorprende con improvvisi e magici pianissimi, affrontando con disinvolta sicurezza un personaggio verdiano terribile. Veramete brava e destinata a sempre più grandi successi.

Quasi mefistofelico e notevole lo Jacopo Loredano del basso Antonio Di Matteo, che con poche , ma affascinanti pennellate tratteggiate da una splendida voce di basso profondo ben emessa e salda, scolpisce un personaggio malefico con rara maestria.

Di ottima qualità i personaggi di fianco, la sicura e musicale Pisana di Ilaria Alida Quilico, lo squillante Barbarigo di Marcello Nardis, il Fante di Manuel Pierattelli e il Servo del Doge Eugenio Maria Degiacomi.

Sempre di ottima presenza e bella resa musicale, percorso da un colore unico e fascinoso, senza ombre di sbavature e di ottima resa musicale l’apporto del Coro del Teatro Municipale di Piacenza, diretto dal mitico Maestro Corrado Casati .

L’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini ha dato gran prova di una fascinosa tenuta musicale con il palcoscenico, notevole lo splendido dialogo musicale tra prima viola e primo violoncello nella scena della prigione, prova che nella compagine emiliana vi sono solisti di grande maestria, diretti e ben assortiti insieme dal direttore Matteo Beltrami, sicuro nel gesto e capace di cogliere, attraverso uno studio attento dei colori e degli incisi che percorrono lo spartito, il granitico ed immortale spirito verdiano.

Gradevoli i movimenti coreografici a cura di Raffaella Renzi. La regia di Joseph Franconi Lee, molto corretta e funzionale ha reso con efficacia la terribile essenza della tragedia tristemente attuale dell’ingiustizia e dell’innocenza calpestata attraverso i giochi del potere oscuro ed inesorabile, anche grazie alle scene incombenti e claustrofobiche di William Orlandi, autore anche dei bellissimi costumi dai colori screziati e colpiti in maniera mirabile dalle ottime luci ben gestite di Valerio Alfieri

Il numeroso pubblico che gremiva la bella sala modenese ha tributato il giusto trionfo ai cantanti con numerose ed entusiastiche chiamate al proscenio, con punte di vivo entusiasmo per Luca Salsi.

I DUE FOSCARI

Tragedia lirica in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave ispirato all’omonima opera teatrale in versi di Lord Byron

Musica di Giuseppe Verdi

Francesco Foscari Luca Salsi

Jacopo Foscari Luciano Ganci

Lucrezia Contarini Marily Santoro

Jacopo Loredano Antonio Di Matteo

Barbarigo Marcello Nardis

Pisana Ilaria Alida Quilico

Fante Manuel Pierattelli

Servo del Doge Eugenio Maria Degiacomi

Direttore Matteo Beltrami

Regia Joseph Franconi Lee

Scene e costumi William Orlandi

Luci Valerio Alfieri

Coreografie Raffaella Renzi

Foto Rolando Paolo Guerzoni