Giulio Prandi, Mozart e Zingarelli – Firenze, Teatro del Maggio
Il Teatro del Maggio inaugura la nuova stagione concertistica 2025 con una delle pagine più complesse ed ispirate dell’intero repertorio sacro, la Messa in do minore K. 427 per soli, coro e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart. Sul podio, al suo debutto fiorentino, il maestro Giulio Prandi, eclettico musicista che al suo debutto fiorentino dimostra una notevole sintonia con l’Orchestra ed il Coro, delineando con naturalezza e originalità le composizioni in programma. La grande messa viene infatti proceduta dalla Sinfonia milanese n. 5/I in sol minore, di Nicola Zingarelli, musicista oggi poco noto ma che fu esponente insigne della scuola napoletana. La sinfonia, di contenuta durata, circa dodici minuti, in 3 movimenti come le prime di Haydn e in tonalità minore – cosa insolita per l’epoca-, viene eseguita con grande cura della dinamica e della timbrica, con un attacco alquanto vivace, quasi nervoso, per poi dipanarsi in sonorità definite e brillanti. Il Larghetto che segue viene cesellato come un piccolo gioiello palpitante, delicato e di soave respiro, nell’emergere alternato degli oboi e dei corni su viole-violini e archi gravi. Nel terzo movimento spicca infine un‘attenta regolazione dell’intensità, unita ad un abile gioco di sospensioni e rallentamenti.
La varietà della dinamica caratterizza anche l’esecuzione della Messa in do minore, dove viene inoltre ben differenziata l’agogica e sono adeguatamente valorizzati gli strumenti, con un suono sempre preciso e voluminoso, nella morbidezza degli archi, nella rotondità dei corni e dei fiati e nell’accurato impiego di timpani e tromboni. Un insieme sempre fortemente unitario, nella trasparenza delle forme, nella compostezza del classico e nell’intensità della preghiera, ora contemplativa ora drammatica, perfino lacerata, con le chiusure dei singoli numeri che sfumano sovente in modi evanescenti, ad indicare l’infinito. Una lettura quindi che fa risaltare le architetture della grande tradizione così come la peculiarità di uno stile e di una ricerca spirituale del tutto personale.
Gli interventi del Coro, non disposto in tribuna, ma sul palco, a cingere in un abbraccio l’Orchestra, realizza interventi di ricca e diversificata espressività, sotto la guida sicura e puntuale di Lorenzo Fratini. L’esordio è scandito e compatto, nei toni severi del “Kyrie” mentre il “Gloria” esplode in un canto liberatorio e scintillante. In modi solenni e vibranti è reso anche l’adagio del “Gratias agimus tibi”, mentre il Qui tollis si impone come uno dei vertici dell’esecuzione, drammatico e sublime, nell’elasticità dei volumi e nel gioco misuratissimo di forte e di piano. Levigato e potente lo “Jesu Christe” , che in uno stile antico prelude alla fuga del “Cum Sancto Spiritu”, che si staglia con forza e rigore. Fluida e sostenuta la prima parte del “Credo”, che rimane incompleto secondo la ricostruzione qui proposta di Helmut Eder. Ultimato da Mozart in ogni sua parte è invece il Sanctus, scolpito nella sua mirabile complessità polifonica e nell’autenticità dell’emozione. Maestose e pacificate infine le due fughe dell’”Osanna”.
La grave atmosfera del “Kyrie” iniziale viene rischiarata dal luminosissimo “Christe”, reso con trasparenza da Nikoletta Hertsak, che esibisce un canto agile e legato, di salda estensione e discreto volume. La linea è elegante e lo stile accorato, cosicché il soprano si distingue per grazia tanto nel duetto del “Domine Deus” quanto nel successivo terzetto. Nell’”Incarnatus est” l’intenzione espressiva è naturale ed estatica, momento assolutamente incantevole nel cullante ritmo di siciliana, dove prolungati vocalizzi e un’accurata modulazione ammiccano con tenerezza alla profondità del mistero.
Nel “Laudamus te” spicca la varietà di fraseggio e la ricchezza di accenti di Giuseppina Bridelli, voce agile e voluminosa, anche se il suo stile marcato e virtuosistico appare un po’ troppo grintoso per una preghiera di lode. Un ‘energia che d’altra parte conferisce un carattere incisivo e definito ai pezzi a due o più voci, ben accordandosi ad intenzioni più delicate e leggere.
Nel “Quoniam tu solo sanctus” risalta la dizione scandita e luminosa di Krystian Adam, omogeneo e di ampiezza melodica, mentre Alessandro Ravasio mostra con garbo e fermezza la sua vocalità potente e compatta nel “Benedictus”, passaggio in cui tutti i solisti creano un intarsio complesso ed elegante nell’austerità della meditazione.
Un lungo silenzio accoglie la pur gioiosa conclusione della Messa, segno tangibile della intensa partecipazione del pubblico che riempiva la sala. Un omaggio prezioso e sentito che poi si scioglie in applausi entusiasti.
NICCOLÒ (NICOLA) ANTONIO ZINGARELLI
Sinfonia milanese n. 5/I in sol minore
Allegro assai / Larghetto / Allegro giusto
WOLFGANG AMADEUS MOZART
Messa in do minore K. 427 per soli, coro e orchestra
(ricostruita e completata da Helmut Eder)
Edizione: Bärenreiter Kassel – Basel – London.
Kyrie / Gloria / Credo / Sanctus / Hosanna / Benedictus
Direttore Giulio Prandi
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Soprano Nikoletta Hertsak
Mezzosoprano Giuseppina Bridelli
Tenore Krystian Adam
Basso Alessandro Ravasio
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Foto: Michele Monasta – Maggio Musicale Fiorentino