Mavra/Gianni Schicchi – Firenze, Teatro del Maggio
Mavra di Igor Stravinskij e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini sono i due pannelli del dittico in scena al Teatro del Maggio, incorniciati da Denis Krief in un unico allestimento solare ed esuberante. In entrambe le opere movimenti precisi e vivaci potenziano la comicità delle diverse situazioni, tutte rappresentate in ambienti domestici ma inserite al contempo in uno spazio aperto le cui strutture evocano comunque la città, San Pietroburgo come Firenze. Mavra ci viene presentata come una sorta di sketch introduttivo, un cortometraggio o una comica in bianco e nero, tant’è che fin dall’ouverture viene proiettato su di un grande quadro al centro della scena il filmato d’epoca “La casa di Kolumna”, tratto come il libretto di Boris Kochno dall’omonimo racconto di Puskin. La storia è semplice e lineare- un soldato si traveste da cameriera per stare vicino all’’amata ma viene scoperto dalla madre di lei – e i personaggi entrano ed escono dalle aperture nella scena, indossando abiti russi di inizio Novecento e avvalendosi di una ricca gestualità che definisce di volta in volta una narrazione sintetica e concitata.
Da parte sua Francesco Lanzillotta stende un racconto musicale compatto e levigato, dove i tempi sono brillanti e il suono dei fiati morbido e accurato. La lettura è agile e luminosa, ma senza marcare troppo i ritmi popolari o il carattere grottesco, quasi bandistico, di certi frangenti, come ad evidenziare uno Stravinskij fin da qui già orientato verso scelte neoclassiche. L’opera del resto procede con tempi sincopati e dissonanze ma seguendo uno schema a numeri chiusi che si rifà esplicitamente alla tradizione, con arie, duetti e perfino un quartetto, interpretati con energia e precisione dai tutti e quattro gli interpreti.
Paraša è Julia Muzychenko, con un’emissione omogenea e acuti trasparenti. La sua aria iniziale è resa con un canto legato e melodico e in ogni duetto riesce puntuale ed espressiva.
Iván Ayón Rivas è un Vassily vigoroso e spavaldo, con acuti svettanti e un’aria assai modulata. Intensa anche la Madre di Kseniia Nikolaieva che, con una salda e prolungata tenuta dei gravi, plasma un articolato duetto con la Vicina di Aleksandra Meteleva, che esibisce a sua volta un canto fresco e voluminoso.
Una breve composizione breve e tuttavia continua e cangiante, scritta da Stravinskij nel 1922 per un più articolato spettacolo di Djagilev, che si conclude bruscamente, con un finale non finale, sottolineato ironicamente dalla regia con la parola Fine, in russo e nella proiezione dell’adattamento cinematografico.
Nell’allestimento di Krief il testimone di questa sospensione viene idealmente raccolto da Gianni Schicchi, incorniciato dalla medesima struttura di legno ma con archi da cui si vede il Ponte Vecchio e ambientato nella contemporaneità, pur con un notaio ironicamente con parrucca e calze di seta. In questa seconda parte i movimenti riescono davvero ben congegnati e attentamente sincronizzati, dalla lettura del testamento, alla zuffa tra Zita e lo Schicchi, fino alla scena intorno al letto e a quella del saccheggio. Ogni personaggio ha una sua specifica gestualità, dalla sensualità alla prosopopea, dall’iperattività alla facile commozione: il tutto a comporre una macchina unitaria e complessa e tuttavia sempre agile e snella, che fa emergere con rilievo le punte esilaranti e il carattere corale dell’opera buffa.
Una coralità affidata ad un cast affiatato e complementare, capitanato da Roberto De Candia nel ruolo del protagonista. Il suo Gianni Chicchi è uomo schietto e popolare, astuto e vigoroso, talora brusco e irruento, con un’emissione rotonda e una dizione scolpita. Il fraseggio è vario e puntualmente organizzato e mostra una particolare abilità nell’alternare in forme modulate la voce naturale a quella contraffatta.
Ha una spiccata espressività la Zita di Valentina Pernozzoli, che suscita simpatia anche nei momenti di maggiore grettezza. La resitazione è eloquente e autoironica e la proiezione ben strutturata e particolarmente sbalzata nelle note più gravi.
Profondo e compatto il Simone di Adriano Gramigni, che con un’emissione puntuale plasma una figura dove ogni pretesa di solennità suona retorica e grottesca.
Come Rinuccio ritroviamo un esuberante Iván Ayón Rivas, che nell’aria e nel duetto esibisce un canto articolato e acuti potenti e luminosi, pur mancando talora di brillantezza nei centri. Anche Julia Muzychenko qui si dimostra un’aggraziata Lauretta, che realizza una smaltata e toccante “O mio babbino caro”.
Luminoso ed espressivo il Gherardo di Yaozhou Hou, con il tenero Gherardino di Gregoric Zaric e la Nella di Nikoletta Hertsak, molto energica ed appassionata. Interpretato con originalità, tra avidità e sentimentalismo, il Marco di Yurii Strakhov e ancora di bel volume e dalla linea sinuosa la Ciesca di Aleksandra Meteleva. Ha una nitida proiezione il Betto di Gonzalo Godoy Sepúlveda, mentre Davide Sodini è un fatuo e pomposo Maestro Spinelloccio e un Messer Amantio Di Nicolao dal canto scandito e incisivo. Coinvolgenti e omogenei i due testimoni con il Pinellino di Huigang Liu e il Guccio di Michele Gianquinto.
Nel misurarsi con la partitura di Puccini, Lanzillotta ha un piglio brillante ed energico rende con ampiezza le parti melodiche e mette in evidenza i differenti colori dell’orchestra. Alcuni passaggi come l’attacco e l’iniziale scontro tra Schicchi e i Donati mancano di accuratezza e coesione, ma nel complesso la narrazione si snoda unitaria, ben amalgamata e con una buona attenzione alle variazioni dinamiche.
L’intero spettacolo ha assai coinvolto e divertito un pubblico alquanto numeroso, che ha tributato con entusiasmo applausi calorosi a tutti gli interpreti e al team creativo.
MAVRA
Opera buffa in un atto di Boris Kochno
Musica di Igor Stravinskij
Maestro concertatore e direttore Francesco Lanzillotta
Regia, scene, costumi e luci Denis Krief
Paraša Julia Muzychenko
La madre Kseniia Nikolaieva
La vicina Aleksandra Meteleva
L’ussaro Iván Ayón Rivas
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
GIANNI SCHICCHI
Libretto di Giovacchino Forzano
Musica di Giacomo Puccini
Maestro concertatore e direttore Francesco Lanzillotta
Regia e scene Denis Krief
Assistente alla regia Pia di Bitonto
Gianni Schicchi Roberto De Candia
Lauretta Julia Muzychenko
Zita Valentina Pernozzoli
Rinuccio Iván Ayón Rivas
Gherardo Yaozhou Hou
Nella Nikoletta Hertsak
Gherardino Gregoric Zaric
Betto di Signa Gonzalo Godoy Sepúlveda
Simone Adriano Gramigni
Marco Yurii Strakhov
La Ciesca Aleksandra Meteleva
Maestro Spinelloccio/Messer Amantio Di Nicolao Davide Sodini
Pinellino Huigang Liu
Guccio Michele Gianquinto
Figurante speciale Fabrizio Casagrande
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Foto: Michele Monasta – Maggio Musicale Fiorentino