Il cappello di paglia di Firenze – Teatro Carlo Felice, Genova
Una strepitosa produzione de Il cappello di paglia di Firenze al Teatro Carlo Felice di Genova.
“L’educazione di una donna consiste in due lezioni: non lasciare mai la casa senza calze, non uscire mai senza cappello”, così diceva Coco Chanel, ma, verrebbe da dire in questo caso, anche rientrare in casa con il proprio cappello di paglia, è fondamentale per non suscitare dubbi di fedifraghia. Proprio intorno ad un cappello mangiato da un cavallo e ad un tradimento ruota appunto tutta la spiritosa e surreale vicenda musicata da Nino Rota nel 1945. Una ventata di spensieratezza negli anni bui della seconda guerra mondiale, un’opera oggi tornata alla ribalta con ben due produzioni italiane diverse ed entrambe di qualità, vicine geograficamente e temporalmente: alla Scala qualche mese fa (qui il link), ed ora a Genova. Va in scena una nuova versione riveduta dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, dove era già comparso nel 2007, realizzato in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège. In quell’anno, Damiano Michieletto affrontava il suo primo palco lirico italiano, accompagnato, come sempre, dallo scenografo Paolo Fantin.
Riportiamo qui quanto affermato dal regista sul libretto di sala, parole che descrivono perfettamente quanto visto: “Nel vaudeville le storie sono ambientate sempre in situazioni borghesi fatte di intrighi, cose dette alle spalle, tradimenti – un gioco di interno/esterno e colpi di scena in cui le porte che si aprono e si chiudono nascondono e svelano segreti. Come nel teatro shakespeariano spesso è presente l’escamotage della lettera, così le porte sono il simbolo del vaudeville. Io ho pensato a una scena con pareti mobili e porte che di volta in volta cambiano la geometria delle stanze seguendo il ritmo dell’opera, che non deve avere nulla di pesante, favorendo cambi di scena ed entracte fluidi e leggeri”. Insomma una macchina scenica leggera e ben studiata, sempre scorrevole che si abbina perfettamente alla musica di Rota. Un modo di fare teatro questo che è rimasto tipico del regista veneziano che lo ha poi ulteriormente sviluppato in produzioni più recenti. Coerenti con le scene i costumi di Silvia Aymonino: abiti perlopiù contemporanei sempre piacevoli e curati, sfavillante il comparto luci di Luciano Novelli.
L’esecuzione musicale affascina e conquista per l’ottima resa complessiva di un cast oggi pressoché ideale, per amalgama vocale e per disinvoltura sulla scena.
Il ruolo di Fadinard calza perfettamente alla vocalità fresca e luminosa di Marco Ciaponi, del quale si apprezzano, tra l’altro, la morbidezza dell’emissione e la facile proiezione del registro acuto, piacevolmente timbrato. Sempre coinvolto e coinvolgente l’interprete, accuratissimo nel dettagliare ogni frase musicale con ironia e ardore romantico.
Elegantissima, sulla scena come nel canto, Benedetta Torre, una Elena tenera e deliziosa, la cui linea, di puro smalto, si inerpica sino alle vette del pentagramma con indubbia disinvoltura.
Paolo Bordogna, chiamato ad interpretare il duplice ruolo di Emilio e Beaupertuis, è semplicemente perfetto. Lo è in ragione di un mezzo duttile e musicale, penetrante in acuto ed avvolgente nei centri. Lo è, poi, per l’innata capacità di costruire un personaggio (in questo caso più di uno) con la giusta verità teatrale, un perfetto e raffinato equilibrio tra ironia, amarezza e simpatia.
Molto bene anche Nicola Ulivieri, un Nonancourt burbero ma, al tempo stesso, spassosissimo nella sua sottolineata goffaggine. Non dimentichiamo, poi, l’ottima prova vocale, avvalorata dalla rotondità di uno strumento vellutato e di evidente compattezza.
Sonia Ganassi veste i panni della Baronessa di Champigny con divertita ironia e firma, da grande artista quale è, una prova di livello. Il mezzosoprano domina la scena con allure da autentica primadonna e versa l’esecuzione musicale ad una variegata, quanto saggiamente caricaturale, espressività.
Ben centrata anche la Anaide di Giulia Bolcato che, alla sicurezza vocale, unisce la statura dell’interprete, perfettamente delineata nel rapido susseguirsi degli eventi sulla scena.
Didier Pieri caratterizza al meglio il ruolo dello zio Vezinet e firma una prova sempre efficace, tanto nella cura del canto, quanto nell’attenzione del fraseggio.
Spassosa e vocalmente puntuta la modista di Marika Colasanto.
Travolgente e volutamente sopra le righe l’Achille di Blagoj Nacoski, chiamato, poi, a vestire i panni di una improbabile guardia.
Spassoso ed incisivo il Felice di Gianluca Moro; professionale il caporale di Franco Rios Castro.
Gustosissimo il cammeo di Federico Mazzucco nel ruolo di Minardi.
Sul podio della ottima Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, troviamo Giampaolo Bisanti. Una direzione, la sua, dal gesto ampio e scattante, che, attraverso la scelta di tempi incalzanti, appare in perfetta sintonia con il ritmo travolgente del racconto. Una concertazione vaporosa e dalle tinte acquerellate, nella quale serpeggia una febbricitante, quanto contagiosa ironia. Oltre alla evidente sintonia con la già citata compagine orchestrale, qui parsa davvero in una serata particolarmente fortunata, si coglie, inoltre, una marcata intesa con le voci degli interpreti presenti sul palco.
Ottimo, infine, l’apporto della compagine corale genovese, guidato con encomiabile cura da Claudio Marino Moretti. Doveroso sottolineare, tra l’altro, la deliziosa leggiadria della sezione femminile mentre si trova alle prese con la filatura dei cappelli nella scena della modista.
Successo straripante al termine, coronamento ideale di uno spettacolo veramente ben riuscito. Si poteva pensare, forse, ad una migliore chiusura d’anno per il teatro genovese?
IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE
Farsa musicale in quattro atti di Nino Rota
Libretto proprio e di Ernesta Rinaldi
dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie
di Eugène Labiche e Marc Michel
Fadinard Marco Ciaponi
Nonancourt Nicola Ulivieri
Beaupertuis/Emilio Paolo Bordogna
Lo zio Vezinet Didier Pieri
Felice Gianluca Moro
Achille di Rosalba/Una guardia Blagoj Nacoski
Un caporale delle guardie Franco Rios Castro
Elena Benedetta Torre
Anaide Giulia Bolcato
La modista Marika Colasanto
La Baronessa di Champigny Sonia Ganassi
Minardi Federico Mazzucco
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Direttore Giampaolo Bisanti
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Silvia Aymonino
Luci Luciano Novelli
FOTO: TEATRO CARLO FELICE – GENOVA