Carmina Burana – Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma
Il concerto, diretto da Dalia Stasevska al suo debutto romano, è stato un’esplorazione musicale di grande impatto emotivo e raffinatezza esecutiva. Il programma, suddiviso tra il repertorio nordico di Jean Sibelius e i vigorosi accenti corali di Carl Orff, ha dimostrato una sapiente costruzione narrativa e una solida coerenza interpretativa.
Le Leggende di Lemminkäinen di Sibelius, raramente eseguite, hanno rappresentato un’apertura di grande suggestione. La direttrice, con la sua gestualità fluida ma incisiva, ha saputo guidare l’orchestra verso un’interpretazione vivida e scenografica.
Il cigno di Tuonela, con il suo pathos sognante, è stato uno dei momenti più intensi della serata. Il solo di corno inglese, etereo e malinconico, si è fuso splendidamente con la trama vellutata dei violoncelli, creando un’atmosfera quasi cinematografica, capace di evocare un paesaggio fiabesco.
In contrasto, Il ritorno di Lemminkäinen ha mostrato il lato avventuroso del compositore. La vivacità ritmica e i repentini cambi dinamici hanno coinvolto l’ascoltatore in una narrazione sonora quasi teatrale. I legni e gli ottoni, protagonisti indiscussi, hanno dato vita a un climax pulsante che ricordava i momenti più danzanti delle suite di balletto tardo-romantiche.
Il celebre poema sinfonico, Finlandia spesso interpretato come simbolo dell’identità nazionale finlandese, ha chiuso la sezione dedicata a Sibelius con un’esecuzione vigorosa e solenne. L’orchestra, compatta e ben equilibrata, ha restituito tutta la grandiosità epica del brano, mantenendo un dialogo fluido tra le sezioni.
La seconda parte del concerto ha portato il pubblico nel vibrante mondo dei Carmina Burana, in cui il coro e le voci bianche hanno avuto un ruolo centrale.
Il maestro del coro Andrea Secchi e la maestra coro di voci bianche Claudia Morelli hanno preparato compagini di straordinaria precisione e musicalità. Particolarmente memorabile è stato il brano “Amor volat undique”, dove la voce del soprano Giuliana Gianfaldoni si è intrecciata con le voci bianche in un effetto di aurea sonora avvolgente. Il timbro leggero e cristallino del soprano, unito alla delicatezza corale, ha creato un momento di rara raffinatezza.
Il tenore Marco Santarelli, nella grottesca e ironica “Olim lacus colueram”, ha saputo bilanciare virtuosismo vocale e teatralità scenica. Il gioco del lancio delle piume ha aggiunto un tocco visivo che, pur essendo leggero, non ha intaccato la concentrazione musicale.
Meno convincente è stato il baritono Mattia Olivieri, che ha affrontato con difficoltà le tessiture alte previste dalla partitura. Nonostante una voce piena e ben proiettata, specialmente in “Ego sum abbas”, l’esecuzione è sembrata complessivamente meno fluida rispetto agli altri interpreti.
L’orchestra, diretta con maestria da Stasevska, ha reso giustizia alla percussività e al carattere ancestrale della partitura di Orff. La dimensione ritmica è stata esaltata, mantenendo però una chiarezza di dettagli nelle sezioni più intricate, come il celebre “O Fortuna”, che ha chiuso il concerto in un tripudio di energia.
Questo concerto ha offerto un’esperienza musicale completa e variegata, spaziando dall’intimismo lirico di Sibelius alla vigorosa teatralità di Orff. Dalia Stasevska ha dimostrato di essere una direttrice di grande personalità, capace di bilanciare il dettaglio tecnico con una visione interpretativa ampia e coinvolgente. Una serata che resterà certamente impressa nel ricordo del pubblico romano.
Orchestra, Coro e Voci Bianche
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttrice Dalia Stasevska
soprano Giuliana Gianfaldoni
baritono Mattia Olivieri
tenore Marco Santarelli
maestro del coro Andrea Secchi
maestra del coro di voci bianche Claudia Morelli
Sibelius
Le leggende di Lemminkäinen: Il cigno di Tuonela, Il ritorno di Lemminkäinen
Finlandia
Orff
Carmina Burana
foto di Accademia Nazionale di Santa Cecilia / Musacchio, Pasqualini/MUSA