Spettacoli

Tosca – Lucca, Teatro del Giglio

Il Teatro del Giglio di Lucca ha inaugurato la nuova stagione lirica proponendo una Tosca, ispirata alla tradizione e al fascino del classicismo romano, in un nuovo allestimento realizzato in cordata con i due vicini teatri di Pisa e Livorno oltre che a quelli di Modena, Ferrara e Ravenna. A coronare un anno scandito da eventi speciali, dal concerto dei Wiener a quello di Muti, lo spettacolo riesce a debuttare in una faticosa giornata di scioperi nazionali, celebrando così solennemente e con grande senso di responsabilità il giorno del centesimo anniversario della morte del Maestro. Occasione in cui perdipiù la città di Lucca intitola il suo teatro principale a Giacomo Puccini, il cui nome va quindi ad aggiungersi a quello che nel 1819 Maria Luisa di Borbone-Spagna volle attribuire all’edificio restaurato in omaggio al giglio di Francia. La storia di questo teatro, che è uno dei più antichi della Toscana, inizia tuttavia già nella prima metà del Seicento, tant’è che il prossimo anno festeggerà il trecentocinquantesimo dalla fondazione ufficiale. Tanti fili si intrecciano dunque in questa produzione, che è stata tra l’altro dedicata alla memoria della regista Cristina Pezzoli, il cui Don Giovanni, sua opera ultima, inaugurò il cartellone lucchese 2022-2023.

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Clarissa Costanzo, Azer Zada, Massimo Cavalletti

In quest’edizione spicca l’interpretazione di Clarissa Costanzo, che sbalza una Tosca appassionata ed elegante, raffigurata vividamente nel furore della gelosia come nell’afflizione dello sgomento e nella capacità di resistere. Una voce omogena e ricca di armonici, di estrema saldezza nei centri, mentre gli acuti riescono meno controllati nei primi due atti, ma proiettati con forza e nitore nel terzo. Con un canto modulato e punteggiato da accenti, è alquanto espressiva nelle scene in Sant’Andrea, disperatamente irruenta con Scarpia, per rendere poi il duetto conclusivo in una grande varietà di fraseggio. In “Vissi d’arte” esibisce mezze voci e una lunga ed accurata tenuta delle note, plasmando la romanza con dolore e dolcezza.

Mario Cavaradossi è Azer Zada, di ampia linea melodica e dalla potente vocalità. “Recondita armonia” riesce tuttavia poco smaltata e piuttosto opaca anche “Vittoria” con acuti non abbastanza sfogati. Sempre energico e drammatico, offre la sua migliore prova al terzo atto, con “E lucevan le stelle” resa in una forma articolata e vibrante e tutto il duetto interpretato con note luminose e intensità.

Massimo Cavalletti è uno Scarpia prepotente e vigoroso, con una dizione scandita e un ricco fraseggio. Se il suo ingresso è poco incisivo, il personaggio emerge con rilievo dal principio del Te Deum, con accenti marcati e un’emissione rotonda. Molto espressivo in apertura del secondo atto, pur con qualche acuto poco controllato e un’intonazione talora traballante, mantenendo in ogni dialogo una viva tensione drammatica con un canto vario e scolpito.

Tra i comprimari si distinguono le interpretazioni di Omar Cepparolli come Angelotti e di Nicolò Ceriani nel ruolo del Sagrestanno: figura nobile e appassionata il primo, con una proiezione nitida e luminosa, mentre il secondo, con voce piena e compatta, articola ogni intervento in forme definite e vivaci. Alfonso Zambuto delinea uno Spoletta drammatico con una marcata intenzione espressiva.
Diretto e consistente, anche se con poco accento, lo Sciarrone di Eugenio Maria Degiacomi ed efficace il carceriere di Paolo Breda Bulgherini; da parte sua, Dalia Spinelli rende la canzone del Pastorello in modi assai melodici e sognanti.

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Massimo Cavalletti e Clarissa Costanzo

Sul podio il ventottenne Henry Kennedy a guidare una altrettanto giovane Orchestra Luigi Cherubini, che dimostra perlopiù precisione e una bella cavata di suono. L’attacco è deciso e affermativo, con un accordo accurato e moderatamente vigoroso, ma nel complesso il primo atto manca di fluidità, con certune pause che separano eccessivamente le scene e compromettono lo spirito narrativo dell’opera. Il Te Deum riesce comunque maestoso e trascinante, in una stretta sintonia tra l’Orchestra e il Coro Arché diretto da Marco Bargagna, ben amalgamato e consistente, con le aggiunte brillanti delle Voci Bianche Puccini 100, diretto da Angelica Ditaranto. Morbido e avvolgente anche l’intervento fuori scena del secondo atto, che viene invece tracciato dal maestro Kennedy con maggiore compattezza, pur con alcuni momenti in cui il suono diminuisce eccessivamente e con una chiusura un poco allentata. Il terzo atto è infine più turgido e fluido, con i momenti in fortissimo realizzati con notevole energia e drammaticità.

L’ allestimento realizzato da Luca Orsini con le scene di Giacomo Andrico rappresenta una Roma di inizio Ottocento più neoclassica e rinascimentale che barocca, con un forte riferimento all’antico, visto come una cornice che pare eterna come la città dei Papi ma che si va invece progressivamente sgretolando. Il buio dello sfondo finirà infatti per prendere visivamente sempre più campo e la rappresentazione finirà per acquisire il carattere di relitto o rovina, con l’architrave al secondo atto che rimane sospesa nel vuoto come i destini dei due protagonisti. Tra tenebra e monumentalità, lo spazio della scena si articola su più livelli e sfrutta con perizia le contenute dimensioni del palco, grazie anche ad effetti prospettici e al gioco delle luci di Tiziano Panichelli. In questo senso, ben organizzati i movimenti durante il Te Deum con un solenne corteo dai tratti sinistri e suggestivo il materializzarsi dal fondale oscuro del Cavaradossi legato e torturato, nonché l’alone di luce fredda che investe Tosca mentre intona “Vissi d’arte”. I costumi di Rosanna Monti riprendono lo stile del periodo napoleonico e sono di raffinata eleganza soprattutto quelli della protagonista, che tuttavia, con efficace scelta registica, compie il delitto e si getta dagli spalti in sottoveste, dopo essersi spogliata degli abiti della Diva.

Alla fine, dopo molti applausi anche a scena aperta, grande entusiasmo per tutti gli interpreti, con particolari tributi per Clarissa Costanzo.
Da segnalare che lo spettacolo verrà riproposto nei prossimi mesi dagli altri teatri che lo hanno coprodotto e la possibilità fino al 2 marzo di visitare la mostra allestita alla Ex Cavallerizza “Giacomo Puccini Manifesto.”, un interessante percorso in quattro atti che  ricostruiscono il rapporto del Maestro e dell’opera lirica con la pubblicità e l’illustrazione.

TOSCA
melodramma in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma omonimo di Victorien Sardou
musica di GIACOMO PUCCINI

direttore d’orchestra Henry Kennedy 
regia Luca Orsini 
scene Giacomo Andrico 
costumi Rosanna Monti 
light designer Tiziano Panichelli 

personaggi e interpreti 
Floria Tosca  Clarissa Costanzo
Mario Cavaradossi  Azer Zada
Il Barone Scarpia  Massimo Cavalletti 
Cesare Angelotti  Omar Cepparolli
Spoletta  Alfonso Zambuto
Il sagrestano  Nicolò Ceriani  
Sciarrone  Eugenio Maria Degiacomi
Un carceriere  Paolo Breda Bulgherini  
Un pastorello  Dalia Spinelli

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Coro Archè
maestro del coro Marco Bargagna

Coro delle Voci Bianche Puccini 100
in collaborazione con 
Coro di Voci Bianche della Cappella di Santa Cecilia di Lucca
Coro di Voci Bianche della Scuola di Musica “Giuseppe Bonamici” di Pisa
maestro del coro Angelica Ditaranto
altro maestro del coro Lorenzo Corsaro

nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca, in ricordo di Cristina Pezzolicoproduzione Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro Verdi di Pisa, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Comunale di Modena, Teatro Comunale di Ferrara

Foto: Gaia Capone