Omaggio a Puccini – Teatro alla Scala, Milano
La Scala di Milano celebra Giacomo Puccini.
Nel centenario della morte del maestro lucchese, il Piermarini ha dedicato al compositore ben due produzioni: in aprile La rondine e in giugno Turandot. Evento culmine doveva essere un concerto nel giorno esatto del centenario della morte: il 29 novembre. Giornata sicuramente complessa, resa difficile da uno sciopero generale ma come sosteneva Lev Trotsky: “Ci sono dei casi in cui lo sciopero può indebolire più gli operai che il loro diretto avversario”. In un certo senso la scelta, pur legittima, di Coro ed Orchestra del Teatro alla Scala di aderire alla agitazione non ha certo messo in buona luce i lavoratori presso il pubblico in sala. La decisione è stata accolta con qualche segno di dissenso e con un vibrante urlo: “vergogna”. Un imbarazzato Dominique Meyer ha chiesto ai presenti di pazientare, sorseggiando un calice, gentilmente offerto, e aspettare l’inizio di un recital di canto sostitutivo e gratuito. I biglietti dell’evento previsto sono stati rimborsati e si è proposto un concerto di quattro solisti: Anna Netrebko, Mariangela Sicilia, Jonas Kaufmann e Luciano Ganci, accompagnati al pianoforte dal Maestro James Vaughan.
Partiamo dalle signore e in particolare dalla Diva: Anna Netrebko che ha eseguito insieme a Johnas Kaufmann il già previsto quarto atto di Manon Lescaut. Il soprano si è mostrato sul palco in una forma vocale strepitosa che lascia ben sperare per la prima scaligera. Abbiamo ritrovato con piacere ed entusiasmo tutte quelle splendide finezze a cui siamo abituati: pianissimi, filati ma anche acuti pieni e splendidamente svettanti. Quel: “non voglio morir” così pieno di forza da emozionare profondamente tutta la sala. Nei bis poi la cantante ha regalato anche un inaspettato Valzer di Musetta, da La Bohème, divertito, sbarazzino, quasi proposto come un capriccioso e preziosissimo gioco vocale. Una perla che non fa che confermare l’artista come una delle più grandi interpreti che oggi si possano ascoltare a teatro.
Non meno eccezionale è stata Mariangela Sicilia, che trova nella musica del genio lucchese un perfetto mondo vocale. Una vera carrellata di eroine pucciniane la sua, l’artista, con grande generosità, e con risultati eccezionali, ha proposto in apertura di concerto “Addio, addio mio dolce amor”, da Edgar, poi “Si mi chiamano Mimì da La Bohème, “Chi il bel sogno di Doretta” da La rondine, di cui è stata recentemente interprete in Scala e ancora “Tu che di gel sei cinta” da Turandot. Tutte prove accomunate da un immenso gusto musicale ed una eleganza innata che creavano un vero e proprio piacere nell’ascolto. Un’artista che ha saputo sempre più diventare interprete di riferimento per questo repertorio. Per il bis una dolcissima rarità: “Sogno d’or” una ninna nanna per canto e pianoforte.
Joanas Kaufmann ha offerto al teatro una prova maiuscola, forse prudente, non spinta in peripezie vocali ma godibilissima. Solido e affascinante sia nei duetti di Bohème con Mariangela Sicilia così come nel già citato quarto atto di Manon con Anna Netrebko. Eccezionale poi la sua interpretazione di “Ch’ella mi creda” da La fanciulla del West, e di “E lucevan le stelle” da Tosca. Nei bis non poteva mancare, ovviamente, il celeberrimo “Nessun dorma” di Turandot.
Infine parliamo della generosità di Luciano Ganci che, poche ore prima dell’evento ha accettato di esibirsi con i colleghi. La sua prova è stata a dir poco strabiliante, accolta dal Piermarini con applausi meritatissimi. La bella voce dal colore squisitamente italiano ha incantato tutti in “Torna ai felici dì” da Le Villi e in “Addio fiorito asil” da Madama Butterfly. Non vediamo l’ora di ritrovare questo strepitoso artista sul palco per La forza del destino, nelle recite del 28 dicembre e 2 gennaio.
Un plauso sincero anche al Maestro James Vaughan che con pochissimo preavviso ha offerto agli artisti un accompagnamento sempre delicato e attento.
Una serata difficile, forse, per la dirigenza scaligera ma che si è trasformata in una festa ed in una bella e sentita celebrazione di un Puccini autentico, quello noto a tutti grazie ad arie popolari e amatissime.
Foto: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala