Roberto Devereux – Teatro Sociale, Rovigo
Prosegue con successo la Stagione 2024/2025 del Teatro Sociale di Rovigo.
L’estate del 1837 vede un impegnatissimo Gaetano Donizetti a dover curare la preparazione di una serie di opere, rispettivamente per il Regio Teatro di San Carlo di Napoli e il Teatro La Fenice di Venezia. Questo periodo è anche funestato da due gravissimi lutti familiari; a giugno nasce e muore il terzo figlio del Maestro e dopo poche settimane anche la moglie Virginia morirà per le conseguenze del parto. Donizetti in quello stato d’animo continua incessantemente anche ad altri lavori. Il libretto per Roberto Devereux approntatogli da Salvatore Cammarano è un sunto di pièce francesi, un balletto scritto da Gaetano Gioia e la Famosa Elisabetta, Regina d’Inghilterra musicata da Gioachino Rossini su libretto di Giovanni Schmidt. Il librettista si sofferma molto sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi più che un reale svolgimento del dramma, cosa che trova terreno fertile nell’inventiva del musicista di fondere canto e dramma nella recitazione (come nelle note scritte da Egidio Saracino). Il lavoro, presentato al Regio Teatro di San Carlo il 29 ottobre 1837 lascia perplessa parte della critica tanto da coniare il termine di seconda maniera del teatro donizzettiano, più attento al carattere dei personaggi che allo svolgimento dell’azione.
Dopo le fortunate recite al Teatro Donizetti di Bergamo nell’ambito del Donizetti Opera Festival (leggi qui la recensione), arriva anche a Rovigo lo spettacolo punta di diamante del Festival bergamasco. L’allestimento, una messa in scena con pochi elementi di arredamento, con i suoi colori tendenti al nero (tranne quelli dei personaggi principali) ci immergono da subito in un’atmosfera fosca e tragica; una tavola posta a sinistra del proscenio, come quelle immortalate in famosi dipinti con in evidenza un teschio, memento mori del passato regno di Enrico VIII e che si riflettono nel costume di Elisabetta, erede legittima del trono del padre pur essendo stata ripudiata; un letto di color rosso acceso e un trono di color altrettanto rosso ma sbiadito, quasi a riflettere l’età avanzata della Regina anche se in lei vive ancora una passione sul punto di spegnersi; alti scanni in cui si muove il Coro, la Camera dei Lord che invoca la sentenza ripetutamente per il traditore, il Conte di Essex; inoltre vediamo aggirarsi minacciosamente un pupazzo (magnificamente animato da Poppy Franziska), spettro della Regina che si muove sulla scena come metafora dell’imminente tragedia che di lì a poco si consumerà. La regia si avvale di Stephen Langridge che, coadiuvato da questa impostazione scenica se ne giova per immergerci in un clima da teatro shakespeariano, fatto di parchi gesti e intenso lavoro sulle espressioni. I bei costumi, realizzati come le scene da Katie Davenport riflettono con efficacia il clima della vicenda.
La parte musicale e vocale è stata di buon se non ottimo livello.
Alberto Zanardi dirige L’Orchestra Donizetti Opera con buone sonorità e tempi che consentono agli interpreti di realizzare al meglio le indicazioni sparse nella partitura; in alcuni momenti si avverte un eccessivo uso di tempi lenti che non hanno però inficiato una lettura di buone intenzioni.
Nel ruolo del titolo John Osborn dimostra la fama ben meritata; fiero e al tempo stesso languido e sensuale, eccellente nel canto a mezza voce ha dato quanto di meglio ci si potesse aspettare, culmine un’interpretazione dell’aria del II atto salutata da un’ovazione meritatissima.
Jessica Pratt è scenicamente un’Elisabetta maestosa e regale; affronta con cautela gli scarti verso le regioni gravi e, non dovendo forzare grazie alle dimensioni della sala, ha potuto affrontare la parte uscendone con un meritatissimo trionfo; memorabile il suo incedere, la sua rabbia nel II Atto nell’apprendere del tradimento amoroso del suo Roberto, la lacerazione e la rassegnazione che si scioglie nella grande scena finale, dove si spoglia della sua regalità togliendosi la parrucca davanti a tutti. Il pubblico, letteralmente soggiogato da tale carisma le ha tributato un’ovazione da far tremare le mura del teatro.
Eccezionale Sara interpretata da Raffaella Lupinacci; la sua tecnica le permette suoni puliti e sicuri in ogni gamma dei registri; gravi corposi e mai forzati, acuti vibranti e intensi; aggiungiamo un fraseggio caldo e mordente, una grande disinvoltura scenica e avremo un personaggio scolpito a tutto tondo.
Encomiabile Simone Piazzola quale Duca di Nottingham il quale, dopo un annuncio durante l’intervallo in cui si è appreso di una improvvisa indisposizione già dal I Atto, ha comunque portato a termine la recita grazie all’intelligenza musicale, il bel timbro e l’uso accorto dei fiati.
Completavano il cast lo squillante David Astorga come Lord Cecil, Fulvio Valenti nei panni di un Cavaliere e familiare di Nottingham e Ignas Melinkas nel ruolo di Gualtiero.
Impeccabile e in forma smagliante il Coro dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, preparato scrupolosamente da Salvo Sgrò.
Alla fine dello spettacolo il numerosissimo pubblico intervenuto anche da fuori città ha tributato un autentico trionfo a tutti gli interpreti, con ripetute chiamate al proscenio.
Teatro Sociale di Rovigo
Stagione lirica 2024/2025
ROBERTO DEVEREUX
Tragedia lirica in tre atti
Libretto di Salvatore Cammarano
Musica di Gaetano Donizetti
Elisabetta Jessica Pratt
Il duca di Nottingham Simone Piazzola
Sara Raffaella Lupinacci
Roberto Devereux John Osborn
Lord Cecil David Astorga
Sir Gualtiero Raleigh Ignas Melkinas
Un familiare di Nottingham e un Cavaliere Fulvio Valenti
Orchestra Donizetti Opera
Direttore Alberto Zanardi
Coro dell’Accademia Del Teatro alla Scala di Milano
Maestro del Coro Salvo Sgrò
Regia Stephen Langridge
Scene e Costumi Katie Davemport
Luci Peter Mumford
Regia animazione pupazzo Poppy Franziska
Assistente alla regia Katerina Petsatodi
Rovigo, Teatro Sociale, 10 novembre 2014
FOTO SU GENTILE CONCESSIONE DELL’ARCHIVIO DEL TEATRO SOCIALE DIU ROVIGO – NICOLA BOSCHETTI