Concerti

Federico Maria Sardelli, Bruno de Sá – Firenze, Teatro del Maggio

Federico Maria Sardelli è tornato a dirigere l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino con un concerto che ci introduce e ci accompagna nella varietà e nelle trasformazioni dello stile galante della seconda metà del Settecento, presentando un ricco e affascinante programma che alterna brani ancora decisamente influenzati dal gusto barocco per la meraviglia ad altri maggiormente improntati a classica compostezza. E’ appunto in questa cornice stilistica, tra artificio e rigore, che debutta a Firenze Bruno de Sá, sopranista di notevolissima estensione e dal timbro spiccatamente femminile, proponendo una serie di arie per soprano, che furono in realtà a suo tempo appositamente composte per voce di castrato.

In apertura, a spalancare questo particolare scenario musicale, è la Sinfonia op. II, n. 2 in sol minore di Johann Anton Filtz, musicista oggi poco noto ma che ebbe grande successo alla corte di Mannheim, la cui orchestra fu tra l’altro la prima ad avere i clarinetti. Una composizione in tre movimenti, in una forma ancora prossima a quella del concerto grosso, fremente, quasi nervosa, ma intrisa di malinconia e resa da Sardelli in un susseguirsi di calibratissimi effetti di forte e di piano e in una modalità che pare tracciare pennellate o illuminare episodi.

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Bruno de Sá

“Lungi da me mio bene”, da Mitridate re di Ponto, scritta da un giovanissimo Mozart per l’evirato cantore Pietro Benedetti detto il Sartorino, è la prima aria proposta da de Sá, che stupisce da subito per il registro acuto, pur con alcune diseguaglianze nell’emissione e qualche sfuocatura nell’ intonazione. Il bravo corno solista, con un suono soffice e rotondo e passaggi definiti e naturali, introduce la composizione e si pone in dialogo con il canto, che si staglia da parte sua con grazia e delicatezza, suscitando un’intensa commozione.
Di maggiore volume e compattezza ci appare invece “No, non cercar per ora”, da Mesenzio re d’Etruria, composta da Luigi Cherubini pensando all’abilità del castrato Francesco Porro e che si profila come un’aria di furore in atmosfere neoclassiche, interpretata con grande espressività, nell’esibizione di una formidabile tecnica virtuosistica, con controllatissime agilità e mirabolanti passaggi dal grave all’acuto.

Un altro pezzo strumentale fa da raccordo tra la prima e la seconda parte del concerto, la Sinfonia in re maggiore Wq 176, H 651 di Carl Philipp Emanuel Bach, eseguita con vivacità e brillantezza e nell’evidenza dei diversi colori orchestrali, grazie al gesto energico di Sardelli in ottima sintonia con l’Orchestra del Maggio.

Si ritorna a Mozart con l’“Exsultate, jubilate” K. 165, scritto anch’esso per un celebre castrato, Venanzio Rauzzini, La prima aria di questo mottetto in fa maggiore per soprano ed orchestra viene sbalzata da Bruno de Sá in una forma luminosa e smaltata, con ampi salti, rapidi trilli e una puntuale regolazione dell’intensità. Il recitativo che segue viene scolpito con una dizione chiara e scandita, mentre l’aria rondò “Tu virginum corona” riesce di elegantissima fattura, in un’ondeggiante delicatezza e con una ferma e prolungata tenuta delle note. Sugella il brano uno sfolgorante Allelulia con limpidi acuti e torniti vocalizzi.

Ad un Mozart maturo e già più tormentato, ormai paladino del classicismo viennese, è dedicata l’ultima sezione, con la Sinfonia in mi bemolle maggiore K. 543, dove la direzione di Sardelli si distingue ancora più marcatamente per la varietà e l’accuratezza delle dinamiche. L’attacco dell’Adagio è maestoso e di grande compostezza, mentre l’Allegro si sviluppa in trasparenza, dove i guizzi e le increspature drammatiche vengono comunque contenute dalla misura e dall’eleganza. Il secondo movimento è ampio e disteso, con un suono morbido e leggero anche quando si ispessisce. Delicato il primo tema, più appassionato il secondo, suggestiva la chiusura resa in modi evanescenti. Rimane parimenti sospeso lo Scherzo, di cui viene evidenziata la cantabilità e le ampie cadenze di danza. Il Finale viene poi plasmato con frizzante vigore e punteggiato da effetti di sorpresa.

Una sala Metha gremita ed entusiasta tributa al Direttore e al Sopranista un vero trionfo. Come ultima perla prima di chiudere ripetendo l’Alleluia del mottetto, viene eseguita la scintillante “In mezzo a mille affanni” da “Il fanatico per la musica” di Luigi Caruso, aria che, insieme alle altre in programma, è stata recentemente incisa da Bruno de Sá per Erato nel cd “Mille affetti”.

Johann Anton Filtz
Sinfonia op. II, n. 2 in sol minore 
Allegro / Andante / Allegro assai

Wolfgang Amadeus Mozart 
Da Mitridate, re di Ponto, Atto II, scena VII: 
Aria di Sifare Lungi da te mio bene

Luigi Cherubini
Da Mesenzio, re d’Etruria, Atto I, scena IV: 
Aria di Lauso No, non cercar per ora

Carl Philipp Emanuel Bach
Sinfonia in re maggiore Wq 176, H 651 
Allegro assai / Andante / Allegro assai

Wolfgang Amadeus Mozart
Exsultate, jubilate
Mottetto in fa maggiore per soprano e orchestra K. 165

Sinfonia in mi bemolle maggiore K. 543
Adagio. Allegro / Andante con moto / Minuetto e Trio. Allegretto / Finale: Allegro 

Direttore
Federico Maria Sardelli

Sopranista
Bruno de Sá

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino 

Foro: Michele Monasta- Maggio Musicale Fiorentino e Laure Bernard