Concerti

Nicola Alaimo, Tutto Donizetti – Firenze, Teatro del Maggio

Nel concerto fiorentino interamente dedicato a Gaetano Donizetti, Nicola Alaimo ha presentato un programma alquanto originale e interessante, con pezzi raramente eseguiti o addirittura da poco riscoperti e mostrandoci la scrittura per baritono negli anni in cui la figura si andava consolidando. Una raffinata selezione di arie che al contempo ricostruisce in maniera sintetica l’evoluzione artistica del compositore bergamasco, da forme largamente influenzate dalla musica di Rossini alla conquista di uno stile più personale e spiccatamente teatrale.
Alle prese con un particolarissimo repertorio dell’opera seria romantica, Alaimo, che eccelle per brillantezza nei ruoli comici, si pensi soltanto al suo Figaro e al Gianni Schicchi, dà prova di una straordinaria duttilità, plasmando ogni brano con una schietta e ispirata intenzione drammatica. Fin dall’iniziale “Ombra del padre mio”, il baritono palermitano esibisce una vocalità chiara e scandita e un fraseggio di grande varietà. L’aria costituisce la singolare apertura dell’”Alahor in Granata”, opera a soggetto moresco che debuttò nel 1826 e il cui manoscritto autografo è stato recentemente ritrovato nella Biblioteca di Palermo. Il recitativo è di grande espressività, con ricchezza di accenti e di modulazioni dinamiche. Suggestivo e assai ben controllato l’attacco del cantabile, patetico e scuro, mentre la stretta, dal carattere più luminoso, si sviluppa in agilità definite e vocalizzi accurati. Significativo in questa composizione l’accompagnamento strumentale, reso con trasparenza dal maestro Matteo Parmeggiani alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
La sezione che segue è tutta dedicata a “Parisina d’Este”, composta nel 1833 per il Teatro della Pergola, e vede l’Orchestra impegnata nell’esecuzione della sinfonia, realizzata con un preciso e brillante dialogo degli archi. L’aria di Azzo “Per veder su quel bel viso” viene poi resa da Alaimo con notevole ampiezza melodica e con una potente chiusura sulla parola “amor”. Dopo un vivace intervento del Coro maschile del Maggio, puntualmente diretto da Lorenzo Fratini, la cabaletta si staglia con toni eroici, mostrando l’arroganza di un personaggio che nel passaggio precedente ci era apparso invece tenero e innamorato. Interessante dunque rilevare come qui si manifesti la caratteristica doppiezza del baritono, amante appassionato ma anche rivale energico e autorevole, mentre le opere di Donizetti cominceranno nel frattempo a distinguersi per la rappresentazione di passioni violente.

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Matteo Parmeggiani e Nicola Alaimo

La sinfonia dalla “Rosmunda d’Inghilterra”, resa con vivacità dal maestro Parmeggiani, introduce la seconda parte del concerto, con l’esecuzione integrale del terzo atto del “Torquato Tasso”.Si tratta in sostanza di un’ampia cantata per baritono e coro maschile che fin dall’Ottocento veniva spesso estrapolata come composizione a se stante e che si snoda in una contrastante varietà di moduli e affetti. Dopo un lugubre inizio, nelle sonorità soffici e definite dei corni, Alaimo scolpisce l’accorato lamento del poeta in prigione e sbalza il cantabile “Perché dall’aure in seno” in forme dolenti e rotonde. Dopo un secondo e ritmato intervento corale, invito a guardare alla gloria di cui il Tasso sarà incoronato in Campidoglio, il solista riprende in toni solari e stentorei. Di grande effetto drammaturgico il “T’arresta “ del Coro che annuncia la morte dell’amata, a cui segue la ripresa dell’aria in un’efficace alternanza di forte e di piano. Un ultimo coro in stile marziale dà l’avvio alla cabaletta conclusiva, dove purtroppo Alaimo perde lo smalto consueto e una certa consistenza nelle agilità.
Una fragilità che non compromette tuttavia la nobiltà dell’esecuzione e l’entusiasmo del pubblico, che chiede il bis con insistenza. E’ quindi la volta della cavatina di Figaro, articolata con rigore e vitalità, ma anche con grande autoironia, tant’è che Alaimo, viste le precedenti difficoltà, si fa il segno della croce prima di lanciare la puntatura.

Riguardo alla scrittura per baritono di Donizetti, da segnalare il cd “Grand Seigneur” recentemente inciso da Alaimo per Dynamic, proprio con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e con la direzione di Giacomo Sagripanti.

GAETANO DONIZETTI
Da Alahor in Granata: “Ombra del padre mio”
Parisina, sinfonia (per cortesia della Fondazione Teatro Donizetti Bergamo)
Da Parisina: “Che mi rechi? Per veder su quel bel viso… Dall’Eridano si stende”
Rosmunda d’Inghilterra, sinfonia
Torquato Tasso, atto III (revisione di Luca Giovanni Logi)

Nicola Alaimo
Baritono

Matteo Parmeggiani
Direttore

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Foto: Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino