Spettacoli

Der Rosenkavalier – Teatro alla Scala, Milano

Il Cavaliere della rosa torna alla Scala di Milano e porta con sé uno stupefacente debutto. 

L’amatissimo capolavoro di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hofmannsthal, torna, dopo alcuni anni di assenza, al Piermarini e lo fa con un allestimento già noto, visto a Salisburgo e già alla Scala nel 2016. Una produzione con la regia di Harry Kupfer, qui ripresa da Derek Gimpel e le scene di Hans Schavernoch. Il progetto, minimalista ed elegante, sposta l’azione dal Settecento ai primi del Novecento, e cerca di sottolineare la natura malinconica e decadente del mondo narrato da Strauss. Grandi fondali fotografici, scorci viennesi in bianco e nero, pensati da Thomas Reimer e pochi oggetti di scena che non riescono, a nostro avviso, a centrare quel complesso gioco di connessioni tipiche del compositore bavarese. Se musicalmente si citano una moltitudine di autori, su tutti Mozart, anche il comparto visivo meritava dei doverosi rimandi al Settecento. Si è di fatto appiattito, ad esempio, il noto rifermento visivo alla serie di quadri di William Hogarth “Matrimonio alla moda”, vagamente citato solo grazie al costume del Cantante in primo atto. Si è perso, insomma, parte di quel complesso gioco di specchi previsto dagli autori, colonna portante di questa opera comica. Un lavoro centrato solo in parte quindi che lascia lo spettatore, a tratti, in preda ad una certa monotonia e noia visiva. Funzionali al lavoro del regista e ben fatti restano comunque i costumi di Yan Tax, così come le luci di Jürgen Hoffmann

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Kate Lindsey e Sabine Devieilhe

Ma l’attesa e l’interesse erano principalmente rivolti al debutto alla Scala, in un’opera, del Direttore dei Berliner Philharmoniker: Kirill Petrenko
Il direttore russo, naturalizzato austriaco, offre una interpretazione della partitura che possiamo ascrivere, senza ombra di dubbio, tra quelle di riferimento. Una lettura stratificata, meditata e miniata in un connubio ideale tra tradizione e innovazione. Petrenko, in veste di novello demiurgo, crea un racconto sviluppato attraverso un emozionante intreccio sonoro, una architettura perfetta ed armoniosa che si articola, a sua volta, in una moltitudine di dinamiche di cristallina purezza. Il direttore conduce lo spettatore in un viaggio vorticoso dove schermaglie amorose, rimpianto per una giovinezza perduta, intemperanze e pulsioni convivono in un costrutto sapientemente equilibrato. Una interpretazione vivida e coinvolgente, capace di sbalzare con eguale efficacia, e senza cali di tensione, i frequenti cambi di registro del racconto in una spirale multiforme di sentimenti che, seppur talvolta contrastanti, riescono a far vivere allo spettatore le stesse emozioni dei personaggi che agiscono sul palco. Encomiabile è, poi, il lavoro compiuto da Petrenko sull’orchestra scaligera, protagonista di una prova di livello assoluto. La travolgente frenesia della pagina di apertura di primo atto, lo struggente dissolvimento sonoro che accompagna l’uscita di scena della Marescialla al termine del suo monologo, la brillante introduzione alla mascherata nella locanda, sono solo alcuni esempi rappresentativi di questa performance che si impone per lo smalto e la duttilità di un tappeto sonoro che vive e respira in simbiotica rispondenza al gesto direttoriale. 

Notevole, da par loro, l’apporto della compagine corale, guidata da Alberto Malazzi, e dei giovani cantori delle voci bianche del Teatro alla Scala, diretti da Marco De Gasperi.

Di grande interessa la compagnia di canto, in parte invariata rispetto all’ultima edizione scaligera del 2016.

Krassimira Stoyanova è una Marescialla dal fascino regale, elegante sulla scena, aristocratica nel canto. L’emissione, di pregevole morbidezza, fluttua attraverso le lunghe arcate melodiche e le esalta con la preziosità di una linea ben controllata e sapientemente sfumata. Il fraseggio, articolato con analitica accuratezza, contribuisce alla definizione di un personaggio moderno e consapevole dell’inesorabile trascorrere del tempo.

Günther Groissböck ripropone la sua collaudata interpretazione del barone Ochs dando vita ad un personaggio esuberante ed arrogante, naturalmente espressivo nell’accento, scenicamente coinvolgente e carismatico. Vocalmente si mostra in possesso di un mezzo dal suggestivo colore notturno e che non difetta di certo in volume. Ad onta della piacevole rotondità dei centri, spiace rilevare, tuttavia, una certa occasionale durezza nella zona di passaggio verso il registro superiore.

Kate Lindsey conferisce al personaggio di Octavian le peculiarità di una linea compatta e dal piacevole impasto timbrico. La scrittura viene affrontata con buona sicurezza complessiva e, nonostante la lunghezza della parte, senza mai mostrare segni di affaticamento. Notevole l’interprete, sbalzato con l’ardore e l’irruenza proprie di un giovane innamorato. Sempre particolareggiato e variegato l’accento, cui si unisce la freschezza della presenza scenica.

Un plauso particolare va rivolto alla Sophie di Sabine Devieilhe, la cui prova brilla per il nitore di una linea vocale immacolata e di adamantina purezza. Il canto sul fiato, di impalpabile morbidezza e delicatezza, contribuisce alla definizione di un personaggio sempre credibile, tanto negli slanci della giovane innamorata, quanto nella determinata ribellione verso un matrimonio combinato e per nulla gradito.

La splendida intesa vocale tra Devieilhe, Lindsey e Stoyanova trova la sua massima espressione nel meraviglioso terzetto finale, sicuramente il momento più emozionante della serata.

Ben rifinito il Faninal di Michael Kraus che, alla solidità del mezzo unisce la credibilità del personaggio, delineato con coinvolto piglio scenico.

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Günther Groissböck e Caroline Wenborne

Piero Pretti, nel breve ma a dir poco insidioso intervento del cantante italiano, si ritaglia un successo personale in forza, tra l’altro, della duttilità di una linea dal suggestivo colore lirico e dello squillo del registro acuto.

Gerhard Siegel è un Valzacchi incisivo, Tanja Ariane Baumgartner una Annina partecipe e coinvolta.

Caroline Wenborne, poi, si fa apprezzare per il brio con cui interpreta il ruolo di Marianne Leitmetzerin, così come di innegabile bravura è Bastian Thomas Kohl, impegnato nel duplice ruolo del commissario di polizia e di un notaio.

Completano la folta schiera di comprimari, tutti accumunati da notevole bravura scenica, oltre vocale, Gabriella Locatelli, Eleonora De Prez e Eleonora Ardigò, tre nobili orfane, Laura Lolita Perešivana, la modista, Luigi Albani, Guillermo Esteban Bussolini, Andrzej Glowienka ed Emidio Guidotti i quattro lacchè della Marescialla e i quattro camerieri, Giorgio Valerio, un domestico e, infine, Haiyang Guo, il primo maggiordomo della Marescialla.

Una sala stracolma, praticamente al sold-out, saluta il termine dello spettacolo con applausi entusiastici per tutta la compagnia e riservando accese ovazioni all’indirizzo del quartetto dei protagonisti. Meritatissimo trionfo al calor bianco all’apparire di Petrenko.

DER ROSENKAVALIER
Commedia per musica in tre atti
Libretto di Hugo von Hofmannsthal
Musica di Richard Strauss

Die Feldmarschallin Krassimira Stoyanova
Der Baron Ochs auf Lerchenau Günther Groissböck
Octavian Kate Lindsey
Herr von Faninal Michael Kraus
Sophie Sabine Devieilhe
Jungfer Marianne Leitmetzerin Caroline Wenborne
Valzacchi Gerhard Siegel
Annina Tanja Ariane Baumgartner
Ein Polizeikommissar/Ein Notar Bastian Thomas Kohl
Der Haushofmeister bei der Feldmarscallin Haiyang Guo
Der Haushofmeister bei Faninal/Ein Wirt/Ein Tierhändler Jörg Schneider
Ein Sänger Piero Pretti
Drei adelige Waisen Gabriella Locatelli,Eleonora De Prez, Eleonora Ardigò
Eine Modistin Laura Lolita Perešivana
Vier Lakaien der Marschallin/Vier Kellner Luigi Albani, Guillermo Esteban Bussolini, Andrzej Glowienka, Emidio Guidotti
Hausknetcht Giorgio Valerio

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore Kirill Petrenko
Maestro del coro Alberto Malazzi
Maestro del Coro di voci bianche Marco De Gaspari
Regia di Harry Kupfer ripresa da Derek Gimpel
Scene Hans Schavernoch
Costumi Yan Tax
Luci Jürgen Hoffmann
Video Thomas Reimer

Foto: Brescia Amisano/Teatro alla Scala