Spettacoli

Peter Grimes – Roma, Teatro dell’Opera

Il Peter Grimes di Benjamin Britten al Teatro dell’Opera di Roma ci si presenta in una forma intensa e suggestiva, di forte impatto e di accurata costruzione, con la regia di Deborah Warner che pone in risalto soprattutto la dimensione corale della storia e la direzione di Michele Mariotti che si snoda nella continua tensione a ricreare la partitura in tutta la sua varietà di timbri e di ritmi.
Il libretto di Montagu Slater è tratto dal romanzo di George Crabbe The Bourogh, appunto il borgo, e fin dall’inizio il villaggio entra in scena, ma non nella sala del municipio, bensì in un notturno marino, dove il protagonista giace sulla spiaggia, come se avesse già fatto naufragio. L’intera comunità è impegnata in questo processo, senza però un vero e proprio desiderio di capire, ma piuttosto con quello di giudicare, tant’è che cercano Peter nel buio con le torce, come se si trattasse di una belva da braccare. Idea non originale questa, già comparsa in altre produzioni, ma che risulta comunque efficace e soprattutto in linea con il resto del discorso registico, con la barca sospesa, come fossimo già tutti sul fondo del mare e gli elementi che scendono dall’alto, come da uno sfondo archetipico ed originario o piuttosto come i pregiudizi che incombono e inchiodano le nostre singolarità. I movimenti sono complessi e accuratamente organizzati, con le coreografie di Kim Brandstrup e le scenografie di Michael Levine che ci restituiscono la brulicante banchina di un porto, nelle atmosfere soffuse delle luci di Peter Mumford e con gli abiti contemporanei da working class inglese di Luis F. Carvalho.
In questa macchina registica ben congegnata, l’ansimare di Peter prima che attacchi la musica ci pare superfluo, mentre quello del coro durante le pause fa perdere d’intensità a uno dei vertici drammatici dell’opera. Se poi alle bande da stadio si concede visivamente fin troppo spazio, la critica sottesa alla nostra società è senz’altro pertinente e soprattutto in sintonia con la rappresentazione di una comunità che necessità di un capro espiatorio per esorcizzare la carica di violenza che cela al suo interno.

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N. Labourdete, J. Graham-Hall, J. France, S. Keenlyside

Se l’immagine del mare è di fatto visivamente sempre assente, ricordata soltanto dal pannello ondulato sullo fondo, è forse per dirci che il villaggio – quel tipo di villaggio – è dovunque e del resto l’elemento marino è costantemente evocato dalla musica. La lettura di Mariotti in questo senso è avvolgente, con ampie melodie e con un procedere compatto, pur con qualche sonorità talvolta imprecisa o poco definita. Non in tutte le parti si riscontra la medesima forza e trasparenza e tuttavia l’intera opera viene saldamente unificata nella complessa articolazione dei suoi molteplici aspetti. Stretto è il collegamento con il palco, anche se il vigore orchestrale di certuni momenti tende un pochino a coprire le voci ed è di notevole varietà l’esecuzione degli interludi, con quello iniziale graffiante ma con scarsa evidenza dei colori, e il secondo concitato e ossessivo, quasi una danza furibonda. Più screziato invece il terzo e di vibrante tensione quello che segue, fino agli ultimi due resi in modi struggenti.
Fondamentali il ruolo del Coro diretto da Ciro Visco, capace di descrivere la comunità nelle sue contraddizioni e nella sua aggressività. Ogni intervento risulta nel complesso preciso e amalgamato, realizzando con continuità uno sfondo palpitante di grande forza drammatica.

Allan Clayton è un Peter rude e con tratti di ingenuità, desideroso di riscattarsi socialmente e che sogna il matrimonio e che è al contempo incapace di partecipare alle emozioni del gruppo (emblematico che mangi mentre tutti sono terrorizzati dalla tempesta). La proiezione è nitida e la dizione chiara e scandita, pur con qualche iniziale difficoltà d’intonazione. Lo stile è alquanto vario, con passaggi furiosi di acceso nervosismo e parti liriche che riescono intensamente toccanti. Articolato con cura il fraseggio durante gli ampi monologhi e assai lacerante il finale, reso con puntualità e rassegnata delicatezza. L’aspetto che maggiormente si staglia di questo Peter è il suo essere un emarginato, vittima del sistema, mentre viene poco esplicitata la sua ambiguità e e il suo tormento interiore.

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Allan Clayton

Figura semplice e schietta la Ellen Oxford di Sophie Bevan, talora con aspetti di candore e anche lei descritta senza una particolare evidenza del conflitto psicologico. La voce è limpida e omogenea, con acuti sicuri e una linea flessuosa. Il canto è sempre molto accorato, con un’espressività che è parimenti ferita e luminosa.
Sbalzato e incisivo il fraseggio di Simon Keenlyside che interpreta un Balstrode che oscilla tra durezza e pietà. Più aggressivo e spaccone il Ned Keene di Jacques Imbrailo, con una vocalità nitida e un canto energico e melodico.
Ha accenti marcati e un’ampia linea ondulata la Auntie di Catherine Wyn-Rogers. Da parte sua, Clare Presland caratterizza validamente Mrs. Sedley, avvalendosi di un consistente corpo vocale e di una penetrante recitazione.
Molto brillanti e con vocalizzi definiti le Nipoti di Jennifer France e di Natalia Labourdette. Di grande suggestione e trasparenza il quartetto femminile al secondo atto che le vede impegnate con la Bevan e la Wyn-Rogers.
Efficace e drammatico l’avvocato Swallow di Clive Bayley e scolpito il carrettiere Hobson di Stephen Richardson. Ha un’emissione modulata con cura il metodista Bob Boles di John Graham-Hall ed è chiaro e diretto il Rev. Horace Adams di James Gilchrist.

Tutti molto applauditi e in maniera fragorosa Clayton e Keenlyside; assai apprezzata la direzione di Mariotti. Uno speciale entusiasmo viene riservato alla Warner e al suo team creativo.

PETER GRIMES

Musica di Benjamin Britten
Opera in un prologo e tre atti
Libretto di Montagu Slater dal poema The Borough di George Crabbe

Direttore Michele Mariotti

Regia Deborah Warner

Maestro del Coro Ciro Visco

Scene Michael Levine
Costumi Luis F. Carvalho
Luci Peter Mumford
Coreografia Kim Brandstrup
Video Justin Nardella
 
Personaggi e interpreti principali:
Peter Grimes Allan Clayton
Ellen Orford Sophie Bevan
Capitan Balstrode Simon Keenlyside
Swallow Clive Bayley
Ned Keene Jacques Imbrailo
Auntie Catherine Wyn-Rogers
Mrs. Sedley Clare Presland
Bob Boles John Graham-Hall
First niece Jennifer France
Second niece Natalia Labourdette
Rev. Horace Adams James Gilchrist
Hobson Stephen Richardson
A fisherman  Daniele Massimi
Fisher-woman Michela Nardella
A lawyer Leonardo Trinciarelli

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
In coproduzione con Teatro Real di Madrid, Royal Opera House Covent Garden di Londra e Opéra National di Parigi

Foto: Fabrizio Sansoni Opera di Roma 2024