Spettacoli

Madama Butterfly – Teatro Sociale, Rovigo 2024

Madama Butterfly inaugura con successo la Stagione 2024/2025 del Teatro Sociale di Rovigo.

Una casa giapponese, con pareti che vanno e vengono a prova a norma che vi giova (come recitano le didascalie del libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica), all’apparernza una dimora frivola ma salda come una roccia (quasi una proiezione della ferrea volontà e ostinazione della protagonista); sul fondale un piano inclinato da dove entrano ed escono i vari personaggi, mentre il fulcro della vicenda si svolge davanti al proscenio su un piano  delimitato da colonne, struttura che sale e scende all’occorrenza durante lo svolgimento del dramma e assumerà vari significati; all’inizio ornata a festa per suggellare il contratto di nozze per poi diventare il luogo dove si compirà il gesto estremo dell’infelice geisha.

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Francesca Dotto, Fabio Sartori

Questa la brillante impostazione scenografica del sempre personale Filippo Tonon, che cura regia e, assieme a Carla Galleri, i magnifici costumi; deliziosi e cangianti in mille sfumature color pastello per i personaggi in secondo piano, mentre tonalità accese dal rosso al blu per la protagonista, per non parlare di quello variopinto assolutamente meraviglioso della danzatrice che mima la veglia noturna di Butterfly con delicate movenze coreografiche). Uno spettacolo dove si capisce che il regista  guarda al moderno ma con un occhio rivolto al passato, dove vengono eliminate, si, le leziosaggini care a un certo tipo di pubblico ma che non dimentica la tradizione, quella vera, cioè fare teatro emozionando lo spettatore con movimenti usuali ma aggiungendo trovate personali che scavano il lato psicologico di ogni personaggio, riuscendolo a farlo arrivare al cuore del pubblico senza l’utilizzo di inutili gigionerie.     

Direttore d’Orchestra era Francesco Rosa, alla guida dell’Orchestra di Padova e del Veneto; la sua è stata una direzione in alcuni punti troppo lenta e riflessiva per accentuare i delicati preziosismi della partitura e il peso sonoro dell’Orchestra era, anche per le dimensioni del teatro, alquanto forte, causando squilibri fra buca e palcoscenico coprendo voci costrette a ispessire il volume per fasi sentire. Molto belle le parti, naturalmente dedicate alla sola Orchestra come il Coro a bocca chiusa o l’interludio del secondo atto di cui si è parlato sopra (i movimenti del ventaglio della danzatrice si univano al canto dell’Orchestra quasi a simulare i battiti del cuore della sfortunata geisha, battiti avvolti in una cascata di petali di rose).

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Francesca Dotto, Biagio Pizzuti, Roberto Covatta, William Corrò

Francesca Dotto debuttava nel ruolo e l’emozione era palpabile; inoltre l’evidente stato di avanzata gravidanza le ha impedito, in scena, di muoversi con la naturale grazia che l’artista ci ha sempre regalato; vocalmente pregevole nel primo atto, il secondo l’ha vista trepidante e intensa anche se in alcuni punti, ovviamente, un po’ in difficoltà.

Vittoria Yeo, che impersonava Butterfly nella recita del 13 ottobre, conosce ogni sfumatura della parte per averla sostenuta innumerevoli volte; la sua geisha sapeva toccare il cuore di ognuno e se la voce accusava un leggero affievolimento in zona grave, l’interpretazione è ancor migliore della cantante; i suoi gesti parchi, l’incedere mai lezioso o caricaturale,  il momento immobile in cui apprende che il suo amato potrebbe non tornare, la scena del suicidio sono quei momenti di teatro cantato che ti si imprimono nella memoria.

Fabio Sartori rende quasi simpatico, all’inizio, il personaggio di Pinkerton; poi, il consumato interprete, trova inflessioni vocali che delineano il cinico marinaio, avventuriero che, pur di avere quello che vuole, poco si cale delle sciagurate conseguenze che poi ne scaturiranno. Il cantante, poi, è straordinario nel canto amoroso e nel duetto d’amore del primo atto trova inflessioni e delicate mezzevoci che pochi fanno ascoltare; il suo Addio, fiorito asil è quanto di meglio si possa ascoltare.

Biagio Pizzuti, anche lui al debutto nel ruolo ci regala un personaggio memorabile. Del cantante oramai è assodata la bravura, il camaleontico repertorio e la serietà nell’affrontare la creazione di un personaggio. Il suo Console non è solo meravigliosamnte cantato ma il lato psicologico è studiato nel più piccolo dettaglio; innanzitutto intelligente l’idea del regista di presentarci uno Sharpless dall’aspetto giovanile, che vede con occhi diversi, più rispettosi, il Giappone e le sue tradizioni, anche se all’inizio prevale il cameratismo con Pinkerton. Già le cose cambiano quando apprende l’età della fanciulla ma è nel secondo atto che canto e interpretazione prendono il volo; il senso di colpa prevale per l’essersi anche lui dimenticato di Butterfly, la lettura della lettera tutta giocata sui chiaroscuri, l’angoscia tangibile quando supplica Cio-Cio-San di accettare la mano di Yamadori la rabbia nei confronti del connazionale è palese nel momento in cui accartoccia la lettera (salvo, poi, lisciarla una volta venuto a conoscenza della nascita del bimbo di Butterfly). Mosco Carner, famoso per i suoi studi pucciniani paragona Sharpless e Suzuki al Coro Greco; in questo caso abbiamo avuto un Corifèo di tutto rispetto.

Brava Francesca Di Sauro nel delineare una donna consapevole ma fedele; canto pregevole e pregevole interprete.

Roberto Covatta è un Goro strepitoso; non solo la linea vocale è di prima qualità, ben impostata, puntature e mezzevoci prescritte emesse con un ottimo stile ma l’interprete è pari ai grandi che hanno interpretato questo piccolo seppur importantissimo ruolo. Sa essere cinico, approfittatore senza mai esagerare, un ruolo tutto giocato sull’essere subdolo più che l’avido personaggio a cui siamo abituati.

Funzionali e corretti William Corrò come Yamadori, Cristian Saita nei panni dello zio Bonzo e Aleksandra Meteleva come Kate Pinkerton. Francesco Milanese (Il Commissionario Imperiale) e Francesco Toso (L’ufficiale del registro) chiudevano il nutrito cast, ma è anche giusto ricordare Federico Rosa e Niccolò Rosa (Dolore).

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Vittoria Yeo

Il Coro Lirico Veneto è stato magistralmente istruito da Matteo Valbusa e il Coro a bocca chiusa è stato un momento prezioso grazie anche alla loro scrupolosa preparazione.

Alla fine di entrambe le recite un numerosissimo quanto rispettoso ed emozionato pubblico ha tributato un vivissimo quanto meritatissimo successo, con autentiche ovazioni ai protagonisti.

Ad onor del vero gran parte di questo successo va anche ascritto alla grande professionalità e al coraggio del Direttore Artistico Edoardo Bottacin, che ha avuto la brillante idea di coinvolgere i concittadini rodigini alla presentazione della Stagione il 14 settembre non come la solita e noiosa sfilata di date e nomi ma un vero e proprio spettacolo che ha raccontato il cartellone attraverso costumi di scena, interventi pianistici di Linda Piana, monologhi recitati da Andrea Dellai, con scene di Fabio Carpene e la regia di Tommaso Franchin.

Teatro Sociale di Rovigo
Stagione Lirica 2024/2025

MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in due atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini

Cio-Cio-San Francesca Dotto/Vittoria Yeo
Suzuki Francesca Di Sauro
F.B.Pinkerton Fabio Sartori
Sharples Biagio Pizzuti
Goro Roberto Covatta
Il Principe Yamadori William Corrò
Lo zio Bonzo Cristian Saitta
Kate Pinkerton Aleksandra Meteleva
Il commissario Imperiale Francesco Milanese
L’ufficiale del registro Francesco Toso
Dolore Federico Rosa e Niccolò Rosa

Orchestra di Padova e del Veneto
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Francesco Rosa
Coro Lirico Veneto
Maestro del coro Matteo Valbusa

Nuovo allestimento e nuova produzione del Teatro Sociale di Rovigo in coproduzione con il Comune di Padova – Teatro Verdi, Comune di Treviso – Teatro Comunale Mario del Monaco

Foto: Nicola Boschetti – Archivio Teatro Sociale Rovigo