Danza

La Dame aux camélias – Teatro alla Scala, Milano

Quasi a comporre un dittico, dopo L’histoire de Manon va in scena alla Scala La Dame aux camélias, dance drama di John Neumeier andato in scena la prima volta nel 1978. Neumeier costruisce uno spettacolo nello spettacolo durante il quale Marguerite Gautier, la dame ispirata al personaggio storico di Marie Duplessis, consacrata dal romanzo di Alexandre Dumas figlio, specchiandosi nel personaggio di Manon, prende atto dell’effetto delle sue azioni nei confronti dell’amato e respinto Armand Duval, alias Des Grieux.

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La Dame aux camélias, Teatro alla Scala, 2024

Il punto di vista è in realtà quello di Duval che all’indomani della morte di Marguerite rivive in un lungo flash back la loro travagliata relazione. Come Manon era stata sedotta dalle ricchezze di Monsieur Guillot de Morfontaine, così Marguerite alla sua morte è rievocata dai sontuosi arredi della sua casa messi all’asta, simbolo di quel materialismo che inizialmente l’ha allontanata da Armand. Il balletto intreccia quindi tre linee temporali e narrative, la storia di Manon, rievocata da un balletto messo in scena al quale assistono Marguerite e Armand, e che provoca l’agnizione della donna, la storia dei due amanti, osteggiata dal padre di Armand, e il presente nel quale Duval, ormai solo, dopo aver scoperto il sincero amore di Marguerite, racconta quanto accaduto.
La struttura drammaturgicamente complessa, che fa uso di tecniche tipiche del cinema, come i flash back, o del teatro, come l’espediente dello spettacolo nello spettacolo o della lettura del diario di Marguerite per rievocare la storia, ha come motore principale l’espressione dei sentimenti, affidata a una gestualità e a una mimica accentuate che spesso soverchiano la danza. Nell’arco narrativo i momenti recitativi, quasi “statici”, puramente teatrali, occupano ampio spazio, soprattutto quelli volti al racconto della drammatica relazione tra i due protagonisti. Anche i tre celebri pas de deux che scandiscono l’evoluzione della dinamica di coppia, coreograficamente giocati su prese e lift, sono spesso interrotti da una mimica talvolta un po’ slegata dalla danza. I primi ballerini Martina Arduino e Timofej Adrijashenko, quest’ultimo eccellente interprete, mettono in scena tutta la loro capacità espressiva nel rendere i sentimenti tormentati e contrastanti di Marguerite e Armand, al cui dramma non si può che partecipare con sincera commozione. I pas de deux, in una perfetta alternanza tra vita privata e pubblica della coppia, si alternano a scene di insieme nelle quali Marguerite e Armand sono costretti a confrontarsi con una società che non accetta la loro relazione; per primo il padre di Armand, Monsieur Duval (il bravo Christian Fagetti) che chiede a Marguerite di rinunciare ad Armand per la distanza di classe che li separa. In questi spaccati sociali è bellissima la camminata en pointe con la quale le dame, accompagnate dai rispettivi cavalieri, entrano a teatro per assistere a l’histoire del Manon.
L’identificazione di Marguerite in Manon culmina in una sorta di delirio provocato dalla tisi nel quale la dame balla con Manon (Linda Giubelli) e Des Grieux (Navrin Turnbull) in un onirico pas de trois.

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La Dame aux camélias, Teatro alla Scala, 2024

Sublimi scene, luci e costumi di Jürgen Rose che riportano alla mente Morte a Venezia di Visconti e concorrono perfettamente a ricostruire luoghi ed epoca in maniera essenziale – per non sottrarre spazio alla danza – eppure sontuosa: memorabile il lungo piano sequenza che apre il sipario sull’asta dei beni di Marguerite; magnifici i costumi della festa in campagna giocati sui bianchi di gonne e cappelli di paglia, appena “sporcati” dalla giubba rossa del fantino e illuminati da una luce chiara e surreale; altrettanto riusciti gli abiti rosa e arancio del ballo in maschera e gli elegantissimi neri del gran ballo finale illuminati da preziosi lampadari a gocce. Nel bagaglio visivo di Rose non manca la pittura del XVIII secolo: dalla Madame Pompadour di Boucher rievocata dal bellissimo abito verde e rosa di Prudence (interpretata dalla sempre felicissima Maria Cerleste Losa) nella festa del primo atto, alla la famosa Bella cioccolataia di Etienne Liotard che entra più volte in scena.

Tutto il balletto è tenuto insieme dalla meravigliosa musica di Chopin (al piano Vanessa Benelli Mosell) che, benché difficile per i ballerini, è perfetta nello scandire la parabola drammatica degli amanti, anticipando sin dall’inizio il tragico epilogo.

Foto: Brescia Amisano – Teatro alla Scala