Concerti

Amartuvshin Enkhbat – Festival Verdi 2024, Fidenza

Amartuvshin Enkhbat entusiasma il pubblico del Teatro Magnani di Fidenza con uno stupefacente recital di canto.

In un pomeriggio ottobrino dalla pungente temperatura, ci dirigiamo verso il bellissimo Teatro Girolamo Magnani di Fidenza per assistere ad un evento particolarmente atteso del Festival Verdi 2024: il recital di canto del baritono Amartuvshin Enkhbat. L’artista, tra i più quotati ed acclamati dell’attuale panorama lirico internazionale, fa così il suo ritorno al Festival dopo aver interpretato, nel 2022, uno strepitoso Carlo di Vargas ne La forza del destino. In questa occasione, Enkhbat si esibisce dinanzi al suo pubblico cimentandosi con un programma, ça va sans dire, tutto dedicato al genius loci e che si sviluppa attraverso un percorso a dir poco sfidante.

La prima parte del concerto vede impegnato il baritono nella esecuzione delle Sei romanze, composte dal Cigno bussetano nel periodo che va dal 1838 al 1845. In un repertorio tipicamente cameristico, Enkhbat sembra trovarsi ugualmente a proprio agio, facendo leva sulla morbidezza di una linea vocale dalla naturale musicalità e dal suggestivo impasto timbrico. Il magistrale controllo sul fiato si combina alla pulizia della dizione e consente all’artista di risultare sempre incisivo, tanto nelle pagine di maggiore abbandono e struggimento quanto in quelle più brillanti.

Nella seconda parte del programma vengono proposti alcuni brani tratti dai più celebri capolavori operistici verdiani.
L’aria di Miller “Sacra è la scelta d’un genitore”, viene pennellata da Enkhbat con un canto levigato e un fraseggio accorato; pochi istanti dopo, il baritono veste i panni di un doge, Francesco Foscari, caratterizzato da nobiltà d’accento e dolente struggimento.
Con la nota “Di Provenza il mare, il suol”, l’artista riesce a fornire un perfetto esempio di cosa si intenda per parola scenica verdiana: un equilibrio ideale tra canto sfumato, fraseggio cesellato e rispetto delle intenzioni.
Il programma prosegue con un’opera giovanile, Nabucco. Nella esecuzione della grande scena di quarto atto, rimaniamo colpiti dalla naturale espansione di una vocalità preziosa e dallo squillo di un registro acuto smaltato e svettante.
L’aria del Conte di Luna da Il trovatore, rappresenta l’occasione ideale per cogliere la raffinatezza e la classe del canto di Enkhbat, dalla emissione sempre controllata, omogenea e compatta nel passaggio tra i registri.
Ultimo brano in programma è la famosa scena di Carlo di Vargas da La forza del destino. Ed ecco un altro altissimo momento di teatro, dove il baritono riesce ad articolare il fraseggio musicale attraverso la duttilità di uno strumento dalla invidiabile proiezione.

Al successo del concerto, scandito ad ogni brano con calorose acclamazioni del pubblico, concorre la bravura di Stefano Salvatori, pianista accompagnatore, che interpreta ogni singolo brano con incisività e passione. A lui spetta, tra l’altro, anche l’esecuzione di due brani solistici, “Romanza senza parole” (da Sei romanze) e il preludio dalla celeberrima Aida, sottolineati con singolare bravura e delicata fantasia interpretativa.

Al termine della serata, Enkhbat regala ben tre bis. La esecuzione magistrale e a dir poco trascinante di “Cortigiani, vil razza dannata” da Rigoletto, non lascia forse dubbi sul fatto che il baritono sia tra i migliori interpreti attuali di questo ruolo. Segue l’aria di Carlo V da Ernani, sostenuta da un canto di esemplare raffinatezza e conclusa da una puntatura acuta di impressionante ampiezza e fermezza. E prima di lasciare il palco, c’è spazio per un ultimo brano: il grande soliloquio di Macbeth da quarto atto (una sorta di omaggio alla programmazione operistica di questa edizione del Festival). Ancora una volta una grande esecuzione e una ulteriore testimonianza di come il teatro verdiano risieda nell’intreccio ideale tra nobiltà ed espressività del canto.
Successo trionfale al termine tributato da una sala che evidenzia troppi, e decisamente non giustificati, posti vuoti.

Recital vocale
Musiche di Giuseppe Verdi
Baritono Amartuvshin Enkhbat
Pianoforte Stefano Salvatori